9. Lavoro

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E' passata una settima dalla prima volta. Tutti i giorni è sempre la stessa storia. Mattina giù in cantina. Pomeriggio in camera. Non ho il permesso di uscire, di vedere o di sentire nessuno. Non ho il permesso di ascoltare la musica, di leggere, se non libri di scuola.

Sono una prigioniera, una prigioniera nella mia stessa casa. 

Non fumo da QUEL giorno, e la cosa mi rende nervosa. Devo riuscire a fare qualcosa, a contattare qualcuno. Il ticchettio di quella goccia in cantina si ripete incessantemente nella mia testa. Deve esserci un modo per non pensarci.

Devo riuscire a chiamare Leonardo. Devo farmi portare della roba. Devo farlo entro domani mattina, non resisterò un'altra mattina lì sotto. Ma come posso fare? Dove terranno il mio telefono? Aspetta... Sofia! Lei può aiutarmi. Devo chiederlo a lei. Mi avvicino piano in camera sua, farò finta che mi serve un libro per studiare, o dei fogli per il quaderno e  gli ho finiti. Devo fare un biglietto.

*Puoi prestarmi il cellulare? Ti prego, te lo ridò tra trenta minuti. Questione di vita o di morte"

Dovrebbe andare. Sofia mi aiuterà, sarò sicura. O almeno devo tentare.

"Sofi, hai mica dei fogli a quadretti? I miei sono finiti"

Entro in camera sua, è su letto. Le passo il biglietto, facendole segno di stare in silenzio.

"Per cosa ti servono?" E' perplessa. 

"Matematica. Sono importantissimi davvero, devo fare un progetto"

"Va bene, ma dovrai restituirmeli"

"Grazie"

Le do un bacio sulla guancia e torno in camera mia molto velocemente. Non devono vedermi.

Entro sul mio account di Facebook. Ho qualcosa tipo 100 notifiche. 30 messaggi. I miei clienti vogliono sapere che fine ho fatto e perché la mia finestra non si apre ormai da una settimana. Devo scrivere a Leonardo.

*Leo ho bisogno di roba. Ti aspetto alla finestra alle 22.00. Ti  prego. Porta anche cartine e filtri. Portane tanta, quanto basta per 50 euro.*

*Sei sicura? Tua madre?*

*Ci penso io a loro. Dobbiamo fare in fretta però*

*Ci vediamo alle 22.00*

Perfetto. 

Cancella. Cancella. Devo eliminare ogni prova.

Mi aiuterà ad affrontare i prossimi giorni, almeno finché non inizierà la scuola. Mancano solo pochi giorni, poi non so come cambieranno le cose.

E' ora di cena, dovrebbe essere quasi pronta. Porto il telefono a Sofia e poi vado ad apparecchiare. Devo far notare un cambiamento, sennò la punizione continuerà.

"Ti ringraziamo Signore per questo cibo. Ti preghiamo per Alice, perché possa redimere i propri peccati, perché il diavolo esca da lei, e per Sofia, salva almeno la sua anima"

"Amen"

Ormai da una settimana la preghiera è sempre la stessa. Punisci il diavolo e salva l'angelo. Ma chi è il vero mostro in questa casa? Pensavo fosse mio padre. Adesso penso siano entrambi i miei genitori.

"Domani sarò fuori per lavoro"

Questa non ci voleva. Mamma se ne va. Significa punizione.

"Dove vai amore?" Papà fa sempre così. Fa finta di crederle. 

"Devo andare a Roma, un convegno sai, il solito"

Eh sì, il solito.

"Starò fuori un paio di giorni"

Un paio di giorni? Domani. 

"Ci penserà tuo padre a te Alice, non ti preoccupare, la tua punizione non cambierà. Stai già meglio, si vede"

Ho perso 3 chili nel giro di una settimana. Non riesco a mangiare, non riesco a dormire. Le occhiaie sotto gli occhi stanno aumentando. Sono pallida e gli occhi sembrano quelli di una pazza. Non può dire sul serio.

"Si mamma, mi sento molto meglio. Vi ringrazio per il vostro aiuto, non ce la avrei fatta senza di voi"

Mostri. Devo fingere, non finirà mai questo inferno sennò. 

"Sono felice che tu lo abbia capito, io e tuo padre vogliamo solo il tuo bene"

Sorrido, o almeno cerco. Riesco a fingere, ma così è troppo.

Sono le 9.00, tra poco arriverà Leonardo. Devo prepararmi, farò credere loro che dormo. Speriamo bene.

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