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Tutto iniziò su quel molo, in quella giornata grigia e fredda. Il mare era agitato e la salsedine si poteva percepire nell'aria.
Fu un attimo e l'odore marino si mischiò con odore di tabacco, voltai la testa e di fianco a me trovai un ragazzo.
Giubbotto di pelle nero, camicia bianca, i capelli erano tirati all'indietro dal gel per capelli e un ciuffo ribelle era tenuto sulla fronte. Le labbra sottili e perfette erano socchiuse e la mano screpolata manteneva la sigaretta. Era terribilmente affascinante da non essermi accorta di fissarlo da ormai troppo tempo. Tranquillamente girai la testa e ritornai a guardare il mare
-"Piacere, Alex"- lo guardai non capendo. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto
-"Come scusa?"- chiesi essendomi persa la sua presentazione. Ora il suo sguardo era su di me. Occhi marroni scrutavano la persona esile che ero sentendomi quasi attaccata.
-"Sono Alex, tu come ti chiami?"- mi chiese sorridendo. Un sorriso genuino e accennato. Buttò la cicca per terra e la calpestò spegnendola del tutto
-"Cassandra"- risposi timidamente aggiustandomi il cappello sulla fronte.
Mi guardò, sorrise e accarezzò una guancia lasciandomi completamente spiazzata. Anche se non ero quel tipo di ragazza, mi soffermai sul suo tocco così morbido e gentile sulla mia pelle. Socchiusi di poco le labbra e il mio sguardo cadde sulle sue, ancora gentilmente aperte in un sorriso ora più pieno rispetto a poco fa.
La sua mano lasciò la mia guancia e si rifugiò nella tasca del suo giubbotto, mi sorrise un'ultima volta e andò via.
Mi lasciò lì, in balia delle onde, della salsedine e della confusione che si era creata in quel momento.
Non volevo che mi lasciasse, morivo dalla voglia di rivederlo. Eppure lo lasciai andare via.

Reality [A.T.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora