Lascio agli scrittori e ai poeti il compito di narrare e incantare con maestria il pubblico lettore, io mi limito nel mio piccolo e nella mia ignoranza a riportare il pensiero imprevedibile e folle della mia mente e,cosí facendo, mi pongo con umiltà d'innanzi all'apprendimento.
Non sono illustre e non tengo idee originali o mutamenti stravolgenti. Son comune e nel profondo già lo sospettavo, ma ammaliata dagli incanti e dalla superbia che mi caratterizza, cercavo di nascondere quel dubbio fino a farlo sprofondare nei lati più remoti del mio essere e ingannare così la mia mente,che a tal quesito, al tempo si dimostrò, se non scaltra, veritiera.
Son comune e forse banale, ma non c'è da vergognarsene, o almeno è ciò che miro ad evitare. Forse è proprio questo esser normale che mi potrebbe spingere a migliorare, sistemare nel mio carattere tutti quegli elementi che mi hanno portato ad esser tale.
Essere normali non è un difetto, e volersi migliorare potrebbe essere anche lodevole, ma volersi distinguere dalla banalità comune (o presunta tale) è da superbi, ingrati della ragione, sopraffatti dal sentimento di narcisismo, tal volta anche di solitudine e emarginazione, che spinge il proprio essere a voler apparire come diverso, come MIGLIORE.
Non è forse questa presunzione? Non è forse mancanza di rispetto, assenza di umiltà? Molto probabilmente non si ha sottovalutato gli animi che vediamo ogni giorno? Tutto questo non porta a pensare che da sempre ho veduto con paraocchi, come i cavalli, e che da sempre ho voluto vedere solo ciò che mi andava a genio?
A volte ho veduto il brutto, altre il bello, ma mai ho avuto una visione generale ed equilibrata di ciò che mi attorniava.
Di questo me ne rammarico, e mi rimprovero ancor di più perché in tanta superbia del mio essere, mai ho dato veramente ascolto alla mia mente, che in cuor suo sapeva perfettamente che i miei occhi erano limitati da meri e ignobili paraocchi. Ma il mio cuore, o forse il mio orgoglio (ancor più stupido e impulsivo) han voluto nascondere la verità alla mia anima, e povera, così dolce e delicata s'è lasciata abbindolare dall'inganno d'un cor che voleva esser impavido e superiore.
Talmente impulsivi, il cor e l'orgoglio mio, che lo fecero per non far dolere la mia mente.
E così, trattata come un bambino a cui si vuol nascondere una nefasta nuova per paura della sua sofferenza, perché pensato non in grado di sopportare tanta disfatta, la mia mente è stata ingannata, e proprio come l'infante che soffre quando inevitabilmente viene a scoprire della cattiva notizia e del sotterfugio, la mia mente si strazia ancora di più e rimprovera e rimpiange, gridando e minacciando di non farlo mai più perché troppa poca importanza è stata data alla ragione, e questa, troppo facilmente riesce ad avvilirsi.
Forse banale o forse incomprensibile questo testo è stato scritto, non sono uno scrittore e non mi reputo tale.
Scrivo per esplicitare le intenzioni del mio essere, ma riconosco di continuare a minimizzare e banalizzare. Non sono uno scrittore e per fortuna. Troppi rimpianti avrei nel vedere tanta bellezza e straordinarietà del mio pensiero e del mio animo così stilizzati e resi monotoni, invivibili, resi a parole, buttati su un pezzo di carta (e non sono presuntuosa nell'affermare tali parole, perché riconosco la mia ragione, e nell'esser comune riconosco la semplice bellezza dell'essere e dell'esistere dell'uomo, così tanto complesso animale).
Concludo col dire che ne esco fiera di questo scritto, che se anche non piace o non viene compreso, soddisfatta m'ha reso.
Perché ho imparato, e con umiltà e ragione, mi son messa in posizione d'ascolto...del mio animo, della mia mente e, soprattutto, della mia ragione.
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Non sono uno scrittore
Short StoryNon sono uno scrittore e non mi reputo tale...e meno male..!