1. Take me back to the start

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Pazzo o no, quel tipo di amore non muore mai.

« Io non volevo essere ciò che sono, volevo una vita normale, da stupido umano qual'ero. Niente di più, è così difficile? » Continuava ad andare avanti e indietro ondeggiando la bottiglia ancora piena di Bourbon, la notte sarebbe stata lunga in quel cimitero, non aveva voglia di ritornare a casa e ascoltare le "50 sfumature di saggezza" di Stefan. Non c'era niente da dire o da rimproverare, la vita faceva schifo, semplice e veloce. « Ho sofferto così tanto per le persone che ho perso, perché alla fine quando perdi qualcuno ogni candela, ogni preghiera non rimedierà al fatto che l'unica cosa che ti resta è un vuoto dove una volta c'era qualcuno a cui tenevi. » Parlava guardando il cielo, voleva una risposta divina? Forse si, quelle stelle che ricoprivano e illuminavano il buio cielo estivo di Mystic Falls. Nei momenti come quelli, in cui l'unica amica che si ritrovava era la sua bottiglia capiva quanto la vita gli avesse tolto nel corso degli anni; amici, amore, famiglia, ma forse era stato proprio quello a renderlo la persona che era e che tutti preferivano evitare.

«Hai solo un modo diverso di affrontare il dolore rispetto a tuo fratello. » Una figura non molto alta si fece spazio tra le lapidi per raggiungerlo, era una voce familiare ma non riusciva a collegarla a nessuno. Si girò e la osservò; aveva i capelli raccolti in un'acconciatura tipica del 1800, un vestito turchese che le fasciava il torce e si allargava in modo pomposo all' altezza dei fianchi. Aveva bevuto troppo? Poteva essere anche se le allucinazioni non erano nella lista delle cose accadute.

«Lei sarebbe? » Chiese guardandola negli occhi azzurri come il mare in tempesta.

« Tua madre.» Quelle parole arrivarono come un paletto diritto allo stomaco, non aveva mai visto sua madre, se non grazie ai ritratti appesi alle pareti della residenza Salvatore. Non proferì parola, cosa poteva dirle? Tutto sarebbe stato inutile ed inopportuno. « Sono così orgogliosa di te. Sei cresciuto in fretta ed hai protetto tuo fratello, a modo tuo, ma l'hai fatto.» Gli accarezzò il viso, il suo tocco era così leggero e morbido, appoggiò la mano sulla sua e la guardò diritto negli occhi.

« Ho dovuto farlo, sarei stato il disonore dei Salvatore.» Chiuse gli occhi ripensando alle mille litigate avute con suo padre sulle regole, Damon le aveva sempre trovate inutili, un modo per tenere tutti sotto il proprio controllo. « Papà l'ha sempre detto.» Pronunciò quelle parole con amarezza.

« Giuseppe aveva solo paura di perderti.» Quelle parole erano solo una grande presa in giro, Giuseppe Salvatore non se ne fregava di nessuno se non del dolce e adorabile Stefan, che lo seguiva come un cagnolino e obbediva a tutti i suoi ordini. « Sei stato sempre così testardo e convinto delle tue idee. Come lui.» Damon abbassò gli occhi verso il terreno ancora umido per il diluvio che si era scatenato un paio di ore prima, un brivido gli accarezzò la schiena come per incitarlo a guardare quella splendida donna che lo aveva messo al mondo. « Non ho molto tempo.» Si girò per guardare alle sue spalle come se qualcuno la stesse osservando e rimproverando per ciò che stava facendo. «Ti prego non fare gli stessi errori che ho fatto io, cerca di essere felice e di dedicare tempo alle persone che ami.»

« Ti prego non lasciarmi di nuovo.» Quelle parole arrivarono dirette al cuore della donna che lo abbracciò con le lacrime agli occhi. Teneva a sua madre, aveva sofferto per dare al mondo suo figlio, rischiando la sua stessa vita. « Devo chiederti un sacco di cose, non puoi lasciarmi.» Era una preghiera che recitava sottovoce mentre la stringeva tra le braccia, non voleva lasciarla andare, la voleva lì con lui, lì al suo fianco. Si sentiva come un bambino smarrito.

« Mi dispiace così tanto.»

La sveglia suonò in ritardo -come al solito- buttando all'area tutti gli impegni che aveva nell'ultimo giorno a New York. Il sole spendeva nel cielo limpido illuminando così tutta la camera del motel dove lui dormiva beato, allungò il braccio per bloccare il telefono che suonava e vibrava sul comodino lì affianco, la luce dell'aggeggio gli dava fastidio così lo buttò sul letto un po' più in la. Avrebbe volentieri riflettuto sul significato di quel sogno ma purtroppo doveva alzarsi e sbrigarsi, quella sera doveva riessere a Mystic Falls per la festa cittadina, aveva promesso al Consiglio che ne avrebbe preso parte e sorvegliato l'andamento per evitare aggressioni. Si portò le mani sul viso e poi tra i capelli, perché si complicava sempre la vita?
Portò i piedi nudi sul parquet e si avvicinò alla sedia per prendere i vestiti puliti.
Si vestì ed uscì a passo svelto.

✿✿✿

La sua "magnifica" città era piena di addobbi per festeggiare l'apertura del parco cittadino che voleva con ardore la maggior parte dei cittadini. Chi ci sarebbe andato lì? I figli illegittimi di Dracula, dato che la popolazione era composta per la maggior parte di vampiri. Si infilò tra folla e raggiunse Liz che si trovava al lato del palco dove il sindaco avrebbe pronunciato il discorso d'inaugurazione.
« Sceriffo sono ai suoi ordini.» Disse ironico guardandola con un sorriso stampato sul volto. « Non mi guardare con quella faccia, io mantengo le promesse.» Il suo volto era un misto tra orgoglio e ironia. L'aria della Grande Mela era il miglior toccasana per Damon.
« Sai già cosa fare?» La faccia di Liz era seria e autoritaria, doveva esserlo per forza visti gli attacchi dei giorni precedenti.
« Uccidere tutti? Si, vado a svolgere il mio compito.» Le fece un occhiolino e riattraversò la folla per trovarsi fuori dal campo "ragazzi divertiamoci".

Iniziò a camminare per controllare che dall'altra parte del parco non ci fosse nessuno. Aveva con se un paletto e della verbena, si sentiva Baffy in una delle sue missioni "caccia al vampiro".
I passi risuonavano sulle mattonelle che componevano il vialetto che percorreva tutto il parco, la sua attenzione fu attirata da una ragazza seduta su una panchina intenta a leggere, era umana -senza dubbio- sentiva il suo cuore battere e il sangue percorrere tutto il suo corpo. Velocizzò il passo e le si mise difronte in modo da attirare la sua attenzione. « Dovresti essere alla festa!» Suonò quasi come un ordine, ma Damon non voleva quello, evitare morti per una serata sarebbe stata la sua missione. « Sai delle misure di sicurezza?» Guardò la ragazza che per un attimo aveva alzato gli occhi dalle pagine e li aveva puntati nei suoi. « Non ... è ... sicuro. » Quando i loro occhi si incontrarono la voce gli si spezzò in gola. « Katherine! »

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 15, 2016 ⏰

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