Mi sveglio sbattendo la testa contro la testiera di ebano del mio scomodissimo letto lanciando un grido di rabbia e buttando in un angolo nascosto della stanza il mio plaid verde scuro.
Dal salotto mio fratello mi incita a scendere e sottolinea per la millesima volta la mia insulsa ed inutile rabbia al mattino.
Con la coda dell'occhio mi soffermo sulla foto di mia madre,morta per una malattia ancora diagnosticata,era molto più bella di me,sempre con il sorriso stampato sulle labbra,il mondo con lei era migliore,ora invece è tutto circondato da una nuvola immensa di incubi e sogni infranti.
Non riuscirò ancora una volta,a lasciar perdere,a metterci una pietra sopra,presto raggiungeró mia madre, voglio abbandonare per sempre questa insulso mondo.
Metto sbuffando lo zaino in spalla e mi dirigo verso la scuola,ovviamente durante il percorso incontro un gruppo di ragazze che non smettono di prendermi in giro sul fatto che una pietra è vestita meglio di me,ma non le do torto,ho preso la prima t-shirt che mi capitava a tiro.
Cerco di ignorarle e continuo a passo veloce.
Il professore,appena arrivo,mi fulmina con lo sguardo e sbatte il suo libro sulla cattedra mentre i miei compagni ridacchiano,è ovvio,sono di nuovo arrivata in ritardo.
Alzo gli occhi al cielo quando il professore mi minaccia di mettermi una nota,cosa che dice dal 2012.
Passo il tempo a disegnare scarabocchi sul mio quaderno degli appunti,odio la matematica,tutte quelle formule,quei numeri,il professore dice che mi aiuteranno nel futuro, ma io di questo passo non avrò un futuro.
Mi sento come rifiutata dal mondo,da quando sono nata sento di non far parte di questo pianeta,voglio andare via una volta per tutte.
Ad interrompere i miei pensieri è l'insegnante che mi ha fatto una domanda riguardante quello che aveva spiegato e che non ho sentito.
Io balbetto qualcosa in cerca di un miracolo mentre tutti iniziano a fissarmi.
Chiedo aiuto ma non ricevo altro che nuovi sguardi rivolti verso di me.
Tutti iniziano a ridere mentre per la centesima volta il prof. Mi rimprovera.
Basta,sono stufa di tutto questo,inizio a correre facendomi spazio fra i banchi con le lacrime agli occhi senza una meta precisa.
I professori cercano di fermarmi ma invano,io corro sempre più veloce,se voglio evitare di morire,non è a scuola che devo restare,ma in un posto dove io possa essere me stessa.
Chiamo un taxi e chiedo al tassista di portarmi lontano,in un qualunque posto,non so dove andare.
Cerco di rilassarmi,quando dal finestrino scorgo un aeroporto,cosa può farmi scappare lontano?Un aereo!
Prego l'autista di farmi scendere lí e lo pago con gli ultimi soldi rimasti nella tasca dei miei jeans.
Appena arrivata mi fermo e quasi mi sento svenire..
Come diavolo pago il volo in aereo??!!
Mi metto le mani tra i capelli ed inizio a piangere silenziosamente,mentre sento il mio cellulare vibrare insistentemente,è mio fratello che mi sta cercando,non ho via di fuga,devo tornare a casa...
Mi alzo in piedi asciugando le lacrime mentre un ragazzo più o meno della mia stessa età mi viene incontro.
"Oddio scusa,mi dispiace!"Mi prega lui ed io lo fulmino con lo sguardo "Cerca di stare più attento!"Gli urlo e lui annuisce "Scusa..dove sei diretta?"Chiede lui come se non fosse successo nulla,io mi infastidii "Lontano da tutto,da questa insulsa città,ma non ho soldi"Dico io e sento le lacrime sgorgare dai miei occhi.
"Perché non vieni con me?Non mi sono ancora scusato per bene!"Mi invita lui,ed io non sono molto convinta ma accetto acida.
Il destino mi ha sempre distrutta,è impossibile avere colpi di fortuna e quando succede sono sempre molto scettica.
"Dove sei diretto?"Chiedo aggrottando un sopracciglio "Vado a New York"Mi risponde lui e mi si illuminano gli occhi.
Io e mia madre dopo la morte di mio padre volevamo fare un viaggio per dimenticare tutto e sorridere,ma quando è morta anche lei non ho più voluto andare da nessuna parte.
STAI LEGGENDO
La Cacciatrice Di Sogni
Non-FictionKate è una ragazza come tutte che però ha un passato che preme contro le sue aspettative distruggendole