CAPITOLO 29

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Trattare Harry in quel modo solo per quel frainteso che ero andato a crearmi, era stata una delle assurdità che avessi mai vissuto.
Lui voleva farmi una sorpresa ma per colpa mia è diventata una litigata, seppur minima.
Solo quando si era presentato alla mia finestra capii che lui a me ci teneva veramente, che non ero solo un 'Massì', ma ero molto più.
Avrei dovuto aspettarmelo però, l'avevo capito subito che Harry era un tipo romantico, ma arrivare al punto di vestirsi in smoking e donarmi altri fiori, questo era troppo.
Eppure aveva organizzato tutto al dettaglio, si era preoccupato di minimalizzare ogni cosa, di renderla perfetta persino chiedendo aiuto a George, il nome che aveva scatenato in me una gelosia che mai avevo sentito prima.
Harry si era presentato a me in un modo assurdo ma terribilmente dolce, a costo di risolvere quel malinteso, e una volta capito che mi ero sbagliato, avevo accettato subito di vedere quella cosa che mi aveva preparato.

Eravamo saliti nella sua auto, dopo aver spiegato a mio padre perchè era in camera mia conciato in quel modo e mentre parlavo, Harry diventava sempre più rosso in viso. Adorabile come sempre.
-

Quel posto dove mi aveva portato non era affatto nuovo, si trattava infatti del nostro posto, Paradiso, così lo avevamo soprannominato perchè non era altro che un vero angolo di Paradiso.
Mi piaceva accostare quel nome a quel luogo, era il più naturale e spontaneo da dire.
-Scendi.- mi informò Harry con grazia, scostandomi un ciuffo dal viso che aveva cominciato a darmi fastidio.
Feci come richiesto, aspettandolo dall'altra parte dell'auto.
Inutile dire spiegare la mia agitazione.
Era, più che agitazione, una sensazione nuova che mai avevo nemmeno lontanamente provato, ma era positiva, non negativa e questo era rassicurante.
Harry mi prese la mano e mi sorrise teneramente, calmandomi al momento. Era fantastico.
-Pronto?- chiese retorico una volta arrivati davanti la rete che separava il mondo normale al mondo che ci eravamo creati. O meglio, che io mi ero creato, dato che era stato proprio Harry a crearlo. Non aveva fatto altro che fammelo conoscere e boom, quello era ciò che aspettavo da tempo.
Svavalcai con agilità, ormai, e attesi Harry che mi raggiungesse.
Neanche in tempo a girarmi che già mi aveva raggiunto, e già mi aveva afferrato in vita con un braccio, facendomi sentire protetto come solo lui sapeva fare.
-Beh?- gli avevo chiesto, pentendomi subito dopo per il tono usato.
In risposta si chinó fino a guardarmi dritto negli occhi e successivamente depositarmi un bacio nelle labbra.
-Ora, ora.- aveva detto, lasciandomi trascinare avanti fino a fermarci più o meno nello stesso punto in cui ci eravamo dati il primo bacio.
-Guarda.- aveva detto, un pò insicuro.
Seguii il suo sguardo e ciò che vidi mi fece annaspare in cerca d'aria.
Non ci potevo credere.
Quella doveva essere un oleogramma della felicità.
Nel terreno c'era una scritta ben visibile composta con dei fiori.
"I love you."
E quello era sicuramente il gesto più bello e romantico di sempre che avessi mai ricevuto.
Stetti per un periodo illimitato a guardare quello splendore, udendo solo il respiro di Harry farsi sempre più pesante e i suoi occhi puntati su di me.
E io avevo seriamente preso in considerazione l'idea che mi potesee tradire con questo George che nemmeno conosco? Pazzo.
Mi girai di scatto verso Harry e quasi gli saltai in braccio.
Lo abbracciai, lo strinsi a me.
Era tutto bellissimo.
Non mi sarei mai aspettato un gesto del genere, quella di Harry era stata un'idea a dir poco meravigliosa, e vista in prima persona potevo ritenerla l'inizio di tutto. Sul serio questa volta.
Senza troppi pensieri negativi e senza domande assurde che mi tormentavano la mente di tanto in tanto.
Avevo sciolto quell'abbraccio solo dopo essermi accertato di avergli fatto capire che avevo amato quel gesto.
-Grazie.- gli avevo sussurrato, come se qualcun'altro potesse sentirci anche se eravamo soli.
-Meriti molto di più, ma sono felice ti sia piaciuto.- aveva risposto, accarezzandomi gli zigomi con i pollici in un gesto dolcissimo.
Avevo negato con un gesto del capo insistentemente e -Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me. Non dirmi che merito molto di più perchè questo era impensabile. Grazie. Grazie grazie grazie.-
-Non hai ancora risposto.- aveva detto lui dopo la mia parlantina.
Lo guardai confuso, non riuscivo a capire.
Indicò con un cenno del capo la scritta, poi riportò l'attenzione su di me.
Ohhh.
-Ti amo anch'io.- gli avevo detto, capendo a cosa si riferisse.
Se l'amavo? Quella era l'unica cosa certa nella mia vita, oltre a lui.
-Bene, allora...-aveva cominciato, chinandosi poi e raccogliendo una rosa, parte della scritta.
Mi portai istintivamente una mano all'altezza del cuore, forse a voler calmarne il battito, ma fù inutile.
Piegò una gamba poggiando il ginocchio a terra, ricreando la posa da "proposta", stringendo la rosa con entrambe le mani.
Sarei potuto svenire al momento.
-Louis Tomlinson, devi sapere che..uhm..no, non sono bravo con le parole, perciò vado dritto al punto. Vuoi..vuoi essere il mio ragazzo?- aveva detto, facendomi tremare persino i capelli.
Avrei voluto scoppiare a piangere e urlargli un poderoso "SÍ!".
Respingendo le lacrime che cominciavano a punzecchiarmi gli angoli degli occhi, avevo pronunciato "Sì!" Fin troppo chiaro.
Mi aveva poi invitato a prendere il fiore e così avevo fatto, rimanendo a guardarlo ancora in ginocchio.
Era una scena tremendamente smielata, ma avevo bisogno di quello con lui. Solo ed esclusivamente con lui.
Si era alzato, passandosi le mani delle ginocchia cercandi di rupulirsi un pò dalla terra, ma era già un disastro prima per colpa mia.
Il disastro più bello di sempre.
-Sei un'idiota.- avevo cominciato a dirgli ridendo, vedendolo intento a ripulirsi.
-Lo sai vero che ora ti salterò in braccio e ti bacierò talmente forte da farti, anzi, farci cadere a terra?- avevo finito, senza dargli la possibilità di ribattere.
Aveva alzato lo sguardo su di me solo quando avevo smesso di pronunciare l'ultima parola, poi gli avevo imposto di parlare.
Gli ero, come lo avevo informato, saltato letteralmente in braccio, le gambe ai lati dei fianchi, le braccie dietro al suo collo e le sue mani si erano immediatamente intrecciate sotto al mio sedere, innoque.
Avevo aspettato fin troppo.
Avevo preso a baciargli le labbra in modo innoquo e fin troppo casto, facendo morire d'attesa entrambi, ma mi divertiva quella situazione.
Poi basta, catturai le sue labbra in un vero bacio, incontrando poi subito la sua lingua a metà strada.
Quello era un bacio degno di essere chiamato tale.
Un bacio che via via si rivelò sempre più scomposto e ambiguo, fortuna che eravamo soli.
Lasciò le mie labbra con uno schiocco osceno prima di rifarmi toccare terra con i piedi, e con la testa.
-Quindi, sei il mio ragazzo..- constatò, facendomi arrossire di fronte al pubblico di fiori che aveva osservato quella scena fin dall'inizio.
-Quindi, sono il tuo ragazzo.- confermai, come se quella conferma fosse la notizia piú importante del secoldo.
Beh, per me lo era, e forse anche per lui dato la sua espressione che pareva avere una paralisi facciale con un sorriso a 32 denti.
-Quindi, posso ritenermi fortunato.- aveva continuato, rubandomi innoqui baci nelle labbra ogni istante.
-Quindi, sì.- avevo risposto prendendolo in giro. Ero io quello fortunato, non lui.
Aveva appoggiato la fronte nella mia, respirando la mia stessa aria mentre le sue mani erano finite nel mio collo.
-Tu non hai idea di quanto ti ami. E sei mio, solo mio. E sei il mio ragazzo, Dio. Non posso crederci. Uhm..la smetto, sì. Scusa.-
Mi ero trattenuto dal scoppiarli a ridere in faccia, ma era troppo tenero per meritare questo.
Lo avevo fatto stare zitto con un'altro di quei baci da film, era l'unico modo alla fine.
-Ora posso portarti a casa, suppongo.-aveva detto con quel suo solito modo di fare. Insicuro, le guancie arrossate, il labbro inferiore risucchiato nella sua bocca.
-Possiamo stare qui un pó.- avevo detto, sedendomi subito dopo a terra senza preavviso.
Poco importa se mi sarei sporcato i pantaloni, in quel momento era l'ultima mia preoccupazione.
Harry mi aveva imitato subito dopo, ma.
Aveva allargato le gambe e mi ci aveva piazzato lì con poca fatica.
Sono un nano del cazzo. Ecco cosa sono.
Avevo appoggiato la testa nella sua spalla, le sue mani si erano gentilmente incrociate con le mie sopra al mio stomaco.
Restammo in silenzio, scambiandoci baci di tanto in tanto quando ne sentivamo il bisogno, sempre.

Quella era una serata degna di chiamarsi tale.

||Tell me with a flower||- Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora