Capitolo Decimo

85 13 13
                                    

-Alzati!-
Ero cosciente, ma non riuscivo ad aprire gli occhi. Il mio corpo doleva.

-Victoria!- qualcuno mi diede un forte schiaffo sulla guancia. Un risveglio stupendo, insomma.

-Svegliati, Wayne.- era una voce familiare...
Riuscii finalmente ad aprire gli occhi, e quasi mi prese un infarto. Xena era a cavalcioni sopra di me, impedendomi ogni movimento. Aveva i capelli davanti al viso e gli occhi stanchi, ma uno sguardo molto determinato.

-Che cosa...?- la mia voce era roca, la lingua si era attaccata al palato e le parole si impastavano.

-Finalmente sei sveglia, bella addormentata!- sbuffò la ragazza, alzandosi e tirandomi in piedi a forza. Barcollavo, ma Xena non accennava a volermi offrire il suo aiuto. Che simpatica.
Mi guardai in giro: ci trovavamo in un cunicolo sotterraneo basso e stretto, ed eravamo entrambe sporche di terra e polvere. Le mie gambe erano insanguinate e doloranti.

-Allora, che cosa ci fai qui sotto?- chiese, aspra, la ragazza. La guardai di traverso.
Doveva essere sempre così antipatica?

-Beh, di sicuro non avevo in programma una gita sottoterra! Qualcosa mi ha trascinata qui.-

-Cosa intendi? Cosa ti ha trascinata qui?- era preoccupata, ma c'era dell'altro: sapeva qualcosa di cui io non ero a conoscenza.
Le raccontai tutto, a partire da quando abbandonai la sala insieme all'Anziano.
Le raccontai del test, e il suo sguardo cadde sul bracciale che tenevo al polso. A causa della mia odiosa possessività, lo nascosi con la manica.

Era mio, solo ed esclusivamente mio.

Certo che, in quanto a possessività, in confronto a me Gollum era niente.


Quando le raccontai di Evan, il suo sguardo si incupì.
-...poi una mano cadaverica ha afferrato la mia caviglia. E da lì non ricordo altro.- finii di parlare, rendendomi conto dell'ansia quasi tangibile di Xena.

-Victoria...- sussurrò, spostandosi una ciocca verde dietro l'orecchio. Mi guardò, infondendo nello sguardo determinazione e malinconia allo stesso tempo. -Vai a chiamare Evan. Digli solo che lo aspetto, lui capirà e ti riporterà qui. L'uscita è di là.- indicò un punto dietro di lei.
-prosegui sempre dritta e troverai qualcuno a sorvegliare l'uscita. Digli che mi conosci.-
Senza neanche darmi il tempo di assimilare la risposta, arrivò dietro di me, facendo per andarsene. Si stava dirigendo verso una zona non illuminata del cunicolo.

-Dove stai andando?- chiesi.

-...Devo fare alcune cose molto importanti. Ci si vede in giro, Wayne.- si girò, andandosene.
La guardai camminare con quei passi pesanti finché non fu quasi al limite del mio campo visivo. Riuscii solo a notare la sua incertezza ad andarsene definitivamente. La ragazza iniziò ad emettere una luce color smeraldo, dapprima soffusa e in seguito sempre più forte. Voltò leggermente la testa, sorridendo mestamente.
A quel punto mi incamminai nella direzione che mi aveva indicato, alla sola luce di qualche torcia appesa qua e là.

Cosa stava succedendo?

Mi mancava casa, mi mancavano la mia famiglia e i miei amici. Mi mancava la mia vecchia vita, semplice e serena.
Ma, al contempo, volevo andare sempre più a fondo in questa avventura, in questo misterioso mondo di cui, a quanto pare, facevo parte.

-Ragazza?- un'aspra voce maschile mi ricondusse alla realtà.
Guardai chi avevo di fronte: era un uomo sui venticinque anni, molto muscoloso. Mi ricordava un tedesco, dati i suoi colori chiari, la sua altezza e il suo tono autoritario. Portava un'ascia appesa alla cintura.

-Chi sei?- chiese. Dietro quell'uomo si stagliava l'uscita. Era lui la persona che cercavo?

-Mi chiamo Victoria Wayne. Conosco Xena...- un vuoto si impadronì della mia mente. Qual era il cognome di Xena? Percorsi ogni secondo passato, finché non ricordai. -...conosco Xena Lancaster.-

-Ah, capisco. Molto piacere, io sono Devon Lancaster, suo fratello.-
Strabuzzai gli occhi, mentre Devon rideva.
A causa di tutta quella polvere, iniziai a tossire.

-Non siamo consanguinei, ragazza, ma è come se lo fossimo. L'ho presa sotto la mia ala protettrice giusto giusto qualche secolo fa.- gli occhi celesti del ragazzo erano posati su di me, mentre la mia faccia divenne bluastra. Tra l'allergia e l'assurdità che Devon aveva appena detto, credevo di soffocare.

-Ehi, ehi, calma.- mi diede qualche colpo sulla schiena, e la tosse smise di assillarmi.

-Qualche... Qualche secolo fa?!- chiesi, sconvolta, con una voce da far invidia a una gallina strozzata.

-Oh, nessuno te l'ha detto? Una volta che i Salvatori giungono alla Dimora, divengono quasi immortali.-

-Quasi immortali?- che confusione!

-Esattamente. Possiamo morire in battaglia o nel mondo mortale, ma qui possiamo solo essere feriti.-

-Ma è fantastico!-

-Non esattamente, Victoria. C'è chi usa questa nostra caratteristica per scopi veramente crudeli...-
Alla mia espressione confusa e interrogativa, il ragazzo sospirò. -Un giorno saprai ogni cosa, Predestinata, ma non è questo il giorno. Ora vattene, esci da questo posto infame e torna dentro al castello, dove tutti ti acclameranno.- le sue parole mi confusero non poco, ma ero da lui per ottenere una risposta precisa, non per pormi ulteriori domande.

-Sto... Sto cercando Evan Tyler. Sai dirmi dov'è?- il biondo si irrigidì e serrò la mascella.

-Sicuramente sarà a casa sua. Procedi verso est finché non vedi una piccola abitazione. Adesso va'.- mi diede una piccola spinta, e corsi per qualche metro.
Quando mi voltai, il ragazzo era a guardia dell'uscita, con l'ascia in mano e un'espressione indecifrabile in viso.
Iniziai a correre: avevo davvero bisogno di una figura amica, e solo Evan Tyler rappresentava un amico in quel posto.
Corsi, veloce come non facevo da tempo.
Pioveva, l'erba era piuttosto scivolosa. Rischiai più volte di cadere, ma stranamente restai in piedi.

Eccola!

In lontananza si vedeva la piccola casa del ragazzo.
Corsi più velocemente, finché non notai qualcuno seduto davanti alla porta. Si teneva la testa tra le mani, probabilmente piangeva.
Riconobbi Evan quando fui a qualche metro di distanza, allora rallentai.
Arrivai da lui camminando tranquillamente, finché non gli fui davanti.
Il ragazzo alzò il viso e sgranò gli occhi.

-Ehi- esordii. -Non pensavi certo che me ne sarei andata senza i biscotti che mi avevi promesso, vero?-
Risi, e lui mi imitò. Si alzò in piedi, abbracciandomi.

-Sono contento che tu stia bene, Victoria.-

Mi strinse a sé, appoggiando il mento sui miei capelli.
Mi abbandonai tra le sue braccia, sorridendo.
In quel momento, i biscotti potevano anche aspettare.


Spazio autrice:
Ciao a tutti! Innanzitutto volevo ringraziarvi per il meraviglioso traguardo che questa storia sta raggiungendo. 500 (e più) visualizzazioni! Cavoli, siete veramente tanti. Grazie ad ognuno di voi.
Grazie a te che stai ancora leggendo queste mie parole, perché senza di te questa storia non esisterebbe.
Un bacio!

-Reyna

*Are you waiting the Midnight?*

Midnight: Death is coming.     _Sospesa._Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora