Capitolo sei, ovvero Al lavoro con Lakisha

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Quattordicesimo giorno d'estate dell'anno 2013

Erano passati tre mesi dall'apertura ufficiale della pasticceria e già sentivo la stanchezza.

I miei orari di lavoro non erano consoni a quelli della maggior parte delle persone. Iniziavo a lavorare alle tre di notte, preparavo paste, creme, biscotti, infornavo muffin, torte, croissant e preparavo tutto il necessario per l'apertura alle sei di mattina. A quell'ora avevo per lo più operai e dopo aver servito loro la colazione, preparavo un'altra infornata di dolci per il secondo turno di colazioni: quella degli studenti. Alle 7.00 la mia pasticceria era invasa da ragazzi di ogni età, prendevano brioche e cappuccino o muffin e cioccolata calda e poi compravano anche una pasta in più da mangiare come merenda.

Dopo aver preparato altre due infornate per i ritardatari, alle 9.00 me ne tornavo a casa a dormire, mentre in pasticceria ci restava Lakisha. Non ho idea di quello che combina quando non ci sono e nemmeno lo voglio sapere. Credo che metta la musica a tutto volume e lei non ascolta la quinta sinfonia di Beethoven!

Comunque dopo aver dormito cinque ore, alle tre del pomeriggio, dopo aver pranzato, ritorno in pasticceria da mia sorella,

Ed è lì che iniziava il nostro lavoro insieme.

Alle 15.00 non c'è molta gente in negozio, così, mentre io preparo altre infornate per il pomeriggio, Lakisha pulisce la sala, ma il più delle volte preferisce sedersi e mangiare qualche brioche messaggiando con le amiche.

Proprio come stava facendo quel pomeriggio.

- Lakisha smettila di messaggiare e pulisci! - le intimai

vedendola seduta ad un tavolo.

- Sì, sì arrivo subito. – disse lei distratta.

Non era vero. Lo diceva solo per farmi andare via.

- Lakisha!! Dai insomma devi pulire, perché tutte le volte la stessa storia! Molla quel telefono o te lo butto nel water dopo che l'ho usato e non tiro nemmeno l'acqua!-

E qui partiva a ridere. Il lato di Lakisha che più in assoluto amavo era la sua solarità, rideva sempre, lei amava ridere ed io amavo quando rideva di gusto alle mie battute, anche se non facevano poi tanto ridere.

- Adesso arrivo, ho detto che arrivo e arrivo! – disse

scocciata Lakisha.

- Adesso vado a sfornare i muffin e ... -

- Muffin!? Hai detto muffin per caso? Sono al cioccolato?-

disse lei interrompendomi.

Lakisha adorava i muffin al cioccolato, ne mangiava a vagonate.

- No, sono al caramello e alle mele. – risposi io.

- Che schifo! Quelli non sono muffin! Quelli al cioccolato sono muffin, quelli sono bleh! – disse lei schifata.

Lakisha e le sue convinzioni, ci potrei scrivere un libro.

- Lakisha pulisci e non rompere! – conclusi.

Me ne tornai in cucina, perché così almeno mi sarei illusa che Lakisha avrebbe fatto quello che le avevo detto, anche se sapevo benissimo che non lo avrebbe fatto.

Preparai un'altra infornata di muffin, bisognava stare molto attenti durante la cottura, durante i primi dieci minuti non bisognava mai aprire il forno altrimenti non si gonfiavano e assumevano un aspetto orribile, tipo Lakisha appena sveglia.

Dopo 20 minuti, i muffin erano pronti, li sfornai e li appoggiai sul tavolo in cucina per farli raffreddare.

Nel frattempo sfornai anche dei biscotti e li portai in sala per metterli sul bancone.

Non appena aprii la porta per entrare in sala, Lakisha saltò in piedi facendo finta di spolverare i tavoli.

- Guarda che ho visto che ti sei appena alzata. – dissi io

mentre appoggiavo i biscotti sul bancone.

- Stavo pulendo la sedia. Con i jeans. Si spolvera meglio, sai. L'ho letto su un libro. – disse titubante Lakisha.

- Tu non leggi libri. Li odi. Prenderesti fuoco se ne toccassi uno!– dissi io, con le braccia incrociate.

- Shhh. Non dirlo a nessuno. Io mica lo dico che spendi soldi per leggere dei libri! -

Le possibilità erano due: o l'amavo e la sopportavo o la odiavo e la strozzavo. Dite che il giudice capirà?

- Lakisha pulisci! Se no non ti faccio più muffin al cioccolato! – la minacciai.

- Orrore!! Non dire parolacce! – disse Lakisha, spalancando gli occhi.

Lakisha amava mangiare muffin esattamente come odiava cucinare qualsiasi cosa. Quando toccava a lei preparare da mangiare, prenotava la pizza, o nel peggiore dei casi, cucinava delle disgustose uova strapazzate con sottiletta che avevano l'aspetto di interiora di pesce mescolate a colla.

- Pulisci o niente muffin! – dissi decisa, con le mani sui fianchi.

- Cattiva. – disse Lakisha con il broncio.

- Ti voglio bene. – dissi dolce.

- Io no! –

Me ne tornai in cucina a finire due torte di compleanno e tre torte per dei battesimi.

Mi piaceva fare le decorazioni con la pasta di zucchero, quando i clienti mi chiedevano di preparargli delle torte semplici con solo la pasta di burro mi veniva da dirgli di no. Non ho mai amato le cose semplici, a me piacciono le cose strane, belle, luccicanti. Devo essere stata una gazza ladra nella mia vita precedente, adoro le cose che brillano!

Passavo notti intere a decorare le torte con la tecnica del cake design, mi piaceva creare delle piccole sculture commestibili, mi faceva sentire un po' come Michelangelo.

Quando arrivava un cliente, per prima cosa gli chiedevo il gusto poi passavo al disegno. Gli chiedevo il tema, i colori e poi mi sbizzarrivo. I prezzi non erano del tutto contenuti però i miei clienti erano soddisfatti e il più delle volte mi mandavano a loro volta altri clienti che poi parlavano di me ai loro amici e finivano tutti per venire a mangiare i pasticcini da me.

A volte facevamo anche feste di compleanno in pasticceria, una volta è capitato anche un addio al nubilato, è stata una notte molto lunga!

Di solito al pomeriggio tenevamo aperto fino alle 17.00, a parte quando c'erano feste o qualche cliente ritardatario che doveva ritirare una torta.

Finito di lavorare, io e Lakisha, ce ne andavamo a casa o fuori con le amiche e dopo cena andavamo a dormire, cioè io andavo a dormire perché poi mi dovevo alzare alle 3.00. Lakisha stava su internet fino a mezzanotte o stava fuori con le amiche a divertirsi. La cosa più odiosa era quando sbatteva le porte per chiuderle. Entrava in casa e sbatteva la porta per chiuderla, andava in cucina a bere e sbatteva la porta del frigo per chiuderla. Saliva le scale con i tacchi, entrava in camera e sbatteva la porta per chiuderla, usciva, andava in bagno e sbatteva la porta per chiuderla. Continuava a sbattere porte finché non si addormentava, come aveva fatto la notte scorsa.

Con il suo andirivieni, mi aveva tenuta sveglia 43 minuti, e siccome io non sono mai stata una persona pacifica, mi sono prontamente vendicata.

La mattina dopo, alle 2.30, dopo essere scesa dal letto, presi il rossetto rosso e a passo felpato, superai il corridoio. Furtivamente entrai in camera di Lakisha e: - O Dio mio! - e come aveva alzato la testa per pronunciare tali parole, Lakisha la riappoggiò sul cuscino, ignara di ciò che aveva appena fatto. Superato lo stupore iniziale, mi intrufolai nella stanza di Lakisha e le scarabocchiai la faccia con il rossetto rosso, per tornare poi in camera mia a prepararmi.

Siccome c'era il cielo sereno, andai al lavoro in bici e mentre pedalavo verso la pasticceria, sghignazzavo tra me e me per la scena a cui avevo appena assistito. Cosciente del fatto che Lakisha non me l'avrebbe fatta passare liscia. 

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