Capitolo dieci, ovvero Pranzo in famiglia

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Dieci giorni dopo

I pranzi in famiglia sono come un tuffo nel passato.

È un po' come tornare piccoli di nuovo. Non sei più la ragazza di ventisei anni, no, ora sei di nuovo quell'adorabile bimba birichina di tanto tempo fa. Non sei più la ragazza che decide autonomamente cosa mangiare, come vestirsi o a che ora rientrare, ora sei tornata ad essere la bambina alla quale la madre dice di mangiare la verdura perché fa bene, sei la figlia che deve mettersi la canottiera perché se no le viene il raffreddore, sei la minore che deve rientrare presto se no il giorno dopo a scuola avrà sonno. Non hai più ventisei anni, per tua madre avrei, sempre e comunque, cinque anni!

- Lakisha, ripeti perché dobbiamo andare a pranzo da mamma e papà? – chiesi a mia sorella una Domenica a mezzogiorno.

- Perché è da tanto che non ci vede. – tentò Lakisha.

- È venuta ieri mattina a fare colazione al negozio! – dissi ad alta voce dalla mia camera da letto, così che mi potesse sentire dall'altra parte del corridoio.

- È da tanto che non ci vede papà. – ritentò Lakisha.

- C'era anche lui a colazione ieri! –

- Allora perché a pranzo ci saranno anche Alina e Monica.-

- E chi se ne frega! – dissi mentre sceglievo cosa mettere.

La faccenda del "cosa indosso per il pranzo in famiglia" era una faccenda seria. Dovevo scegliere esattamente i vestiti che mia madre avrebbe voluto che mettessi. Adesso che ci penso, era meglio consultare un'indovina!

- Cassy, vado bene così? – chiese Lakisha entrando in camera mia.

Lakisha aveva messo dei jeans attillati, bassi in vita con una maglietta a mezze maniche piena di borchie che le lasciava scoperto l'ombelico.

- Ci provi proprio gusto a sentire la mamma urlare, vero?-

- Uffa! Che mi metto allora? – disse mia sorella, sbattendo i piedi per terra.

- Metti una camicia! – dissi tassativa a Lakisha.

- Che schifo! – protestò lei.

- Non rompere! Esegui! – comandai a mia sorella.

- È tutta colpa tua! Se tu non ti vestissi sempre elegante e fighetta la mamma non romperebbe dicendo: "guarda come si veste bene Cassandra! Oh se anche tu Lakisha ti vestissi come lei!". – disse Lakisha, mimando la voce acuta di nostra madre.

- Se anche tu, per una volta, ti vestissi come me, la mamma non romperebbe così tanto! – dissi, mentre cercavo la camicia a mezze maniche per Lakisha nei cassetti.

- Uffa va bene! Dammi quella stramaledetta camicia! Pure bianca! Uffa! – disse scocciata mia sorella.

Io indossai un tubino blu scollato sul davanti e con lo spacco dietro. A causa del caldo poi, decisi di legarmi i capelli in uno chignon sulla nuca.

- Posso mettere almeno gli stivali? – chiese Lakisha.

- Non quelli con le borchie. – dissi anticipando le sue idee.

- Accidenti! –

Io indossai delle fantastiche Louboutin nere con pizzo trasparente sul collo del piede. Le adoravo! Esattamente come tutte le altre mie 31 scarpe!

Una volta pronte, io e mia sorella salimmo in auto e ci avviammo verso la casa in cui avevamo vissuto per più di vent'anni. Sorvoliamo sull'aggettivo con cui avrei descritto quegli anni!

Arrivammo in orario, ciò voleva dire che Alina e Monica non erano ancora arrivate. Loro erano sempre in ritardo. Per nessun valido motivo credo, erano sempre in ritardo e basta.

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