Capitolo 13

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Il giorno del gran matrimonio si avvicinava inesorabile. L'intero Castello era in fermento, sembrava che ogni cosa girasse intorno a quel momento. L'abito di Madama Wislow era stato completato e aspettava solo di essere indossato durante il fastoso evento. La donna aveva fatto confezionare tre vestiti anche per le sue dame, ma sarebbero stati consegnati solo l'ultimo giorno.
Con il matrimonio, si avvicinava anche il rientro del signor Wislow. Alexi sapeva che, con lui in giro, muoversi senza essere notata sarebbe diventato decisamente più difficile.
Anche Madama Wislow ne era convinta, motivo per il quale aveva fatto in modo di ottenere le chiavi dell'ufficio e dello studio del marito. Le aveva consegnate ad Alexi di nascosto, in mattinata, prima di assegnare alla servitù lunghissimi ed inutili compiti che la tenessero impegnata il più possibile. Lei stessa aveva fatto in modo di essere allontanata, per non destare sospetti. Aveva chiesto ad Ileene di accompagnarla ad acquistare gioielli nuovi per il grande evento. Nulla di sorprendente, per una donna tanto ricca ed eccentrica.

Quando tutti furono usciti, dopo essersi assicurata di essere rimasta sola, Alexi si incamminò verso la porta che aveva visto la notte in cui aveva deciso di ispezionare l'appartamento. Dalla tasca estrasse una grossa chiave che sembrava fatta d'oro. Il contatto del metallo freddo con la pelle le diede un brivido. Sentì in quel piccolo oggetto tutto il potere della conoscenza.
La infilò con sicurezza nella toppa e la fece girare tre volte. Un lieve "click" indicò che la serratura era stata aperta senza sforzi.
La stanza che le si presentò davanti era uno spazio angusto e polveroso. Era buia e puzzava di chiuso. Alexi riusciva a malapena a distinguere qualche profilo. Cercò l'interruttore della luce e, non appena la stanza fu illuminata, si richiuse la porta alle spalle.
"Sono dentro."
"Dimmi cosa vedi."
Avere Fara al suo fianco, anche se solo nelle orecchie, la fece sentire più sicura.
"Fogli. Mucchi di fogli. Cartelle, scatole di cartone e un computer."
Alexi cercava di muoversi senza spostare nulla. Non voleva che l'uomo si accorgesse dell'intrusione, una volta entrato.
"Molto bene. Accendi il computer e inserisci il codice che ti ho detto, poi al resto penso io."
Alexi guardò intimorita la scatola di metallo.
"Fara... Come diamine si accende questo coso?!"
Dopo diversi tentativi, Alexi riuscì ad impostare il computer per permetterne l'accesso a Fara.
"Ma come fai a capirci qualcosa? Questo coso è una specie di macchina infernale!"
Fara ridacchiò. "Tranquilla, quando tornerai ti insegnerò ogni cosa!"
Alexi deglutì. Quando sarebbe tornata... Se sarebbe tornata. Sentì un nodo allo stomaco. Sentiva la voce di Fara ogni giorno, ma l'avrebbe mai vista di nuovo?
Non disse nulla e prese in mano un pacco di fogli. Conti, comunicazioni, vecchi turni di guardia. Li rimise a posto e passò ad un altro plico.
Dopo più di mezz'ora non aveva ancora trovato nulla di utile.
Continuò a frugare in giro per un po', poi si lasciò cadere esasperata sulla morbida sedia imbottita, sbuffando.
"Non ne posso più! È solo una gran perdita di tempo! Sembra che qui tenga solo vecchie scartoffie."
"Non esattamente." la corresse Fara. "Questo computer è pieno di informazioni decisamente interessanti! Sto cercando di scaricare tutto il possibile. Quanto tempo abbiamo ancora?"
Alexi guardò l'orologio alla parete. "Tra mezz'ora al massimo devo essere fuori da qui."
"Farò il più in fretta possibile. Tu prova a dare ancora un'occhiata in giro prima di uscire, magari ti è sfuggito qualcosa."
Alexi riflettè qualche secondo.
"La leva!" si alzò talmente in fretta da far quasi ribaltare la sedia.
"La... cosa?"
"La leva." spiegò mentre frugava ovunque. "Quando Kairo ci ha portati fuori dalla Tana pensavamo di essere finiti in un vicolo cieco, invece c'era una leva nascosta alla base della roccia. Kairo ha detto che c'è sempre una via d'uscita, anche quando non la vediamo."
Fara cercò di seguire il suo discorso. "Alexi, sai che la porta è accanto a te, vero?"
"Non parlo letteralmente di una via d'uscita. Non in questo caso. Diciamo la via d'uscita della situazione. Davo per scontato di trovarla, come davo per scontato di trovare l'uscita della Tana, ma probabilmente anche in questo caso è nascosta!"
Alexi era così entusiasta da mangiarsi le parole mentre cercava di spiegarsi.
"Alexi giuro che non capisco di cosa parli."
La ragazza iniziò a guardarsi in giro cercando di pensare come un soldato.
"Perché un uomo dovrebbe tenere uno studio pieno di scartoffie inutili, chiuso a chiave all'interno del suo appartamento privato, a sua volta ad accesso limitato, e non volerci far entrare nemmeno le cameriere per pulire? Ci sono almeno due dita di polvere in giro. Le finestre sono oscurate, la chiave d'ingresso la lascia solo alla moglie, donna che conosce da quarant'anni e di cui si fida. No, deve esserci qualcosa qui, qualcosa di personale, che preferisce tenere lontano da occhi indiscreti. Qualcosa che non vuole tenere nemmeno nel suo ufficio."
Continuò a scrutare con attenzione l'ambiente, spostando i libri e le scatole, fino a quando qualcosa riuscì ad attrarre la sua attenzione. Involontariamente, sorrise.
"Madama Wislow mi ha mostrato il tappeto del salotto qualche giorno fa. È un meraviglioso oggetto di arredamento in cui sono intessute storie dell'antica mitologia. Mi ha parlato di una certa Artemide, ho letto anche alcune storie su di lei. Mi ha anche detto che il tappeto ha un gemello, con le storie di suo fratello, Apollo. Due tappeti antichi, li hanno fatti arrivare da non so dove, li hanno aspettati per mesi. Madama Wislow ne va molto fiera. Ora dimmi, perché una persona che ha buttato una scrivania e una serie di scatoloni in una stanza semi-vuota e piena di polvere, dove non viene mai aperta nemmeno una finestra, dovrebbe metterci un tappeto così prezioso?"
Alexi prese in mano il bordo del meraviglioso oggetto, steso poco distante da dove era seduta.
"Per nascondere qualcosa?" azzardò Fara, cominciando a capire.
"Esattamente. Oppure perché è una persona che ama buttare i propri soldi, ma spero tanto sia giusta la prima!"
Sollevò il pesante tappeto mandando in giro moltissima polvere. Respirò i pulviscoli, che le si infilarono in bocca, nella gola, andando a finire anche nei polmoni. Tossì per cercare di liberare le vie respiratorie, poi tornò ad osservare il pavimento in legno. Sembrava perfettamente pulito, le assi lisce si susseguivano armoniche e geometriche. Alexi le tastò una ad una, fino a quando, picchiettando, non sentì un rumore diverso. Premette l'asse in varie direzioni, poi all'improvviso la leggera pressione fece sollevate il bordo del legno.
Soddisfatta ed eccitata, lo alzò con delicatezza, fino a scoprire un vano nascosto sotto al pavimento.
"Ho trovato qualcosa!" esclamò entusiasta. Semi-nascosti nella penombra, c'erano alcuni libri in pelle, molto simili a quello che aveva visto usare pochi giorni prima a Madama Wislow. Ne prese uno e lo sfogliò velocemente. La calligrafia era maniacalmente ordinata ed elegante. Talmente elaborata da risultare difficile da decifrare.
"Sono diari. Ce ne devono essere almeno una decina. Credo siano del signor Wislow."
Provò ad aprire una pagina a caso e la lesse velocemente.

Ho discusso a lungo con Mann oggi. Non si fida di chi è stato un ribelle, quello sciocco non capisce il potere di questa persona che, se fosse davvero disposta a fare quello che dice, si trasformerebbe nella più potente arma mai avuta dal Governo. Ci permetterebbe di fare il più grande scacco della storia a quei traditori. Riusciremmo a minare la loro base, la più grande individuata fino ad oggi, distruggeremmo il loro esercito di esaltati. Ci vorranno decenni prima che una nuova generazione riesca, se mai dovesse riuscirci, a riorganizzarsi e per allora saremo ancora più forti.
Purtroppo ci è ancora impossibile individuare l'esatta posizione della piccola città fortificata, sappiamo solo che si trova in mezzo all'immensa foresta che si trova a nord del Paese, ma l'area interessata è così vasta da renderne impossibile l'individuazione. Abbiamo bisogno di un infiltrato che agisca dall'interno.
La moglie del ribelle che ci è sfuggito anni fa e le due figlie sono scomparse durante i tumulti del Giorno dei Doni. I loro corpi straziati sono stati visti da alcuni cittadini nei giorni successivi. Gli orsi si sono cibati della loro carne, la giusta punizione per quella famiglia disgraziata. Il figlio, contro ogni speranza, è rimato ucciso. Non potrà più condurci da suo padre, se davvero ha mai avuto contatti con lui. Non mi ha mai convinto la versione del Cercatore che lo ha accusato. Se quel ribelle fosse ricomparso, io lo avrei saputo.
Fatto sta che oramai non potremo più contare su di loro per avere informazioni. La ragazza ha deciso di collaborare, ma purtroppo, non sembra sappia nulla.
Ci serve un contatto interno se vogliamo dare una svolta alla situazione prima che degeneri. Questi tumulti sono stati un chiaro segnale di insofferenza della popolazione.
Ci serve qualcuno che ci aiuti a vincere la guerra.

"Santo cielo" Alexi aveva la bocca spalancata e gli occhi sbarrati "questo diario parla di noi!"
"Cosa vuoi dire?" domandò Fara, il tono di voce era teso.
"Parla della spia che ci ha tradito, della nostra fuga, della morte di Josh..."
"Fa il nome? Il nome di chi ci ha venduti al Governo?!"
"No, non in queste pagine almeno, ma ci saranno centinaia, migliaia di appunti qui! Non ho abbastanza tempo per leggere ora, dovrò tornare appena possibile."
"Cosa dirai alla Wislow?"
"Non so, mi inventerò qualcosa. Le daró qualche informazione centellinata, dirò che mi serve più tempo. Mal che vada, proverò a tornare qui di nascosto."
Fara temeva che l'amica so stesse esponendo troppo. "Cerca di fare attenzione, è una situazione troppo pericolosa! Se qualcuno dovesse scoprirti..."
"Lo so, ma non ho scelta. Sono così vicina da non potermi più tirare in dietro! Capisci? Ci siamo quasi!"
Fara capiva. Anche se avrebbe preferito dirle di no, che era troppo rischioso, che doveva lasciar perdere, capiva che tutto questo era necessario. Vivere o morire, per una causa più grande.
"Tieni gli occhi ben aperti, mi raccomando. Io ti coprirò sempre le spalle."

Alexi richiuse la porta appena in tempo. Dopo alcuni minuti, due cameriere entrarono chiacchierando spensierate.
"Hai sentito? Pare che sia proprio vero! Mia cugina serve nelle loro stanze e pare che lui le abbia fatto la proposta! È una storia talmente romantica..! Sono riusciti a rimanere insieme e ora finalmente avranno il loro grande giorno..."
"Due matrimoni in così poco tempo!" ridacchiò l'altra. "Sarà davvero emozionante vedere il Castello sempre in festa!"
Alexi uscì velocemente dall'appartamento, lasciando le due ragazze ai loro frivoli pettegolezzi.
Aveva finalmente in mano qualcosa di concreto. Le rimanevano solo pochi giorni per scoprire chi fosse la spia. Se non ci fosse riuscita per tempo, sarebbero stati tutti in grave pericolo.

Rebel - Risorta dalle ceneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora