- Mh. Tipo cosa?- chiedo curiosa.
- Tipo che non ha importanza dato che ultimamente ti comporti da cattiva ragazza e bevi ad ogni cazzo di festa.- dice ridendo leggermente, ma scorgo anche un certo rimprovero in quella frase.
- Beh, posso fare quello che mi pare. Non sei mica mio padre.- dico leggermente nervosa.
- Sono un amico, questo basta e avanza.- sgrano spontaneamente gli occhi. Ma mi ricompongo subito, era stato chiaro quando mi aveva proposto di essere amici ed oltretutto io avevo accettato, quindi non vedo perché dovrei esserne stupita adesso. Forse perché in realtà si sta comportando in modo da farmi credere di essere più di un semplice amico, ma ora come ora mi ritrovo a credere che stia soltanto giocando. Solo per il piacere di vedermi impazzire e poi sgretolare tutte le mie instabili certezze. Ma ho intenzione di stare al gioco, vuole essere un mio amico? Bene, come tali ci comporteremo d'ora in avanti.
- Perché mi guardi così adesso?- chiede confuso.
- Non ho di nuovo il pigiama, che palle.- abbozzo.
Lui ride sommessamente. – Ti conviene lasciarne uno qua, mi piace dormire con te.- afferma facendomi scendere dalle sue gambe e dirigendosi verso l'armadio.
- A me no, occupi troppo spazio nel letto.- lo prendo in giro.
- Ma taci va, sei tu che occupi praticamente tutto il letto. Prima o poi mi farai cadere nel sonno.- si lamenta lanciandomi una sua maglia sul viso.
Sbuffo. – Il bagno?- chiedo.
- La prima porta a sinistra che incontri in corridoio.- risponde con noncuranza mentre si cambia. Mi aspettavo una delle sue solite battutine, ma in fondo è meglio così. Amicizia, niente di più.
****
Odio ripetere gli incubi, è come se durante di essi io mi rendessi conto di averli già fatti e mi impegno per riuscire a svegliarmi. Esattamente come adesso. Questa corsa mi sta stancando e so di non poter sopportare ancora per molto la stanchezza, fortunatamente riesco nel mio intento.
Apro gli occhi. Genn è disteso al mio fianco, con il viso rivolto dalla parte opposta alla mia. Devo dire che in fondo l'idea dell'amicizia non mi dispiace. Adoro passare del tempo con lui, abbiamo moltissime cose in comune e preferirei di gran lunga un rapporto costante tra amici, piuttosto che un susseguirsi di alti e bassi in un rapporto indefinito.Sono passati non so quanti minuti ed io non riesco ancora a prendere sonno, così mi decido a svegliare Genn. In fondo lui ha voluto che dormissi qui e ora deve sopportare la mia fastidiosa insonnia.
- Genn..- lo scuoto delicatamente, nessuna risposta. – Genn!- alzo forse un po' troppo la voce.
- Ma che cazzo gridi idiota?- mugola con la voce impastata.
- Non riesco a dormire.- sussurro petulante.
Lui si volta e mi fissa con gli occhi socchiusi. – Hai pensato fosse un valido motivo per svegliarmi nel bel mezzo della notte?- chiede sbuffando.
- Tu che dici?!- lo rimprovero colpendolo con il cuscino sul viso.
- Ahi! Va bene, va bene. So io come fare, ma non urlare. Mia madre potrebbe pensare altre cose.- sorride con il suo solito sorriso sghembo.
- Fanculo.- dico di rimando, colpendolo nuovamente.
- A chi non ha mai colpa.- aggiunge lui. Rimango sbigottita. Conosce questa band, eppure mi sembrava di aver capito che non amasse molto la musica italiana. Sposto immediatamente il cuscino, in modo da poterlo guardare negli occhi.
- Ti piace veramente questa canzone?- chiedo sconvolta.
- Fanculo a chi è come sarei diventato io se per un po' di paura in meno avessi scelto di non rischiare mai.- sorride. – Mi piace soprattutto questa frase.- aggiunge.
- Ti lasci cadere?- chiedo riferendomi ancora al testo della canzone.
- Mai.- risponde serio.
- Allora siamo in due.- accenno un sorriso.
- Mettiti nel letto al contrario.- dice, io non capisco. Cosa c'entra adesso questo? Lo guardo interrogativa.
- Quando non riesco a dormire mi metto nel letto al contrario, con me funziona.- aggiunge facendomi capire. Mi aspettavo una delle più comuni azioni che si fanno in questi casi, mi aspettavo che mi avrebbe abbracciata e avrei dormito serenamente con il capo sul suo petto. Ma lui è Butch, non è un tipo comune.
- Sappi che se non funzionerà ti sveglierò di nuovo.- sorrido mentre mi posiziono al contrario, spostando il cuscino dove prima avevo i piedi e viceversa.
- Fidati di me senza lamentarti almeno per una volta, cristo.- sbotta lui, ma sorride allo stesso tempo. Lo noto dal modo in cui escono le parole dalla sua bocca.
In tempo zero riesco a prendere sonno, dormo così profondamente da non fare neanche un sogno. Ed è strano, io sogno quasi sempre.
Apro gli occhi cautamente per abituarmi alla luce che entra dalla finestra, li strofino e mi riposiziono normalmente nel letto.
- Dormi?- chiedo notando Genn nella solita posizione.
- Adesso non più, sei piccola ma sembri un elefante quando ti muovi sul letto. Mi hai svegliato.- mi prende in giro.
- Elefante ci sarai tu.- scoppio a ridere. Lui si limita ad alzarmi il dito medio senza neanche degnarsi di voltarsi verso di me.
****
Sua madre è sempre così gentile con me, Genn dice che mi ha preso a cuore.
- Ha chiamato Alessio mentre voi ancora dormivate, ha detto che sarebbe venuto verso le 11 per provare.- lo avverte con il suo solito tono dolce e materno.
- Va bene, penso che resti qui a pranzo poi. Così evita di fare avanti e indietro, anche pomeriggio dovremmo provare. Questa sera suoniamo al Monique.- Genn le risponde sempre con dolcezza, penso sia l'unica donna al mondo che non deve subire i suoi sbalzi d'umore. O magari si diverte a farlo solo con me.
- Anna, resti anche tu?- mi chiede la madre. Io mi volto a guardare Genn che si limita ad alzare le spalle e sorridere.
- Ma sì dai, tornerò a casa appena dopo pranzo.- affermo gentilmente. E' solo un pranzo, tra amici. Ci sarà anche Alex tra l'altro.
- Scendiamo giù, starà per arrivare Ale.- mi incita Genn.
Non appena metto piede nella stanza, mi ritrovo a guardare il divano. Il famoso divano. E, maledetta me, lui lo nota.
- Lo stai analizzando bene per non trovarti impreparata il giorno in cui vorrai usarlo?- chiede maliziosamente. Spero stia scherzando. Ma decido di reggergli il gioco.
- Hai dimenticato che sono vergine per caso?- chiedo alzando le sopracciglia.
- Ah, già. Hai ragione.- si limita a fare spallucce ed io vorrei prenderlo a schiaffi.
- Che stronzo.- non riesco a trattenermi.
- Dai vieni qua.- si addolcisce poggiando le sue mani sui miei fianchi intenzionato a baciarmi, ma io mi ritraggo.
- Gli amici non si baciano, caro Butch.-
|| Heilà, buonasera. E' un capitolo in cui non succede niente di speciale, lo so. Ma è un capitolo di passaggio. Volevo dirvi il titolo della canzone di cui parlo: C'eravamo tanto sbagliati dello Stato Sociale. Ha un grande significato per me, e niente. Ah, la storia del letto al contrario, non è frutto della mia invenzione. E' una cosa che faccio veramente quando non riesco a dormire e funziona; volevo dirvelo ahaha. E poi vorrei ringraziarvi di cuore per le 11k visualizzazioni, davvero non riesco neanche a crederci. Cresciamo sempre di più e questo mi rende estremamente felice. Lasciatemi qualche voto se vi è piaciuto il capitolo e commentate come sempre, sapete quanto ci tengo. Se avete voglia di chiedermi qualcosa di particolare, anche non relativo alla storia, potete farlo tranquillamente.<3
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-Che vuol dire Butch? -Niente.
FanfictionBeh, non saprei cosa dire. E' una storia che non so descrivere semplicemente perchè non l'ho ancora inquadrata nemmeno io. Il ragazzo di cui parlerò è ispirato alla figura di Gennaro Raia, componente degli Urban Strangers. So che stanno facendo la m...