Non gli piaceva. Non gli piaceva assolutamente la decisione che aveva preso. Ma doveva, ne sarebbe valsa la pena. Doveva mostrarsi a lei, voleva farlo. Perchè lui l'amava, e non avrebbe potuto resistere ancora a lungo sapendo che lei non avesse la benchè minima idea che lui esistesse, e che ormai da quella che era una vita le stava accanto, non la lasciava mai. Perchè lui era il suo angelo custode, e non l'avrebbe mai lasciata sola. Solo che qualcosa era andato storto, qualcosa di non previsto, che non sarebbe dovuto succedere. Si era innamorato di lei, poco alla volta, lentamente. Si era innamorato di tutte le sue piccole cose, di tutti i suoi sbagli e di tutte le volte che lui c'era stato per lei e l'aveva salvata, nonostante lei non ne fosse consapevole.
Non era previsto che si innamorasse, un angelo custode non doveva innamorarsi. Era una delle regole. Non si potevano provare delle sensazioni così vicine a quelle degli umani. Oltre al fatto che fosse contro natura, perchè loro non erano umani, e non potevano provare quei sentimenti. Loro non avevano emozioni. Non provavano gioia, né dolore. Niente. Loro erano stati creati per non farsi distrarre da tutte quelle sensazioni umane, che avrebbero solo compromesso il loro lavoro, che li avrebbero solo distratti dal proteggere il loro umano.
Così, quando Ron aveva scoperto di provare qualcosa, nel profondo, verso quella bellissima ragazza sua protetta, con i capelli sempre un po' scompigliati e i denti forse un po' troppo grandi, era rimasto interdetto. Non era possibile, qualunque cosa fosse. Non era possibile che qualche strana forza incomprensibile spingesse sempre la direzione dei suoi pensieri verso il suo futuro con lei. Ma non un futuro con lui come angelo e lei come protetta, no. Un futuro dove lei riusciva a vederlo, a sentirlo, dove lui era finalmente al suo fianco, con i piedi per terra, senza esserle così vicino e allo stesso tempo così lontano. Era andato avanti così per mesi, illudendosi di poter smettere di provare quei sentimenti che tanto lo spaventavano, ma non ci era riuscito. E lei di certo non lo aiutava, mostrandosi a lui senza timore, inconsapevolmente. Mostrando tutti i lati di se stessa, dalla tristezza per aver preso un brutto voto, alla gioia per aver vinto una partita di pallavolo, ai pianti dopo un litigio con suo padre, alle risate con le sue amiche. No, non lo aiutava, perchè Ron sentiva, e sapeva, che si stava innamorando di lei sempre di più, che si stava innamorando di qualunque cosa di lei. Che la amava e basta, semplicemente.
Così, quel giorno, o meglio quella notte, mentre la guardava dormire, decise di farlo, di mostrarsi. Ma decise che lo avrebbe fatto gradualmente, piano piano. Lui aveva il potere di difendere il sonno della sua Hermione, doveva difenderlo dagli incubi e proteggere i suoi sogni. Ma non aveva mai provato a crearne uno. Sapeva come si faceva, certo, era stata sua madre a spiegarglielo. Allontanò il pensiero di lei, e si avvicinò al letto di Hermione. Non ci sono rischi, si disse. Devo solo creare un'immagine, nulla di più. Guardò lei, così rilassata sotto le coperte, e non impedì ad un sorriso dolce di farsi spazio sul suo viso. Prese un profondo respiro e poggiò delicatamente la sua mano sulla fronte di lei. Si inginocchiò lentamente ai piedi del letto e cominciò a formulare le immagini.
Hermione stava camminando su una spiaggia, la sabbia chiara che le solleticava i piedi. Stava cantando la sua canzone preferita, mentre alzava gli occhi al cielo azzurro, gli occhiali da sole che la proteggevano dalla luce di quella lucente macchia di colore giallo. Successe in un momento. Qualcuno le prese entrambe le mani e la sollevò su, su, e ancora su. Abbassò lo sguardo e vide la spiaggia lontana sotto di sé. Ma la cosa strana è che non aveva paura. Perchè lo vide. Vide il ragazzo che la stava tenendo sollevata, con un tocco delicato e al tempo stesso rassicurante. Aveva i capelli rossi e un po' di lentiggini. Era vestito totalmente di bianco e aveva due grandi ali, anch'esse bianche, che svolazzavano nell'aria e davano l'impressione a Hermione che fossero soffici quanto le nuvole. Il contrasto del rosso dei capelli di quel ragazzo e le sue ali, era di una stranezza anormale. Era tutto così lucente, irreale e al contempo reale al massimo, che Hermione ebbe quasi voglia di avvicinarsi e toccare il viso di quel ragazzo, che le sorrideva amabilmente. È un angelo, pensò. E sì, ne era davvero convinta. Sapeva che se si fosse lasciata andare, quell'angelo non avrebbe esitato ad afferrarla e a stringersela vicino, al sicuro.
STAI LEGGENDO
Clouds || Romione
Fanfiction"Ti sono sempre stato vicino, anche se tu non mi potevi vedere. Ti ho sempre aiutato e protetto. Ero sempre lì a condividere le tue gioie e i tuoi dolori. Però poi è successo qualcosa. Noi angeli non possiamo provare sensazioni umane, è contro natur...