L'usignolo e il Leone

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In un lontano passato, tra le montagne, un piccolo popolo vi aveva fondato una cittadella, in questa vi si confondevano poesie e canzoni, sempre trasportate della dolci melodie disperse tra le vie e i mercatini della città. Era un posto molto particolare, dalla fondazione nessuna di quelle strade aveva conosciuto il silenzio e a qualunque ora si potevano udire canzoni d'amore o ballate che narrassero le imprese di grandi eroi, la musica era molto importante per gli abitanti. Tutti i cittadini erano amichevoli tra di loro e ciò favoriva la vita pacifica che ognuno, in quel posto, viveva. Un giorno una giovane divinità passò per quei luoghi pieni di allegria e poiché si era svegliata con la luna storta e un po' per dispetto,rubò ogni strumento musicale nella cittadella, sdraiandosi a godersi gli effetti del suo scherzetto. Le mura erano fredde e i mercanti creavano solo un gran baccano, i musicisti sbagliavano le loro canzoni e anche il cielo sembrava aver perso il suo splendore,notando il fatto nessuno osò più parlare e il silenzio inghiottì la città. Del giovane Dio era l'unica risata che si poteva udire mentre questo girava indisturbato nelle periferie. Quando questo, nel silenzio totale si stava per coricare udì un dolce canto femminile,proveniente dalla foresta. Il Dio si apprestò a incontrare la fanciulla a cui apparteneva quell'incantevole voce, così si affrettò nella direzione per la quale il suono diventava più forte e giunse così al cospetto di una figura femminile di particolare bellezza, il quale corpo era avvolto da una morbida veste bianca, semplice e priva di ricami, solo una piccola spilla d'orata sulla spalla destra rendeva un po' di eleganza. I suoi capelli erano scuri, lunghi e mossi, sembravano danzare col vento mentre incorniciavano delicatamente il viso della ragazza, valorizzando la sua carnagione olivastra, le sue labbra fine e rosee e i suoi occhi color ambra.Questa era rivolta verso il cielo e non sembrava essersi accorta della presenza della divinità, continuava a cantare la sua melodia,piena di parole d'amore. Quell'attimo dava l'illusione di esser un dipinto da quanto pareva surreale, ma il Dio, dopo esser uscito dall'ipnosi provocata da quell'istante spezzò quella flebile magia

-Salve, giovane ragazza, posso sapere a chi sono mai rivolte quelle parole sussurrate al vento che parlan d'amore?-

La fanciulla si girò di scatto e dopo aver controllato la situazione, e chiudendo un occhio per l'ingiustizia del Dio che l'aveva spiata, gli rispose con un sorriso

-Buon giorno a lei, mi chiede a chi son rivolte tali poesie? Spero non ne rimanga deluso se le rispondo che non son per nessuno in particolare, ero venuta qui solo per cercare un po' di compagnia dagli usignoli,speravo tanto che qualcuno potesse cantare per me, dato che la mia città ha deciso di cadere in un inquietante silenzio-

-Non immaginavo che in quel villaggio vi fosse una simile voce, sincera e senza difetti, piacevole da ascoltare anche se non accompagnata da strumenti, l'unica degna di toccare il cuore-

Disse il Dio avvicinandosi pericolosamente alla ragazza mentre questa un po' per timidezza e un po' per imbarazzo "scappava" dalla bella divinità dai capelli corvini dal fisico scolpito. Ma stanco di "inseguire"la sua preda decise di non farla più fuggire prendendola per un polso e avvicinandola a se il più possibile

-Mi farebbe la cortesia di svelarmi il suo nome?-

-Mi chiamo Ines-

Disse la ragazza sorpresa e incantata

-Ines? E' un nome stupendo, dunque ora ti domando Ines, vuoi venire con me nel regno degli Dei come mia preda? Sappi che non ti costringerà nessuno, ma sappi anche che se rifiuterai ti priverò della tua voce e la tua città non conoscerà altro che un fastidioso rumore-

La fanciulla che aveva un cuore buono e altruista si sacrificò per tutte le persone che conosceva e alle quali voleva un gran bene, andando col Dio e giurandoli di non provar mai a scappare arrivati alla dimora di questo. Ines era costretta a passare tutti i suoi giorni in una grande gabbia bianca, piena accessori e vestiti decorati con le pietre più preziose, e rifiniti con dettagli in oro, tutto questo in cambio che lei cantasse in presenza del Dio le canzoni più belle che lei conoscesse. Passarono gli anni e la dolce fanciulla, pur rifiutando ogni vizio, divenne una donna forte e bella, piena di grazia e delicatezza, ma priva di splendore, e al suo diciottesimo compleanno, come unico regalo a lei concesso, la fanciulla chiese dismettere di cantare

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⏰ Last updated: Jan 23, 2016 ⏰

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