Altre Scoperte

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Il mattino seguente, riflettei sull'accaduto: non potevo andare avanti così, continuando a fuggire. Ma allo stesso tempo non avevo altra scelta.
Uscii fuori dalla casa per fare una passeggiata. Ma, ad essere sincero, volevo avere un posto sicuro in cui testare le capacità che avevo: non potevo certo distruggere l'unico rifugio che avevo.
Arrivai su una collinetta, da dove si poteva vedere l'intera città. Lì, c'era un bosco, perfetto per non farsi vedere e perfetto per non perdersi, date le dimensioni.
Vi entrai e raggiunsi una piccola radura poco distante da dov'ero entrato.
Iniziai congelando pezzi sempre più grandi, fino a congelare un albero intero.
Poi evocai nuvoloni che permisero che nevivasse ed infine feci calare sempre più la temperatura, finché il terreno non divenne ghiacciato.
Continuai così fin quando, per ultimo, non provai a far morire un albero.
L'effetto non fu quello desiderato: molti degli alberi del bosco si sradicarono e caddero.
Non restava più nulla, se non un ultimo albero; lo stavo per sradicare, quando pensai che quell'albero avesse qualcosa di familiare.
In effetti era vero: ne ero più che certo, però non ricordavo come.
Restai sotto l'albero a riflettere per qualche ora, poi, dato che si era fatto buio, decisi di tornare alla casa abbandonata.
Ero a neanche cento metri, quando vidi che nella casa c'era qualcuno.
Imprecai: là dentro avevo lasciato lo zaino.
Così andai il più silenziosamente possibile.
Arrivato alla casa, entrai e andai in perlustrazione
Non vidi nessuno, ma ciò era impossibile!
Presi lo zaino e fuggii, sapendo che c'era qualcosa di pericoloso lì dentro. Quando uscii capii perché non percepivo più nulla: l'uomo era proprio davanti a me, a qualche centimetro da me.
Era basso, magro, gobbo e quasi sicuramente sui quarant'anni. Aveva occhi neri, capelli neri,lisci ed era vestito tutto di nero. Perfino i suoi denti erano neri, il cui sorriso, spaventoso quanto forzato, lo rendeva ancor più inquietante e la sua carnagione lo faceva sembrare in ipotermia.
Ancor prima di aver il tempo per agire, sentii un colpo alla testa, che mi fece svenire.

Quandi mi risvegliai, ero in una stanza buia, quasi sicuramente non della casa abbandonata.
"Allora.." esordì l'uomo "...Finalmente sei sveglio!" continuò con un sorriso maligno.
"Chi... sei?"gli chiesi
" Davvero non lo sai? Non mi riconosci realmente? Bene sarà più facile, allora."
"Cosa vuoi da me?"
"Voglio qualcosa che neanche te sai bene cosa sia, ma che so che tu mi hai sotratto. Un tempo ero io quello capace di uccidere col solo sguardo! Un tempo ero io che governavo pienamente! Poi... Be', dopo molto tempo, iniziai a perdere potere: piccoli ed insignificanti esseri stavano riuscendo ad assorbire il mio potere; ma non fui l'unico, insieme a me c'era mio fratello, a turno noi regnavamo pienamente e senza obiezioni!
Ma ora? Ora voi ci avete rubato ciò che ci spetta avere!
Lasciami infine dire che siete così stupidi, voi umani, non sapete bene neanche come si usino i vostri poteri.
Quindi, lasciali a me, così almeno non soffrirai molto."
Stavo per congelarlo, quando qualcosa mi produsse un dolore acuto alla testa.
"Ah, sì, prova ad usare uno qualsiasi dei tuoi poteri e... be', hai visto pure tu che non è piacevole."
"Io non ti darò niente"
"Continua a spararci, tanto io, nonostante abbia perso tutti i miei poteri, posso riacquisirli assorbendoli da te! Permettimi di liberarti dal mostruoso mostro che c'è dentro te, quel mostro che ha ucciso tua madre!"
Dopo questa, il dolore esplose, nonostante non lo avessi evocato io stesso, e l'uomo cadde a terra, apparentemente morto. Creai dal nulla una pugnale di ghiaccio e, con l'aiuto d'esso, mi slegai.
Presi il mio zaino e tirai fuori la pistola. Poi, uscii fuori dall'edificio e corsi senza sosta nel cuore della notte.

L'inverno: Peter HowardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora