Premi quel tasto, e la schermata del tuo laptop cambia. È fatta, ti sei definitivamente cancellata da ask.fm.
Sai che dovresti sentirti sollevata. Ma non lo sei. Non ti senti meglio, perché anche se adesso tutti quegli insulti inviati in anonimo sono spariti dalla rete, sono ancora ben impressi nella tua mente. Non se ne andranno facilmente.
Ed è per questo che scoppi a piangere, violentemente, senza ritegno. Sei sola nella tua stanza, sola col tuo computer. Sei sempre sola alla fine.
Ti chiedi cosa ci sia di sbagliato in te. Perché quando persone che nemmeno ti conoscono bene ti insultano, cominci a pensare che quella sbagliata sei tu.
Cosa hai fatto di sbagliato? Forse è il modo in cui cammini, a testa bassa, cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno, perché sai che vi leggerai solo disprezzo e derisione. O forse è il modo in cui stai sempre in silenzio, perché sai che nessuno è disposto ad ascoltarti.
Non sai cosa c'è di sbagliato, ma qualcosa deve esserci, perché altrimenti le persone non ti insulterebbero in questo modo.
Con la vista appannata dalle lacrime, abbassi lo schermo del laptop, ma neanche questo serve a farti sentire meglio.
Nessuna cosa può.
-
Il giorno successivo vai a scuola. Come sempre, cammini a testa bassa. Come sempre, hai paura di quali insulti useranno oggi contro di te. Come sempre, ti rassicuri che devi resistere solo per cinque ore, poi potrai tornare a casa e far finta che vada tutto bene per un altro pomeriggio.
Sali in classe e lì posi lo zaino sul banco. Ti guardi intorno e noti che ancora nessun altro dei tuoi compagni è arrivato, eccetto due ragazzi che amano prenderti in giro.
La tua intenzione è quella di sederti al tuo posto e far finta di non esistere finché la classe non si riempirà e il professore non entrerà in classe, ma non è la stessa intenzione che hanno i due ragazzi.
Quando si accorgono che sei lì, sola, che fai di tutto per non guardarli, vengono verso di te.
"Così ti sei cancellata da ask, cogliona?" ti chiede in modo derisorio uno di loro. L'altro ride, e quella risata ti ferisce più violentemente di un coltello.
Non hai neanche la forza di rispondere all'insulto (sei troppo timida, e lo sei sempre stata). Esci dalla classe e ti avvicini ad una ragazza della classe accanto che solitamente non ti insulta.
Lei sta parlando con due sue compagne, che quando ti vedono avvicinarti dicono (senza preoccuparsi di abbassare voce): "Ma cosa vuole questa sfigata?"
La ragazza che di solito non ti insulta ti guarda nervosamente e risponde: "Non lo so".
Una delle due ragazze allora ti chiede: "Cosa vuoi, stupida?"
Tu apri bocca, e vorresti dire che vuoi solo un po' di compagnia. Vuoi solo passare un po' di tempo con una persona che non sia troppo impegnata a deriderti.
Ma non ce la fai, perché hai gli occhi che pizzicano e la gola che brucia, segno che le lacrime si avvicinano, e sai che se parlerai userai un patetico tono lamentoso.
Così ti limiti a farfugliare qualcosa di incomprensibile e poi te ne vai, rifurgiandoti in classe. E per fortuna poco dopo arriva il prof, salvandoti da altri insulti.
-
Se c'è una cosa peggiore dell'essere presa in giro, è ammettere di essere presa in giro. È per questo che ogni volta che torni da scuola e tua madre ti chiede com'è andata, tu rispondi 'bene'. Non puoi dirle che la sua unica figlia è un fallimento.
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Rejected. [os]
Short StoryQuando gli insulti ti soffocano. - One Shot sul bullismo. © All rights deserved to holdmehaz