Capitolo 41.

11.2K 530 114
                                    

"Mettetevi a dormire." ordinò Newt sfregandosi gli occhi assonnato. "Domani mattina ricontrolleremo che tutto sia giusto, ma per ora riposatevi."
Tutti si misero stesi, cercando di rendere il più possibile comodo il pavimento.
Andai a prendere alcuni zaini che avevo visto precedentemente. Li riempii di mutande – sperando che fossero pulite – cercando così di renderli più comodi possibile.
Tornai dai ragazzi e li distribuii. "Usateli come cuscini. Non saranno comodissimi, ma meglio di niente."

"Grazie, Fagio." dissero uno dopo l'altro.
Sospirai. Sul serio usavano ancora quel soprannome?
Mi diressi verso Newt, con l'ultimo zaino rimanente. Non ne avevo trovati abbastanza, ma volevo che fosse lui a usarlo.
Glielo porsi e, come temevo, lui lo rifiutò. "Usalo tu."
Alzai un sopracciglio e glielo tirai in faccia, facendolo sghignazzare. "No. Usalo tu."
Mi sedetti a terra e appoggiai la schiena contro la parete. Chiusi gli occhi e mi sistemai meglio.
"Guarda che dicevo sul serio." continuò Newt. "Non mi serve un cuscino quando ho te."

Sbarrai gli occhi confusa. Lo osservai stendersi a terra e appoggiare la testa sul mio grembo.
"Così sì che si sta comodi." mormorò lui con un ghigno divertito sul viso.
Risi leggermente e afferrai lo zaino, incastrandolo tra la mia testa e la parete.
"Buona notte, Newt." sussurrai accarezzandogli la testa.
"Sogni d'oro, Eli." replicò lui guardandomi un'ultima volta, prima di addormentarsi coccolato dalle mie carezze.



La mattina seguente fu il mio mal di collo a svegliarmi, dandomi il buon giorno. Avevo paura di svegliare anche Newt, così senza muovermi controllai l'orologio sul suo polso. Le nove di mattina. Pensai. Non ho mai dormito così tanto. Newt giaceva ancora dormiente sul mio grembo. Aveva un viso così rilassato e riposato. I capelli, rigorosamente arruffati, gli circondavano il volto come un'aureola, dandogli quasi l'aspetto di un angelo. Iniziai ad accarezzargli la testa, cercando invano di dare ordine a quella chioma ribelle.

Lo vidi aprire gli occhi lentamente e in quel momento pensai di non aver mai visto cosa più bella al mondo.
Sbatté più volte le palpebre, poi un sorriso si formò sul suo volto.
"Ehi." sussurrai sorridendogli di rimando.
"Ehi, bellissima."
Inarcai un sopracciglio. Bellissima? 
"Cos'è quella faccia?" chiese lui preoccupato, mettendosi lentamente a sedere e stiracchiandosi.
"Bellissima? Davvero? Preferisco il bambolina di Minho, dico sul serio." ridacchiai, schernendolo un po' e scrocchiandomi il collo.
"Cos'è? Non posso chiamare la persona che amo bellissima? Lo sei, quindi taci e lasciamelo dire." borbottò secco lui.

"Chiedo perdono, sdolcinato che no..." mi interruppi immediatamente e gemetti per il dolore. Scrocchiare il collo non era stata un'ottima idea.
"Che c'è?" chiese lui allarmato.
"Ho un maledetto torcicollo." sussurrai massaggiandomi la nuca.
"Vieni qui." disse allargando le gambe e facendomi cenno di sedermi davanti a lui.
Per una volta feci come disse. La situazione al collo non poteva di certo peggiorare. Lui mi scostò i capelli e si avvicinò a me, facendo quasi scontrare la mia schiena contro il suo petto.

Sentii i suoi palmi caldi iniziare ad accarezzarmi la pelle. Poi il suo tocco si fece sempre più forte, trasformandosi in un massaggio.
Sentii il suo respiro caldo sfiorarmi il collo, poi due delle sue dita mi scostarono una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sussurrò: "Va meglio?"
Sentii dei brividi scendermi lungo la schiena e annuii semplicemente. Lui mi lasciò un bacio umido sul collo e sorrisi a quel gesto. Quella mattina doveva essersi svegliato con una dose in più di zucchero nelle vene, non che la cosa mi dispiacesse.
Tuttavia un colpo di tosse alle nostre spalle ci interruppe. Ci voltammo entrambi e quando notai tutti e tre i ragazzi svegli mi sentii arrossire. Non mi era mai piaciuto più di tanto fare smancerie in pubblico, ma quella volta non era voluto.

The Maze Runner - RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora