Fuga

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Subito dopo sentii delle sirene in lontananza, che si stavano avvicinando rapidamente.
Così imboccai un vicolo buio e finii in un vicolo cieco.
I poliziotti stavano arrivando, li immaginavo già puntarmi contro le loro pistole e dirmi che non dovevo opporre resistenza.
Feci l'unica cosa sensata, o almeno l'unica che potevo fare.
Non appena svoltarono l'angolo, congelai instantaneamente ognuno di loro e fuggiii.
Ma poco dopo che me ne fui andato, percepii di nuovo la sirena delle loro auto.
Girai al primo incrocio ed entrai in un piccolo locale.
Subito un uomo esordì "C'è qualcosa che posso fare per te?".
Non risposi, ma mi sedetti su una sedia.
L'uomo ripetè la domanda.
Dissi che dovevo andare in bagno perché stavo male.
Mi diede il consenso, così entrai nel " bagno ".
C'era sporcizia ovunque.
Però aveva ciò di cui avevo bisogno: c'era una finestra abbastanza in basso per poterla usare casomai dovessi fuggire.
Uscii dal bagno e chiesi che tipo di locale fosse.
L'uomo rispose che era un semplice bar e che se volevo mi avrebbe cucinato qualcosa.
Accettai e gli chiesi di farmi un semplice panino.
Dopo averlo fatto, me lo diede e aspettò di venir pagato.
Ovviamente con me non avevo soldi, quindi, nonostante non volessi farlo e fosse totalmente disonesto, lo congelai e rubai i soldi, oltre a più cibo che potevo.
Controllai ancora e trovai uno zainetto.
Ci misi dentro il tutto e lo chiusi.
Stavo per uscire, quando vidi, riflesse sul vetro, delle luci blu e rosse ad intermittenza.
Corsi in bagno, ma appena arrivai vidi lo stesso riflesso pure sulla finestra.
Non avevo scampo, dovevo affrontarli.
Uscii fuori e misi le mani in alto.
Un poliziotto mi disse " fermo! Non azzardarti a muoverti!"; aveva notato il mio piano.
Così agii come aveva detto lui: restai immobile.
Ma qualcosa dentro di me esplose, qualcosa che mai avevo sentito.
Poi fu tutto un caos generale: i poliziotti urlarono, terrorizzati, e fuggirono.
Solo uno rimanne; lo costrinsi a dirmi cos'era successo e, dopo vari "incentivi", me lo disse: avevano visto le cose che più li terrorizzavano farsi realtà. Mi resi conto che le vedevo anch'io.
Per esempio api, vespe, calabroni ed altri insetti, stavano assalendo l'uomo che mi stava parlando, il quale cadde a terra. Non so come, ma riuscii a smettere di fare qualunque cosa stessi facendo e, in cambio, feci svenire l'uomo.
Così decisi di prendere la sua pistola e di andarmene via.
Non ricordo per quanto camminai, ma sono sicuro che passarono ore, infatti uscii dalla città e arrivai in campagna.
Vidi una casa abbandonata e, nella speranza di trovare un rifugio temporaneo, corsi incontro ad essa.
Finalmente arrivai alla porta, la aprii, entrai dentro e la chiusi silenziosamente.
Presi l'unica arma di cui disponevo e andai a controllare se ci fosse qualcuno.
Fortunatamente non trovai nessuno, se non qualche topo.
Non avevo accendini né fiammiferi per accendere il fuoco, così mangiai soltanto un tramezzino: dovevo tenere più scorte possibili.
Dopo mangiato, andai a dormire sul pavimento: non c'era alcun letto.
Anche quella notte ebbi degli incubi.

L'inverno: Peter HowardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora