11. Possesso

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Come volevasi dimostrare é stato facile dormire. Finalmente mi sono riposata, riposata davvero.
Le notti ormai erano tempestate da incubi, dai quali non riuscivo a svegliarmi.
Brucia. Il taglio, intendo. Non fa male, é un bruciore leggero, come quello del sole d'estate. Assomiglia un po' alla sensazione dei raggi sulla pelle. Spero solo nessuno se ne accorga.
Mamma è partita presto. Adesso siamo solo io, papà e Sofia in casa.
Ho fame, ho molta fame.
Mi alzo. Mi gira un po' la testa, penso sia normale. Devo nascondere tutto. Nella scarpiera. I genitori non controllano mai la scarpiera, é sempre stato il mio nascondiglio quando non voglio far trovare qualcosa.
Esco di camera. La casa é ancora silenziosa. É tutto spento, papà ha le ferie fino all'inizio della scuola, approfitta sempre di questo periodo per riposarsi.
Mi faccio un cappuccino e mangerò un po' di biscotti. Oggi posso fare le cose con calma e leggerezza. Non c'è nessuno che mi controlla.
I biscotti al cioccolato sono i miei preferiti, sono perfetti per iniziare la giornata.
Qualcuno si è svegliato. Sento i passi che si avvicinano alla cucina. Struscia i piedi. È papà. Sudo freddo. Il cuore inizia ad accelerare. Cosa farà? Cosa mi dirà? Non c'è più mamma nei paraggi.
Apre la porta. Mi guarda. Sembra arrabbiato, ma anche divertito.
"Alice"
"Papà"
Non mi piace per niente.
"Io e te avevamo un patto, ricordi?"
"Papà io.."
"Stai zitta." Si avvicina. Mi prende il viso con una mano stringendo intorno alla bocca. "Sei solo una puttana. Ma sei la mia puttana. Io ti ho generato. Io ti ho dato la vita. E te hai dato ciò che ho creato io ad altri. Non era così il patto. Sei stata una bambina cattiva"
Mi afferra per il braccio e cerca di portarmi giù.
"No papà ti prego, basta laggiù, ti prego"
"Muoviti. Ti prego? Devi pagare per i tuoi peccati. Dio ti perdonerà"
"Lasciami andare. Lasciami andare"
É troppo forte. Non riesco a svincolarmi dalla sua presa.
Mi butta giù dalle scale. Rotolo giù. Mi fa male tutto. Le lacrime salgono agli occhi. Il dolore é lancinante. Devo essermi rotta qualcosa.
"Cosa pensavi di fare eh? Disobbedirmi senza che io me ne accorgessi? Pensavi di farla franca?"
É davanti a me, mi guarda con quegli occhi. Occhi pieni di odio. Occhi pieni di desiderio.
Lo tira fuori.
"É questo che volevi eh? Ma non ne avevi abbastanza? Non ne avevi abbastanza?"
Si china su di me, mi toglie il pigiama. Mi penetra. Mi fa male.
"Questo ti basta? Rispondimi puttana. Così ti piace? Rispondimi ho detto"
"Si. Si. Mi piace"
"Bene" Si ferma. Abbassa la voce. "Allora sono sicuro che piacerà anche a qualcun altro"
Sofia.
Mi spinge dentro la gabbia e chiude.
"No, ti prego. Ho sbagliato io. Lasciala stare. Ho sbagliato io, lei non c'entra niente."
"Io ti avevo avvertito"
Sale le scale e scompare. Prenderà Sofia. Fará del male a lei. Non può farlo. Lei non c'entra nulla.
Sento urlare. L'ha svegliata.
"Dove mi porti, papà, dove mi porti?" É la sua voce.
Lui non risponde. Dopo poco sono di nuovo in cantina. La butta per terra.
"Papà ti prego, prendi me, non farle del male" Cerco di supplicarlo, ma sarà inutile. Quello sguardo. Non si fermerà.
"Diglielo Alice. Dí a tua sorella perché. Spiegare il perché di tutto questo. É solo colpa tua."
É solo colpa mia.
Si china su di lei. La gira, in modo che abbia la pancia a terra. Le gira il viso verso di me. É rigato di lacrime. Le leva il pigiama.
Sofia grida. Non riesco a guardare.
"Guardala Alice. Guarda tua sorella, o farò anche di peggio. Vuoi che la picchi?"
"No, no, va bene, guardo"
E lui continua. E Sofia grida più forte. E lui spinge più forte. E Sofia piange. E così per un'ora. Mia sorella é seviziata, peggio del solito. Non nello stesso modo. Mia sorella é molestata. Come un animale. E la colpa, é solo mia.

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