Capitolo otto.

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Erano dieci minuti di ritardo, lo stavo aspettando e lui continuava ad essere in ritardo.
Dopo altri dieci minuti lo chiamai ma non rispose. Furiosa che non si fosse presentato me ne tornai a casa silenziosamente.
Arrivai a casa in meno di dieci minuti, la rabbia mi aveva fatto correre talmente veloce da riuscire ad arrivare a casa più veloce del solito.
Avremmo dovuto incontrarci al centro commerciale e lui avrebbe dovuto portarmi al McDonalds per cena perché noi due non siamo quelli da ristorante elegante e quant'altro.
Poche ore dopo mentre io me ne stavo seduta sul divano a guardare la televisione spenta pensando al perché non si fosse presentato sentii aprire la porta. Nessun altro aveva le chiavi se non lui.
Restai seduta comodamente mentre lo sentivo avanzare, forse timidamente, forse per paura che io facessi una scenata per il fatto che poche ore prima non si fosse presentato al nostro incontro.
《Ehi, piccola..》lasciò la frase in sospeso, la sua voce era flebile ed assomigliava ad un sussurro. Mi girai verso di lui e lo vidi barcollare a testa bassa verso di me.
《Jake, sei di nuovo ubriaco?》alzai il volume della voce facendolo spaventare mentre si stringeva tra le proprie braccia.
《Ab, no, mio padre è in ospedale, i dottori dicono che è in condizioni gravi.》
Mi alzai di scatto abdando verso di lui e lo avvolsi in un abbraccio senza dire nulla, sapevo quanto potessero essere fastidiose quelle frasi tipo 'andrà tutto bene' oppure 'ci sono qua io'. Che senso ha dare ad una persona la speranza che andrà tutto bene se poi tu non ne sai nulla? Non si è tutti dottori da poter parlare a nome loro. Oppure che senso ha dire che ci sei tu se quello che le persone vogliono sono gli altri, non possiamo riempire il vuoto che gli altri hanno lasciato se non siamo quelle persone stesse.
Jake scoppiò in lacrime poggiando la testa sul mio petto, i suoi singhiozzi erano lame a doppio taglio che mi trafiggevano da parte a parte. Non sopportavo che stesse così.
Gli presi il viso tra le mani asciugandogli le guance umide e lo guardai dritto negli occhi, mio Dio, quegli occhi così intensi anche dopo che aveva pianto, sono qualcosa di incomparabile.
《Andiamo da tuo padre, sì?》sussurrai lasciandogli un bacio sulla fronte, premurosa.
Lui annuì con gli occhi lucidi e mi prese la mano dirigendosi fuori casa. Prendemmo l'ascensore per scendere al piano terra e Jake continuava a tenere lo sguardo basso, stringendomi forte la mano.
Mi piaceva essere lì in quel momento con lui, assicurandolo con semplici gesti come quello di tenersi per mano e con sguardi d'intesa.
Arrivati al piano scelto, le porte si aprirono e ci dirigemmo fuori per poi entrare in macchina.
Jake si mise alla guida e guidò con prudenza fino all'ospedale dove era ricoverato suo padre. Gli tenni la mano per tutto il tragitto, rispettando il suo silenzio.
Arrivati all'ospedale mi condusse al piano dove c'era la stanza del padre e le infermiere ci fecero entrare nella sua camera.
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Quella sera Jake fece un'eccezione alla sua regola, forse per distrazione, ma quando uscimmo dall'ospedale lui guidò verso casa sua.
Era raro ritrovarsi a casa sua, probabilmente si sentiva in imbarazzo da me, oppure mi nascondeva qualcosa. In quel momento però la direzione che aveva preso era quella, ci fermammo lungo la strada al McDonalds e cenammo, mentre cercavo di risollevargli il morale non facendogli pensare a suo padre in ospedale.
Era in compagnia del fratello di Jake, lui avrebbe passato la notte lì è la notte successiva sarebbe toccato a Jake.
Arrivammo a casa di Jake e sorrisi al pensiero di poterci rientrare nuovamente.
Ero stata a casa sua solamente cinque volte, me le ricordo tutte e non avrei mai potuto dimenticarmele. Quelle volte avevo conosciuto la sua famiglia, composta da suo padre e suo fratello.
I fratelli erano davvero legati al padre e quindi vivevano assieme a lui.
Il padre di Jake, Charlie, era un ottimo cuoco e tutte le cinque volte in cui ero stata ospitata da Jake, lui aveva cucinato per tutti quanti.
Appena misi piede dentro, il profumo di casa sua mi riempì le narici facendomi increspare le labbra in un dolce sorriso. Jake dietro di me chiuse la porta per poi avvicinarsi e stringermi i fianchi poggiando le labbra nell'incavo tra il collo e la spalla lasciandomi umidi baci. Alcuni brividi mi percorsero la schiena.
Erano piacevoli quei baci, il calore delle sue labbra sulla mia pelle e il respiro corto ed accelerato mi provocavano lievi ansimi.
《Abigail》sussurrò per poi mettersi di fronte a me prendendomi per mano ed intrecciando le dita con le mie.
《Jake》sussurrai a mia volta avvicinando il viso al suo per poi poggiare la fronte sulla sua, curvando le labbra in un dolce sorriso.
《Sei talmente bella》quelle parole sussurrate sopra le mie labbra, mentre con la mano libera mi accarezzava la guancia delicatamente mi provocarono altri brividi mentre restavo immobile sotto la bellezza dei suoi occhi inchiodati nei miei.
Arrossii vistosamente mordendomi il labbro inferiore, posando poi timidamente le labbra sulle sue.
Le nostre labbra si unirono perfettamente, in un intenso bacio.
Poco dopo mi staccai dalle sue rosee e carnose labbra guardandolo negli occhi senza dire alcuna parola.
Avrei voluto che lui mi parlasse, che fosse lui stesso a chiedermi di sederci ed ascoltarlo, invece non lo fece. Mi strinse maggiormente la mano per poi farmi strada verso la sua camera da letto, era tutto in disordine e non potei nascondere una piccola risata, continuando a seguirlo fino al letto.
《Vuoi che ti aiuti a mettere in ordine ogni tanto?》ridacchiai mentre mi adagiavo delicatamente sul letto, incrociando quindi le gambe e mettendomi comoda.
Scosse la testa e rimase in piedi davanti a me per qualche secondo per poi sedersi anch'egli a gambe incrociate e continuare a guardarmi.
A sentirmi il suo sguardo addosso arrosii abbassando la testa e guardandomi le mani che poi lui prese intrecciando le dita con le sue.
《Ab, dovremmo parlarne》sussurrò appena accarezzandomi il dorso della mano sinistra con il pollice.
《Di cosa?》sussurrai a mia volta pur conoscendo la risposta, voleva parlare di quello che stava succedendo tra di noi in quel periodo.
《Di noi, di quello che succede, di tutto》mi alzò il viso con due dita sotto al mento e mi obbligò a guardarlo negli occhi, il mio cuore cominciò a battere all'impazzita e sembrava quasi che tra qualche istante sarebbe esploso dal petto.
《Sì》riuscii a sussurrare solo quello, forse presa dal panico.
《Tu mi piaci Ab, mi piaci tanto. Mi piace stare a guardarti, sei così bella. Mi piacciono le tue labbra, vorrei baciarle all'infinito. Mi piace il leggero rossore che compare sulle tue guance quando ti faccio un complimento. Le lentiggini che tanto odi, e mi piace quando mi chiedi 'come sto?' perché la mia risposta sarà sempre 'sei bellissima'. I tuoi occhi verdi che sembrano smeraldi lucenti con la carnagione chiara. Il modo in cui arricci il naso e il modo in cui aggrotti le sopracciglia quando sei arrabbiata》sussurrò d'un fiato non distogliendo mai lo sguardo dai miei occhi.
In quel momento mi sentii per la prima volta bella, ai suoi occhi. Tutte le cose che lui elencò io le detestavo. Apprezzava ciò che io disprezzavo di me.
《Jake, non mi merito tutto questo.》
《Sta' zitta e baciami》mi avvicinò a lui sorridendo mentre le mie labbra si increspavano in un lieve sorriso.

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