Capitolo 3

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I fratelli camminarono in silenzio, uno affianco all'altra, fino alla sala da pranzo, dove Mey-Rin era indaffarata a disporre piattini, tazzine e argenteria varia.
<<Dai una mano a Mey-Rin, ti spiegherà lei cosa fare. Quando hai finito raggiungimi in cucina>> disse Sebastian in tono autoritario. Dalla sua posa, dall'atteggiamento e dal modo di parlare si vedeva che era abituato ad impartire ordini agli altri servitori, ma Lilith non poté fare a meno di ricordarlo bambino, quando era così insicuro di sé da convincere chiunque che non avrebbe mai stipulato un contratto, figuriamoci diventare il capo servitore di un'intera magione.
Lilith si rese conto che non era la sola ad essere cambiata e con rammarico ammise a sé stessa di essere stata la causa di tutti quei cambiamenti.
Lei annuì piano alle parole di Sebastian, poiché se avesse parlato la voce le si sarebbe sicuramente rotta.
Si avvicinò a Mey-Rin e questa la guidò verso un mobile che conteneva una montagna di servizi di piatti e stoviglie. La cameriera le indicò quali prendere e le spiegò in modo gentile la posizione di ogni piatto.
Lilith lavorò diligentemente, osservando la sicurezza della compagna mentre parlava del galateo, in netto contrasto con l'insicurezza trasmessa dalla sua posizione e dall'atteggiamento.
Le ragazze lavorarono in silenzio per un po', finché Mey-Rin non esordì dicendo:
<<Quindi voi siete la sorella del Signor Sebastian>>
Lilith non sapeva se fosse una domanda o un'affermazione ma rispose lo stesso affermativamente.
<<Non ci aveva mai parlato di voi. Credevamo non avesse famiglia>>
Lilith percepì uno strano mix di sensazione provenire dalla ragazza. Gelosia, sensazione di smarrimento...
Capì che Mey-Rin provava per Sebastian alcuni sentimenti, più forti del rispetto o dell'amicizia e che si sentiva tradita dal fatto che Sebastian non le avesse parlato della propria famiglia. Si sentì in dovere di rimediare, per quanto possibile.
<< Non è del tutto falso. Noi non abbiamo famiglia. I nostri genitori sono morti diverso tempo fa e non abbiamo altri parenti...>>
<<Mi dispiace...>>
<<Tranquilla, è successo molto tempo fa. Io ero così piccola che quasi non li ricordo. E credo sia uno dei motivi per cui Sebastian non vi abbia parlato di me. Vedi, quando eravamo più piccoli... Beh, diciamo che le nostre strade si sono divise in maniera abbastanza brusca... Credo che essere separato dall'unico membro rimasto della sua famiglia l'abbia portato alla decisione di eliminare tutti dalla sua memoria e da quella degli altri...>>
<<Ci tieni molto a lui...>>
<<È mio fratello... Gli devo molto. Tu, piuttosto, anche tu ci tieni molto a lui>>
<<Veramente... Io... vi prego non ditegli nulla...>>
<<Stai tranquilla, sarà il nostro segreto>> disse Lilith con un sorriso. Anche la cameriera sorrise. Lavorarono ancora un po' in silenzio, finché Mey-Rin non pose un'altra domanda.
<<Posso chiederti come mai sei qui?>>
Lilith non rispose. Nessuno avrebbe mai dovuto sapere di Adrian, della sua fuga e del suo passato.
<<Tu, invece? Come mai sei qui?>>
Neanche la cameriera rispose, anzi abbassò lo sguardo, evitando quello dell'altra.
L'espressione sul viso di Lilith si addolcì.
<<Abbiamo tutti i nostri segreti, eh?>>
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Lilith raggiunse Sebastian in cucina e fu presentata a Baldroy, che non aveva ancora abbandonato l'atteggiamento diffidente della sera prima. Questa diffidenza durò poco perché fu subito sostituita dalla curiosità e Lilith fu inondata da nuove domande su Sebastian.
Stessa cosa accadde in serra da Finnian. Per lo meno prima che facesse cadere il vaso.
Il giardiniere le aveva chiesto di portargli delle rose bianche, che sarebbero servite per decorare la tavola del bocchan -un nomignolo che i servitori utilizzavano per riferirsi a Ciel e che significava letteralmente "padroncino" o "piccolo padrone"- e Lilith fu ben felice di aiutarlo, dato che da bambina adorava le rose bianche, ma non appena sfiorò leggermente uno dei fiori questo diventò nero. Lilith si spaventò talmente tanto da far cadere il vaso, cha andò in frantumi.
Adrian non le aveva mai fatto toccare delle rose bianche e lei si era dimenticata della reazione che queste avevano al suo tocco.
Finnian si affrettò a rassicurarla, dato che a lui succedeva spesso, e la aiutò a pulire il disordine.
Lilith fu sorpresa dal fatto che non le urlasse contro, non la sgridasse o quant'altro. Anzi, Finnian era forse l'unica persona là dentro che l'apprezzava come persona. Per lui non era solo una fonte di informazioni, o una persona in più nella magione.
Per Finnian era semplicemente Lilith, un qualcuno con cui poter lavorare, ridere e scherzare.
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Passò un mese, durante il quale Lilith imparò a disporre i piatti sulla tavola, curare il pavimento della magione, lavare e stirare le lenzuola, cucinare i piatti preferiti del bocchan e varie altre mansioni.
I due fratelli lavoravano fianco a fianco e sembravano prevedere l'uno le mosse dell'altra.
L'umore in casa Phantomhive era decisamente migliorato da quando Lilith aveva fatto il suo ingresso nella magione.
Ovviamente tutto ciò era destinato a durare poco.
Poco dopo l'arrivo di Lilith, infatti, si erano verificate alcune scomparse. Giovani donne erano sparite dalle loro abitazioni senza un'apparente ragione. Inizialmente erano scomparse sporadiche che via via divennero sempre più frequenti, costringendo la Regina Vittoria a chiedere aiuto al Cane da Guardia. Fino a quel momento erano scomparse 20 donne.
Così il conte Phantomhive decise di chiedere aiuto ad una persona fidata.
Undertaker.
Lilith non sapeva chi si celasse dietro questo nome, e le storie raccontatele dai servitori erano discordanti e avevano i toni di leggende metropolitane.
Quello che era riuscita a ricavare sull'identità dell'uomo era la sua professione -un becchino dei sobborghi, proprio come diceva il nome- e il fatto che avesse fornito informazioni al conte più di una volta.
Prima di presentarsi al becchino, però, decisero che Lilith avrebbe avuto bisogno di un abito nuovo, dato che la vecchia divisa di Mey-Rin stava iniziando a logorarsi.
Andarono quindi in un negozio specializzato in divise per cameriere comode e resistenti.
Lilith provò decine di abiti dai colori più assurdi -giallo canarino, verde foresta, azzurro cielo- e si divertì a vedere come appariva con quegli abiti.
In ultimo le venne presentato un abito bianco. Lilith sbiancò (per quanto possibile, vista la sua pelle diafana) e si allontanò di qualche passo dall'abito.
<<Io non lo indosso quello>>
<<Andiamo, ti starebbe benissimo, sopratutto con quei capelli>>
<<NO!>> Urlò Lilith prima di fiondarsi di corsa fuori dal negozio.
Gli occhi pieni di lacrime le impedivano di vedere dove stesse andando, perciò inizialmente non notò un uomo camminare nella sua direzione, almeno finché non gli andò addosso, cadendo per il contraccolpo.
Lilith alzò lo sguardo per scusarsi, ma quello che si ritrovò davanti la inorridì.
L'uomo in questione era un giovane dai capelli di un rosso unico, scarlatto.
Un colore che Lilith aveva sperato di non rivedere mai più.
Non è possibile pensò mentre correva a tutta velocità alla ricerca di un posto dove stare sola.
Corse senza meta, urtando persone e pestando piedi, senza curarsi più di tanto della gente che le urlava improperi.
Dopo varie svolte si ritrovò in un vicolo relativamente tranquillo, si accasciò con le spalle alla parete.
Non è possibile.



Angolo autrice
Scusate l'attesa, ma tra scuola e impegni vari scrivere è diventato un casino.
Cercherò di trovare un ritmo più regolare, soprattutto dato che ho notato che la storia vi piace e ne sono molto contenta :)
Mi raccomando, continuate a seguire la storia e a commentare :)
Sen no kisu

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