Not as Black as his soul

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Remus sobbalzò quando si sentì afferrare la mano nel caos della stazione.

Si girò, per vedere il volto del ragazzo dai lunghi capelli corvini.

Il suo ragazzo, per la precisione.

-Sei pazzo?!? E se ci vedono?? Lo sai che ti finirebbe male di sicuro!-

Sirius lo fissò, lo sguardo determinato. -Sono pronto a correre il rischio. Per te, questo ed altro-

Era... dolce. E stupido. Terribilmente stupido. Ma anche tanto dolce.

Remus cercò con lo sguardo i suoi genitori tra la folla di gente sul binario 9 3/4, ma vide solo Orion Black e il suo sguardo tagliente posato sulle loro mani intrecciate.

Anche il ragazzo accanto a lui lo notò, a giudicare da come si irrigidì.
Ma non lasciò andare la sua mano.

I signori Lupin erano in fondo, che si sbracciavano per farsi notare dal figlio, decisamente immerso in ben altri pensieri.

-Stai attento. Molto.- disse, tutto preoccupato, al ragazzo accanto a lui.

Ma quello rispose con aria noncurante -Sono solo le vacanze di Natale, due settimane e poi ci rivedremo! E ci rivedremo, te lo garantisco-.

Poi, non pago del fin troppo lieve contatto fisico tra i due, lo baciò. Remus fu colto del tutto alla sprovvista, non immaginava che il ragazzo fosse così incosciente.

Forse era un gesto di sfida nei confronti dei genitori.

O forse, solo un modo di dimostrare al licantropo che per lui contava più di qualsiasi altra cosa.

Chissà.

Fatto sta che il gesto non passò certo inosservato agli occhi dei genitori di entrambi, ma il primo avrebbe dovuto affrontare solo un discorso alquanto imbarazzante, mentre Sirius...

Remus non volle neanche pensarci.
-Fai in modo di tornare da me tutto intero- aggiunse una volta sciolto il bacio, e si allontanò.

Sirius si avviò coraggiosamente dai suoi, pronto per qualsiasi cosa avrebbe dovuto affrontare.

Walburga lo afferrò con decisamente poca grazia per un braccio e si Smaterializzarono a casa loro.

Lei era decisamente furiosa.

Ma non quanto Orion.

-Sirius Orion Black III, disgrazia della famiglia, oltre ad essere un traditore del tuo sangue e la vergogna della nostra casata, sei anche un frocetto da quattro soldi?!?-

E giù con uno schiaffo.
Ma Sirius non sentiva dolore, era troppo abituato a quel genere di trattamento.

-Si dice 'omosessuale' e si, lo sono-
E un altro sonoro ceffone.

-Tu, lurido sudicio piccolo finocchio...-
Un calcio.
Uno schiaffo.
Uno strattone ai capelli, e una ciocca che finiva per terra.
Un livido.

Un pugno sul naso.
Sangue.
Tanto sangue.
Una macchia rossa sul pavimento.

La voce di Walburga.
-Non vale la pena di sporcarsi le mani col suo sangue impuro. Crucio.-

Dolore. Tanto.
Sirius cadde per terra, ma non urlò. Non avrebbe dato loro anche questa soddisfazione.

Ma faceva male.
Tanto.

Un'immagine fugace, unico prodotto del suo cervello.
Capelli color caramello, occhi ramati.
Remus.

E capì che doveva essere forte.
Per lui.

E stringeva i denti per non urlare, i pugni serrati al punto di graffiarsi i palmi con le sue stesse unghie.

Sangue.
Sangue che colava dal naso.
Sangue giù dai tagli sulle sue mani.

E dolore, in tutto il corpo.

Era ormai allo stremo, quando udì un rumore di ceramica infranta dalla stanza accanto.

Evidentemente, anche i suoi lo avevano sentito, poiché, dopo una rapida occhiata carica di disprezzo al sedicenne, si diressero verso la fonte del suono.

Era la sua occasione, e Sirius non se la fece scappare.

Lentamente, ancora sofferente, si rialzò in piedi.

Aveva poco tempo. Presto sarebbero tornati, e allora sarebbe stato peggio.

Il baule era ancora all'ingresso, chiuso e immacolato.

Sirius lo afferrò per una maniglia, e si precipitò fuori dalla porta. Fece un cenno, e subito il Nottetempo si presentò davanti a lui. Vi salì.

-Dove vuoi andare, ragazzo?-

Il giovane pensò.
C'era, effettivamente, qualcuno che lo avrebbe accolto senza dubbio.
Suo fratello.

-Godric's Hollow-

E il mezzo ripartì a gran velocità verso la sua nuova casa. Sirius si ripromise di scrivere a Remus non appena arrivato a destinazione.

Non vide però che, da una delle finestre di quella che un tempo era stata casa sua, un ragazzino che gli assomigliava un sacco lo stava osservando.

-Ce la puoi fare, Sirius. Tu bada a te stesso, che qui ci penso io- sussurrò, per poi sparire.

Not as Black as his soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora