La luce del sole penetrava dalle finestre della piccola sala di danza ornata da specchi e quadri. Per l'aria, il tipico e tanto conosciuto odore della pece da mettere sulle scarpette per non scivolare, raggiunse il mio olfatto, mentre con il borsone a tracolla mi accingevo a raggiungere gli spogliatoi color rosa confetto che mi stavano accompagnando ormai da nove mesi: il tempo delle prove era finito ed era ora di prepararsi al grande spettacolo di fine anno. Il tanto atteso saggio era ormai il nono a cui prendevo parte; è indescrivibile cosa si prova a stare là sopra mentre fin troppi occhi ti guardano. Il calore dei grandi riflettori, l'occhio di bue, quell'immenso sipario che divide le nostre ansie, i nostri respiri, i nostri silenzi, dal pubblico chiassoso e mormoreggiante. Sei lì, dietro a quell'imponente tenda rossa dove riesci a sentire forte il battito del tuo cuore che scandisce i pochi rimasti secondi prima del debutto. Sei lì, con l'adrenalina che senti salire fino alle vene, che ti infonde calore, tanto, tantissimo calore, a volte quasi brucia. Sei lì, ad occhi chiusi e sorridi, ridi e sorridi sentendo i primi brividi di agitazione. E tre... due... uno... Ciak!
Tolsi la giacchetta ed iniziai a sfilarmi i pantaloni, togliendoci insieme pure i calzini.
"Ahi ahi" sussurrai guardando i miei piedi martoriati dalle troppe ore passate sulle scarpette dalle punte gessate; le vesciche cominciavano ad arrossarsi sempre di più ed i calli si potevano notare da metri di distanza. Presi dalla borsa i cerotti color carne, il nastro adesivo e pezzettini piccoli di carta igienica che tenevo pronti per l'uso. Iniziai a fasciare dito per dito, sussultando ogni volta che sfregavo per sbaglio la carta sopra le lesioni rosse fuoco.
"Resisti, manca solo un ditino e poi..."
"Ah mai sei qui!" disse Julie mentre si sedeva accanto a me.
"Mi hai fatto prendere un accidenti!" Le dissi sorridendole. Julie aveva un anno in meno di me ed era la mia anima gemella, la mia migliore amica, il mio confessionale, parte di me. I suoi grandi occhi azzurri brillavano ogni giorno, il suo sorriso era sempre impresso nel suo volto. I capelli lunghi neri le ricadevano come una massa unica e compatta lungo la schiena, percorrendo per intero tutta la sua spina dorsale, arrivando fino al suo fondoschiena sodo e all'insù. Non era troppo alta, ma era dannatamente bella e dalle forme perfette: l'avevo sempre invidiata per quella sua quarta abbondante. Finii con le dita ed iniziai a mettere su le calze color carne.
"Oggi provi classico quindi?" chiese mentre tentava di legare i suoi capelli in una lunga coda di cavallo.
"Si Juls, devo assolutamente provare il passo a due." dissi mentre tirai su con forza le calze fino alla vita.
Mi tirai su in piedi ed iniziai a togliermi la maglietta e il reggiseno, acchiappando l'attenzione di Juls.
"Che c'è?" chiesi con un sorrisetto finto e malizioso.
"Nulla, nulla. Ti sono cresciute?" Chiese, scoppiando a ridere.
"Non c'è nulla da ridere, odiosa che non sei altro!" urlai mentre le mie gote passavano dal solito bianco pallido ad un rosa bello acceso, andando a finire in una bellissima sfumatura rossa, arrivando al violaceo. Erano piccole, avevo le tette davvero piccole. Presi il body nero dalla borsa e lo indossai, lanciando un'occhiataccia di disprezzo a Juls. Infine andai davanti allo specchio con l'astuccio degli elastici e delle forcine. Passai la spazzola tra i filamenti biondo platino che mi ricadevano morbidi sopra le spalle, li spazzolai per dieci minuti abbondanti quando qualcuno bussò alla porta dello spogliatoio.
"Viò? Juls? Siete pronte? Guardate che mancano due minuti all'inizio della lezione!" disse una voce maschile dall'altra parte della porta, una voce maschile che conoscevo fin troppo bene.
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Secrets derrière le rideau.
RomanceUna scuola di danza, un maestro e tanti allievi. Un'amore che brucerà e farà male, amiche che volteranno le spalle e amiche che cadranno nel grande circolo dell'anoressia. Adolescenti alle prime armi con l'amore, persone che cresceranno e supererann...