《fratello...》
A quelle parole l'uomo, se possibile, sbiancò. Articolò una parola, ma dalle sue labbra non fuoriuscì alcun suono.
Il conte, d'altro canto, era talmente incredulo da sembrare un bambino a cui hanno appena svelato il mistero di Babbo Natale.
《Come? Io...》provò a dire il conte. 《Sebastian, spiegami...》
《È vero. Questa ragazza è mia sorella. Ci siamo separati molti anni fa...》
《Non mi avevi mai detto di avere una sorella.》lo interruppe bruscamente il ragazzo.
《Voi glielo avete mai chiesto?》s'intromise a quel punto Lilith. Il conte rimase spiazzato da quella risposta e abbassò lo sguardo.
《Comunque non mi sorprende che non vi abbia parlato di me. Diverso tempo fa le nostre strade si sono divise. Un atto di ribellione da parte mia, possiamo dire. In ogni caso, non è per una riunione di famiglia che sono qui. Volevate sapere che ci facevo qui fuori... stavo scappando. Il mio precedente padrone... beh mi ha messo in condizione di fuggire. Avevo bisogno di un posto dove riposare, nulla di più. Domattina sarò già andata via e nessuno si ricorderà della mia esistenza, ve lo assicuro.》
《Aspetta! In effetti ci farebbe comodo qualcuno per dare una mano a Mey-Rin... te la sentiresti di lavorare qui come cameriera?》
《Beh, non ho molte altre alternative quindi... si, accetto》
《Perfetto, Sebastian accompagnala ad una delle stanze nell'ala della servitù, domattina discuteremo i dettagli. Voi tre andate nelle vostre stanze, anche voi parlerete con lei domani》detto questo si congedò.
《Seguimi》disse Sebastian freddamente.
Lei lo seguì senza esitazioni.
《Sebastian?》chiese Lilith per rompere l'imbarazzante silenzio che era calato tra i due.
《Era il nome del suo cane. Ah, il mio cognome è Michaelis, quindi ora sarà anche il tuo, sorella》
Quell'unica parola, carica di disprezzo, fu sufficiente a impedirle ogni nuovo tentativo di conversazione. Ovviamente lei sapeva che Sebastian non la odiava. Poteva avvertire le emozioni del fratello quasi fossero un'aura che gli aleggiava intorno e che le stuzzicava i sensi.
Lui aveva paura, paura di affezionarsi di nuovo e di perderla ancora.
Il ricordo dell'incidente irruppe nella sua mente, mozzandole per un attimo il respiro. La sua mano, che ancora stringeva il nastrino datole da Mey-Rin, unico ricordo della sua infanzia, corse al petto.
Sebastian notò questo suo gesto e il suo sguardo si intenerì.
《Tutto bene?》
《Si.》
《Lai...》
《Non ti azzardare, Sebastian. Non voglio mai più sentire quel nome》
《Perché sei qui Lilith? Credevo che fossi morta. Perché...》nei suoi occhi vi era solo dolore.
《Mi hanno trovata, Sebastian. Non so chi, non so come, ma mi hanno trovata. Avevo bisogno di scappare, non sapevo che mi sarei ritrovata qui... tranquillo sparirò non appena...》
Prima che potesse concludere la frase Sebastian la strinse a sé in un potente abbraccio carico di disperazione, dolore e speranza.
《Non osare sparire all'alba, piccola ombra》disse posandole un lieve bacio sulla fronte. Lilith rimase senza fiato a quel gesto, gli occhi le si riempirono di lacrime nel ricordare un tempo in cui un abbraccio non era un gesto raro o disperato. Un tempo lontano, dimenticato.
La guidò in silenzio verso la sua nuova camera e le augurò la buonanotte.
Una volta che si fu chiusa la porta alle spalle si guardò intorno.
La stanza era piccola, l'arredamento essenziale. Vi erano un letto, un armadio -dove ripose la coperta che fino a quel momento le era servita da abito- uno specchio e una cassettiera in cui trovò una camicia da notte azzurra.
Prima di indossarla si guardò allo specchio.
Percorse con le dita la cicatrice che le attraversava il busto, dall'ombellico fin quasi al collo. Per un attimo si chiese come avesse potuto Mey-Rin non notarla quando le aveva posato la coperta, ma poi si rese conto di averla inconsciamente nascosta.
Si guardò quindi la schiena, dove un disegno di ali d'angelo nere faceva bella mostra di sé.
Prese quindi un respiro profondo e andò alla ricerca di un oggetto tagliente. Trovo proprio ciò che faceva al caso suo, delle forbici, nascoste in un angolo della cassettiera.
Prese quindi una ciocca di capelli e la tagliò, senza fare molto caso alla lunghezza e alla precisione. Continuò così, ciocca ciocca, finché non ottenne il risultato che sperava. I capelli erano corti, con ciocche disordinate e di varie lunghezze.
Nuova vita, nuova me.■•■•■•■•■•■•■•■•■•■•■•■•■•■
<<Più in alto, più in alto>> gridava la bambina, mentre l'uomo che era insieme a lei la lanciava il aria. Lei non aveva paura, sapeva che lui non l'avrebbe lasciata cadere, che l'avrebbe sempre riafferrata.
Solo che quella volta non lo fece.
La bambina si sentì cadere e atterrò con un tonfo sul terreno. Sentì un dolore bruciante in tutto il petto, mentre una pozza di sangue iniziava ad allargarsi sotto di lei.
D'improvviso sentì la pioggia bagnarle il corpo, le braccia, il viso, e il sangue non proveniva più da lei, ma da un uomo vestito di nero, riverso a terra.
La bambina corse dall'uomo, piangendo. Lui la guardò e le urlò <<Corri, Lilith. Corri!>> mentre con la poca forza rimasta la spingeva via.
Lei corse... La vegetazione che le frustava il viso, le apriva tagli nella pelle... Una magione...
<<Adrian!>> Lilith biascicò aprendo gli occhi. Le lacrime iniziarono a scorrere sul viso. La prima cosa che viene detta sui demoni è i demoni non piangono, ma lei sapeva che la verità era ben diversa.
I demoni piangono, quando il proprio dolore supera ogni limite.
Qualcuno bussò alla porta, strappandola dalle sue riflessioni.
<<Lilith, sono io>> la voce di Sebastian le arrivò chiara alle orecchie, nonostante la porta, merito dei sensi da demone.
Lilith si sbrigò ad asciugarsi le lacrime e andò ad aprire la porta. Sebastian sgranò lievemente gli occhi.
<<Che diavolo...>>
<<Le parole akuma>>
<<I tuoi capelli...>>
<<Così sono più comodi>> mentì Lilith, ben consapevole di non poter raccontare a Sebastian le reali motivazioni di quella decisione.
<<Ti ho portato dei vestiti. Cambiati, ti aspetto qui fuori>> anche se il tono di Sebastian non era ostile Lilith avvertiva una certa diffidenza nei suoi confronti ed era ben consapevole di meritarsela.
Afferrò i vestiti che il fratello le porgeva, sussurrando un grazie, e si chiuse la porta alle spalle.
I vestiti scelti da Sebastian consistevano in una divisa da cameriera blu e un grembiule bianco -che Lilith evitò anche solo di toccare. Indossò l'abito ma si rese subito conto che era stato cucito per una persona meno magra di lei e perciò l'abito si afflosciava in modi strani. Non ci fece caso e continuò a vestirsi, indossando un paio di stivali marroni che le aveva dato Sebastian insieme ai vestiti ed, infine, annodò il nastrino che il giorno prima le aveva restituito Mey-Rin intorno al collo. Uscì dalla stanza e si avviò verso un lato del corridoio, ricordando la strada fatta il giorno prima, ma Sebastian le posò una mano sulla spalla, fermandola.
<<Che succede?>> Chiese Lilith.
Il fratello non le rispose e in silenzio le sistemò il vestito, in modo che non sembrasse un sacco di patate indossato alla meglio.
<<Ecco fatto>> disse avviandosi lungo il corridoio. Lei lo seguì in silenzio, confusa.
Le mani di lui le avevano trasmesso una sensazione che non sentiva da tempo immemore.
Amore fraterno.
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Un diavolo di... Cameriera?
FanfictionStessa Londra, stessa Magione, stesso Conte tredicenne, stesso maggiordomo... E se aggiungessimo qualcosa? Una ragazza magari. E, perché no, dal passato misterioso?