MADAME BAVARIA
Il quartiere dove mi trasferì aveva un nome alquanto strano. La commessa della farmacia che stava nella piazzetta antistante all'edificio dove ero andato ad abitare, disse che quel nome bizzarro derivava da "Terracinerea", specificando inoltre che fosse per il fatto che in età romana quell'area era destinata alle sepolture.
Il condominio era abbastanza decoroso, trascurando il fatto che ogni volta che si entrava nell'ascensore, si veniva investiti da una folata di tanfo che ricordava l'odore di cane bagnato. A parte questo, quel condominio godeva del fatto di avere una posizione vantaggiosa.
Si trovava a pochi chilometri dal centro e nella piazzetta sotto casa c'erano oltre alla farmacia, un supermercato, un bar per famiglie e la biblioteca civica. Inoltre il supermercato accettava anche i buoni pasto che mi davano a lavoro.
Condividevo il pianerottolo con una vecchia bisbetica che non si faceva gli affari suoi e degli studenti. Dall'appartamento degli studenti arrivava sempre un gran chiasso e questo era motivo di grandi lamentele da parte della vecchia. Gli studenti non si vedevano quasi mai ma ogni mattina quando uscivo per andare a lavoro incrociavo una ragazza. Sbucava fuori da quell'appartamento con un sacco dell'immondizia che andava a gettare nei cassonetti giù in strada. Quando la vedevo le facevo un cenno col capo e lei mi rispondeva salutandomi con deferenza. Eravamo coetanei ma quella sua distanza me la riservava perché i nostri status erano diversi. Lei studentessa, io lavoratore.
Una mattina mi accorsi che quel sacco che portava giù con sé aveva sempre lo stesso contenuto: una montagna di barattoli di birra Bavaria. Così nella mia mente cominciai a chiamarla Madame Bavaria. Per quanto apparisse trasandata e trascurata, le sue labbra fine e rosse e quei suoi lineamenti forti e spigolosi mi affascinavano. Non si può dire che avesse un gran corpo, non aveva seno e non aveva sedere ma il suo viso mi tornava spesso in mente durante la giornata. Iniziai a non dormirci la notte.
Un venerdì sera quando tornai verso casa, notai dei capannelli di ragazzi che stazionavano nel giardino del condominio. Nella tromba delle scale c'era un gran via vai di persone e si sentiva della musica provenire da uno degli appartamenti. Capì che c'era una festa dagli studenti. Mi fermai sulla rampa delle scale ad osservare appoggiato alla ringhiera e mi accesi una sigaretta. Dopo qualche minuto che guardavo tutti quei ragazzi che salivano e scendevano, che parlavano, che ridevano mi decisi. Mi accodai a quel fiume di gente e mi lasciai scorrere dentro all'appartamento.
La cucina scoppiava di gente ed una fitta cortina di fumo annebbiava tutto.
Mi diressi verso il frigorifero e chiesi ad un ragazzo rasato che s'appoggiava allo sportello aperto scrutando con impegno tra gli scompartimenti, di passarmi un barattolo di birra. Mi guardai un po' attorno e vidi nella mischia Madame Bavaria. Mandai giù una gran sorsata di birra e mi feci strada tra la gente cercando d'avvicinarmi il più possibile a lei. Le fui innanzi e rimasi a guardarla mentre rideva e parlava con una ragazza asiatica. Dopo un po' la ragazza asiatica s'allontanò ed io allora facendomi coraggio bussai sulla spalla di Madame Bavaria. Lei si voltò e s'accorse finalmente di me. Mi fece un gran sorriso e spalancando la bocca disse
- Ma che piacereeee...! –
In quel momento sentì distintamente la sua voce per la prima volta. Aveva una specie di strascico di raucedine particolarmente sensuale. Poi aggiunse:
- Ma noi non ci siamo mai presentati a dire il vero...-
Le dissi il mio nome e poi le chiesi il suo. Lei fece una risatina isterica e con la bocca un poco storta disse con un tono che suonava di sfottò: