I'Alleato

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Era stato colpito ad un ala, non permettendo così che potesse aprirla. Mentre precipitavamo, Dusky mi prese tra i suoi artigli e tentò di protteggermi come meglio poteva. Quando vidi cosa stava facendo, capii che era spacciato: voleva sacrificarsi per me. Ma, poco prima dell'impatto, pregai silenziosamente che si salvasse e poi svenni.

Ero in camera mia, avrò avuto circa sette-otto anni.
Mia madre e mio padre, come spesso facevano, stavano litigando.
Volevo sentire cosa stavano dicendo. Così mi avvicinai alla porta e sentii solo dire da mio padre "...perché nostro figlio è un mostro... Come puoi sopportare di aver generato quello?! Io non posso sopportare quest'umiliazione! Me ne vado, addio." perché subito dopo corsi in camera mia, appena in tempo prima dell'arrivo di mia madre.

Quando mi risvegliai mi guardai attorno: ero in mezzo ad una piccola radura.
"Dusky!" urlai "Dusky!" e così continuai finché la stanchezza non mi convinse a smettere.
Dove diavolo poteva essere?
Tentai di alzarmi, non riuscendoci; "Dusky" gridai piangendo "Dusky...".
Mi arresi, probabilmente era precipitato a chissà quanti chilometri da me, magari era pure morto.
Non sapevo bene da quanto ore stavo piangendo, così guardai in cielo e vidi che il sole stava per sorgere: era il crepuscolo. Distrutto dalla stanchezza e dalla tristezza, mi addormentai appoggiato ad un albero. Quando mi svegliai, decisi di andarmene, perché sapevo che se fossi restato sarei impazzito. Non avevo la minima idea di dove fossi né di cosa dovevo fare. "Fortunatamente" arrivò ancora l'uomo-ghiaccio in mio "soccorso". Stremato e di conseguenza confuso dal dolore, agii inconsapevolmente.
Prima di tutto, ghiacciai tutto il suo corpo, tranne le mani.
Presi il suo scudo e la sua spada, che al contatto con la mia mano mutò: ora era per metà acciaio e per l'altra metà quello strano ghiaccio; inoltre era piu corta e spessa.
Quando capì cosa stavo per fare, tentò di liberarsi, povero illuso.
Stavo per trafiggerlo, quando comparirono fiamme tutt'attorno a me.
Ora non era solo, c'era un altro uomo, molto diverso dal primo.
Era alto, muscoloso ed era molto giovane: avrà avuto tra i diciotto ed i vent'anni. Aveva capelli rossi e spettinati ed aveva la pelle ricoperta di tatuaggi. Era vestito con abiti sportivi ed aveva un sorriso crudele stampato in faccia che, assieme allo sguardo assassino, faceva imtendere che non era molto un brav'uomo.
L'unico punto in comune con l'uomo-ghiaccio era che aveva gli stessi occhi neri, ma che, al contrario dell'altro, i suoi sembravano capaci di incenerire.
" Randall, fratello, vedo che finalmente hai capito la gravità della situazione!" disse ridendo l'uomo-ghiaccio.
Tentai di congelarlo, ma ogni volta che ci provavo, fiamme immense lo circondavano, sciogliendo e poi facendo evaporare il ghiaccio.
Allora usai la spada per evocare i mostri-ghiaccio.
Ne usci solo uno: un orso enorme, con artigli d'acciaio che avrebbero potuto tranquillamente distruggere qualsiasi cosa.
"Randall, presto!" disse l'uomo.
Randall, avendo capito cosa intendesse l'altro, mise una mano nel fuoco e, dal nulla, fece comparire una spada identica alla ex-lama del fratello, tranne per il fatto che era fatta di qualcosa di indefinito. Sembrava rubino, ma allo stesso tempo sembrava qualcos'altro.
"Non è rubino" disse lui "Si chiama flamva, è un metallo sconosciuto agli umani.".
E così la incastrò nel terreno che fece crepare il terreno e permise di far uscire un'unico mostro enorme, un leone bello quanto mostruoso: aveva, al posto dei peli della criniera, fiamme stupefacenti e possedeva due ali membranose simili a quelle di un drago.
Così, l'orso e il leone, cominciarono a lottare, ma già si poteva comprendere l'esito dello scontro. Infatti, dopo neanche qualche secondo il leone cominciava a ferirlo gravemente. Ad un certo punto, l'orso cadde, permettendo così al felino di porre fine allo scontro. Ma, d'un tratto, arrivò dal cielo un drago.
Era Dusky.
Attaccò il leone è gli lacerò gravemente la spalla, poi, assieme all'orso riuscì a tenergli testa, finché non morì.
Vedendo questo, Randall scoppiò a ridere e disse " Illusi, credete di aver vinto? Io non conto solo su di esso" e così fece uscire dal terreno una quindicina di mostri, tra cui leoni comuni, cavalli fatti di sole fiamme, ghepardi e serpenti.
Feci l'unica cosa che potevo fare: evocai più golem di ghiaccio, draghi, orsi comuni e lupi che potei. Erano ben venti.
Mentre si svolgeva la battaglia, io e Randall combattevamo. Non avevo mai impugnato una spada, né tantomeno provato a maneggiarla. Però con quella spada mi sentivo sicuro: sembrava fatta apposta per me.
Dopo vari affondi e varie finte riuscii a lacerare la sua gamba.
Ferito gravemente, evocò il triplo dei mostri e, grazie al fuoco, liberò il fratello. Scagliò contro Dusky una fiammata che lo fece cadere. Così io andai verso di lui a proteggerlo da dei ghepardi che ne stavano approfittando per ucciderlo Quando Randall vide che ero pienamente distratto, scomparve con un esplosione.
Non c'erano più i suoi mostri, però ne rimanevano le carcasse.
Mentre andavo alla ricerca di Dusky, vidi che esse venivano risucchiate dal terreno.
Chiesi cosa stesse succedendo a Dusky e lui mi rispose che loro non potevano morire, ma che venivano risucchiati dal terreno e ci rimanevano finché non venivano chiamati. Finalmente capii cosa intendesse Randall con il fatto che il suo pseudo-leone non sarebbe morto.

L'inverno: Peter HowardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora