10. Mia

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Due mesi dopo...

Due mesi fa, Simone, mi aveva mandato il video che avevo fatto con il suo telefono. All'inizio, quando ho visto il video, ci ero rimasta malissimo, perché pensavo di averlo eliminato.
Che, tra l'altro, non so nemmeno del perché ho fatto quel video.

Ed ora, eccomi qua, su un aereo per tornare nella mia vera casa.

Appena sarò arrivata a casa, aiuterò, insieme a Samanta, Camilla per il suo matrimonio.

E, ritornando al fatto di Simone, non sono ancora riuscita a dimenticarlo. Penso a lui praticamente ogni giorno, anche involontariamente.

Sopratutto quando mettevo la musica alla radio e partiva la nostra canzone.
Credo proprio che io non lo volessi ancora dimenticare.

A proposito di Camilla e sanata, mi hanno detto che Simone aveva fatto il test di paternità, a insaputa di Clara, ma che alla fine il test era uscito positivo...

Chissà cosa sarebbe successo se fosse uscito negativo...

...

Finalmente uscii dall'aereo. Quelle ore di viaggio non finivano più.

Chiamai il taxi, gli diedi l'indirizzo di casa di Camilla e ripetei il lungo viaggio che avevo fatto quando volevo prendere l'aereo.

In meno di un'ora arrivammo davanti al palazzo. Ammetto che mi era mancata questa città.

Pagai il tassista, presi la valigia e lo zainetto e mi avviai verso l'interno.

L'ascensore era rotto.

Merda.

Dopo una sessantina di scale, portandomi dietro anche la valigia, riuscii ad arrivare davanti alla porta.

Suonai al citofono e aspettai che qualcuno mi aprisse.

Nessuno.

Suonai di nuovo.

Niente.

Allora tenni il dito premuto sul bottone. La porta si aprì rivelandomi una Camilla assonnata.

"Non hai un'ottima cera..." Affermai.

"Ci credo, sono stata dodici ore att... MIA!!!" Mi salto in braccio.

"Hey" risposi ridendo.

Entrammo e iniziò a farmi 739391625220383729 domande. Tutte in una volta sola.

"Ragazza, calmati" la fermai.

"Scusami..." Disse e poi iniziò a ridere e io la seguii.

"Dai, raccontami tutto" disse incrociando le gambe.

"Beh... Che ti devo raccontare... Sono stata a Sidney..." Mi bloccò.

"Ma davvero?! Pensavo fossi stata in Alaska!" Disse e iniziò a ridere, poi mi guardò e disse "va avanti"

"Prima di fare domande, fammi finire se no perdo il discorso" le dissi e lei annuì " allora... A Sidney ho incontrato Andrea e Giacomo con le loro ragazze, abbiamo parlato del più e del meno e mi hanno anche chiesto del perché non gli avessi invitati al matrimonio... Poi... Ah, sì... Ho conosciuto un ragazzo, si chiama Jason, è un ragazzo sta figo, poi gli occhi sono tipo una cosa... WOW... E, se non ti dà fastidio, vorrei chiedergli di essere il mio accompagnatore al tuo matrimonio... Cioè, stiamo un po' insieme, una serata tra amici e ve lo faccio conoscere... È un ragazzo d'oro, sua sorella anche, poi ci sono anche i suoi amici che mi hanno fatto sentire come se fossi a casa... E... Ma... L'ultima cosa, quella per cui volevo andare la, non sono riuscita a compierla... Non sono ancora riuscita a dimenticarlo. Lo so, ora mi dirai che devo ricordarmi che due mesi sono pochi per una storia come la nostra, che ci vuole più tempo e bla bla bla" dissi "puoi parlare" continuai.

"Del fatto che non sei riuscita a dimenticare Simone è una cosa normalissima. Siete stati insieme per due anni, quasi tre, non potrai dimenticarlo in uno schiocco di dita" disse serena, poi però scoppio e disse "chi è Jason?! E lo voglio conoscere, quindi portatelo al matrimonio! Ora racconta!"

"Ehm... Beh... Jason è un ragazzo che lavora nel hotel in cui sono stata a Sidney, infatti ci siamo conosciuti la. Eh... Niente, è molto simpatico, è un figo pazzesco, ha una sorella fantastica... E, boh, ci siamo conosciuti mentre stavo facendo colazione e lui si era seduto al mio tavolo sorridendomi. Da lì abbiamo iniziato a parlare, siamo usciti un paio di volte, ho conosciuto i suoi amici, e abbiam..." Fui interrotta dallo aprire della porta e da un urlare.

"SIAMO TORNATI!" Urlò una voce femminile. E chi poteva essere se non mia sorella.

Mi voltai verso le voci e la prima cosa che notai furono un paio di occhi verdi.

Occhi verdi contro occhi azzurri.

Si mosse verso la mia direzione. Mi alzai in piedi senza staccare il contatto visivo, e in quel momento fece una cosa che, avrei voluto che succedesse da molto tempo, ma non mi sarei mai aspettata che lo fece.

Ma mi dovetti ricredere, perché in quel momento le sue mani finirono sulle mie guance, e la sua bocca si unì alla mia.

Credevo di odiartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora