12 In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Gv 14, 12
Non è facile intendere e penetrare il significato delle parole del Signore: Chi crede in me farà anch'egli le opere che io faccio; se non che, a queste parole già così difficili, il Signore ne aggiunge altre, ancor più difficili da comprendere: E farà cose ancor più grandi di queste. (S. Agostino, "In Iohannis evangelium")
Oggi parleremo di un versetto del Vangelo di Giovanni, non cercherò di aiutarvi a comprenderlo, poiché è impossibile per la ragione umana afferrare ciò che non è stato scritto per la mente, ma per il cuore, tenterò dunque non di far comprendere, ma di farvi emozionare dalla grandezza di tali parole.
Per poterci avvicinare alla parola di oggi, vi prego di abbandonare ogni dinamica umana appartenente al mondo, dimentichiamo la filosofia, la teologia, la religione, perché quando i nostri occhi incontrano il Vangelo, è come se Dio stesso parlasse con noi in un istante di grazia, in cui non è più una questione di mente, ma di emozione, d'intuizione spirituale, è uno squarcio d'eternità regalato dall'amore di Dio Padre.
In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Gesù inizia queste parole sottolineando l'importanza che esse dovrebbero avere nella cristianità, sappiamo infatti che quando le frasi sono introdotte da in verità, in verità, Gesù sta comunicando all'umanità un messaggio fondamentale, dunque non facciamo come gli ateniesi sull'areopago, i quali, spaventati dalla grandezza del messaggio di Cristo, dissero a San Paolo: "Ti sentiremo su questo un'altra volta." Non spaventiamoci della grandezza, non temete il mistero dell'opera di Dio. Arrivati a questo punto, penso sia necessario giungere ad una definizione di grandezza, cosa vuol dire chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi? E' una domanda che fa crollare ogni certezza ed ogni teologia. Che cos'è dunque la grandezza per Gesù?
La grandezza di Dio non appartiene al mondo, grandezza non significa essere vescovi o cardinali, dottori o ingegneri, papi o capi di stato, essere grandi non è conquistare un'autorità, non è raggiungere il successo del mondo. La vera grandezza risiede nell'umiltà, è in tutto ciò che il mondo ha reso piccolo e insignificante ed è per questo che gli ultimi saranno i primi, ecco perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sin dall'antico testamento Dio preferisce gli ultimi, ribaltando le convinzioni umane ogni qual volta si presentano come ostacolo alla sua parola, infatti, in un viaggio attraverso i volti che hanno reso grande la storia d'Israele, scopriremmo che Dio chiama a grandi opere proprio coloro che la normalità del mondo non sceglierebbe mai: gli inetti, gli inadatti, gli emarginati, i deboli. Ecco chi sono i figli prediletti del padre.
Giuseppe, il re dei sogni, picchiato e successivamente venduto come schiavo, diventa il principe d'Egitto, secondo solo al faraone; Mosè, balbuziente e incapace di parlare innanzi a un pubblico, viene scelto per salvare il popolo di Dio dal giogo dell'Egitto; Davide, ultimo tra i figli d'Iesse, viene unto da Samuele re d'Israele. Sono molteplici gli esempi nella Bibbia in cui gli ultimi diventano i primi, secondo la legge evangelica per cui dall'umiltà, dalla piccolezza del proprio stato, nasce la grandezza dei figli di Dio, ma l'esempio più commovente di tale ossimoro esistenziale, ce lo dona ancora una volta Gesù. Dio, l'ente più immenso di tutto ciò che può esistere, talmente grande che nemmeno l'universo è capace di contenere, colui che ha creato i monti e i mari, il cielo e la terra, le cose visibili e quelle invisibili, si incarna in un infante, partorito da una vergine tra paglia e fango, infine si rivela innanzi a delinquenti e malfattori. Fratelli e sorelle, è questa la degna rivelazione del figlio di Dio sulla terra? Vi par degna d'un re? Sappiamo fin troppo bene dove la logica umana conduce questa domanda, invece Gesù, con la sua vita e il suo Vangelo, risponde in modo del tutto sorprendente per i nostri cuori addormentati dalla società, per noi uomini incapaci di andare oltre tutto ciò che il mondo, o la religione, ha dichiarato degno o indegno. L'esempio che più mi affascina, per quanto concerne questo tema, è la lavanda dei piedi, in cui Gesù, il Cristo, l'unto del Signore, si inginocchia a lavare i piedi di coloro che il Padre ha pensato dall'eternità. Fratelli e sorelle, questa è la grandezza nel Vangelo, la grandezza è il figlio di Dio, dunque ciò che di più degno e perfetto possa esistere, che nasce sulla terra per essere servo degli uomini. Il nostro è un Dio che non è venuto per farsi servire, ma per servire: questa è la grandezza nel Vangelo. Come già avete inteso, la grandezza nel Vangelo è un concetto esattamente opposto a quello che il mondo cerca d'imporci. Tornando ai versi di Giovanni, le opere più grandi, di cui parla Gesù, vanno intese col senso che abbiam discusso fin ora, giacché è dalla piccolezza, dal servizio verso i fratelli che nascono le opere grandi, torniamo dunque ad essere servi, a partire dalle semplici necessità di una fraternità come la nostra, dove ho notato con tristezza che i normali servizi come il dare la comunione, il cantare, l'essere nel pastorale ecc. , corrono il grave e pericoloso rischio di non essere più un servizio, ma un onore. Siate dunque servi, perché è questa la grandezza a cui Gesù ci chiama.
Partendo da questo concetto di grandezza, desidero continuare a celebrare la bellezza dei versetti di Giovanni, i quali contengono significati oltre la sfera del comprensibile, soprattutto per noi cultori dello Spirito Santo, chiamati ad andare oltre esercitando i carismi che il Padre ci ha concesso. Ho voluto insistere sul legame tra grandezza e umiltà perché solo così possiamo avvicinarci al significato dell'utilizzo dei carismi. Estendendo il concetto di servizio, sappiamo dall'apostolo Paolo che Gesù non ci ha lasciati inermi nel diventare servi della comunità, poiché lo Spirito Santo ci ha donato i carismi, i quali celebrano la grandezza di Dio, non dell'uomo, prendendo in prestito le parole di Papa Francesco: il carisma è una grazia, un dono elargito da Dio Padre, attraverso l'azione dello Spirito Santo. Ed è un dono che viene dato a qualcuno non perché sia più bravo degli altri o perché se lo sia meritato: è un regalo che Dio gli fa, perché con la stessa gratuità e lo stesso amore lo possa mettere a servizio dell'intera comunità, per il bene di tutti.
San Paolo dice chiaramente che I carismi sono una manifestazione particolare dello Spirito data a ciascuno e ancora che Ciascuno viva secondo il carisma ricevuto, mettendolo a servizio degli altri. Il carisma è dunque un dono irrevocabile di Dio Padre per mettersi a servizio della comunità.
Il servizio per i fratelli ci conduce a compiere opere anche di più grandi e per farlo, come possiamo leggere nei versi immediatamente successivi a questo, Gesù ci dona lo Spirito Santo, come Gesù dice nei versi immediatamente successivi: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce (Gv 14, 15). Vi prego tuttavia di prestare attenzione alla superbia umana, che s'insidia dietro ogni opera, la quale osa sfidare Dio credendo di essere più grande. Le opere che compiamo attraverso i Carismi non ci rendono più potenti e più grandi e non dipendono da noi, perché ricordate: senza di me non potete far nulla, ma per mezzo di lui possiamo fare tutto perché tutto posso in colui che mi dà la forza.
Fratelli e sorelle, da più di vent'anni è nata questa meravigliosa famiglia che è la fraternità e da più di vent'anni i miei occhi hanno visto e le mie orecchie hanno udito opere grandi! Nell'eucarestia d'intercessione, nel momento delle testimonianze, il mio cuore si emoziona nell'ascoltare le grazie che il Signore ci ha concesso, esse sono la prova tangibile dell'opera di Dio in mezzo a noi. Gesù ha davvero compiuto tra noi opere grandi, miracoli, prodigi e guarigioni!
Fratelli e sorelle, non stiamo parlando più di un Vangelo sepolto sotto le macerie operate dalla pazzia dell'uomo, non parliamo di un uomo morto sulla croce duemila anni orsono, qui parliamo di un Gesù vivo che opera in mezzo a noi, un Dio che passa nell'assemblea riunita innanzi a lui, un Dio che guarisce i suoi figli con la sua mano e se crediamo in lui allora compiremo opere ancora più grandi. Se crediamo in lui non ci dobbiamo fermare a ciò che i nostri occhi possono vedere e che le nostre menti possono comprendere, non feriamoci alle sciocchezze dell'uomo, poiché Dio ci ha affidato il mondo in mano. Siate dunque servi l'uno dell'altro, abbiate gli uni per gli altri gli stessi pensieri e sollecitudini, non aspirate a cose eccelse, ma lasciatevi attrarre da cose umili, giacché nell'umiltà giace la vera grandezza! Solo così si compiranno le opere più grandi di cui il Signore parla, e dal servizio attraverso i carismi ammireremo miracoli, prodigi e guarigioni.
Non basta placare il nostro senso di colpa dando due soldini la domenica, organizzare qualche eventino in parrocchia, o impartire ai ragazzi lezioni antiquate di catechismo, non basta tutto ciò poiché Dio ci chiama ad opere più grandi e dunque non temete e abbiate il coraggio che appartiene ai figli di Dio, ciò che dona a Pietro la forza di dire allo storpio: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!
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