All'aeroporto prendemmo un taxi che ci portò direttamente a casa. Durante il tragitto, senza rivolgere parola a nessuno, vidi che la città era molto più bella di quanto mi aspettavo: le strade erano ampie e costeggiate da palme enormi, il clima era splendido e il sole illuminava la città.
La mia attenzione si rivolse sulla spiaggia dalla sabbia chiara, visibile lungo il percorso. Questa probabilmente doveva essere il punto di incontro per i ragazzi. L'estate stava finendo quindi ognuno si godeva le ultime giornate di libertà rimanenti prima dell'inizio della scuola.
La casa che i miei avevano comprato era a tre piani, con un piccolo giardino ma la cosa più entusiasmante era che si trovava vicinissima alla costa.
-Vedi June, potrai fare surf ogni volta che lo vorrai- disse mia madre, leggendomi nel pensiero. Così dopo aver sistemato alcune cose in camera mia, che si trovava al terzo piano, mi cambiai, mi misi il costume, presi la tavola e uscii di casa.
Fin da quando ero bambina avevo sempre amato fare surf, stare a contatto con l'acqua e superare un limite più grande dell'uomo stesso: le onde. Il mare era un posto che non apparteneva all'uomo e non poteva essere dominato: proprio per questo molte volte ho pensato che forse, io, ero solo nata nel posto sbagliato, tra gli uomini, ma in fondo la mia vera natura era ben diversa.
Quanto avrei voluto credere che non mi sbagliavo.
Giunta in spiaggia avanzai lentamente e poi entrai in acqua. Intanto passò un po' di tempo e il cielo si scurì ma l'acqua era caldissima e non volevo ancora andarmene.Sulla riva intanto un ragazzo dagli occhi verdi, la osservava muoversi armonicamente nell'acqua. Lei sembrava conoscere ogni movimento delle onde per poterlo prevenire.
Il ragazzo, quando la ragazza uscì dall'acqua si alzò per avvicinarsi a lei. Voleva conoscerla, ma mentre questo stava per raggiungerla un'altra ragazza dai capelli biondo ossigenato gli si avvicinò -Luke noi andiamo da Macy, vieni anche tu vero?- facendo poi lo sguardo dolce. June, che aveva visto tutta la scena con la coda dell'occhio, sorrise mentalmente e alzò lo sguardo, incrociò i suoi occhi grigi con quelli verdi del ragazzo. Lui, scosso da quello sguardo provo paura e così si girò immediatamente in direzione della biondina e balbettò un sì.Mentre questi si allontanarono June in lontananza sentì la biondina chiedere - cosa stavi guardando?- ma non udì risposta. Così alquanto confusa, si diresse a casa.
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Petrichor
Romance"Chi meglio di lui poteva colmare questo vuoto che provavo. Più mi sorrideva e più mi obbligava a rimanere. Nonostante tutto, lui mi rimaneva accanto e avevo bisogno di certezze."