Un vortice di emozioni

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Perdere un fratello è orribile.
Perdere chiunque è orribile, ma un fratello è peggio di tutto.
Di un fratello senti la mancanza, attimo dopo attimo.
In ogni occasione.
Prepari la tavola per la cena e inconsciamente apparecchi anche per lui. Quando urli "è pronto" e arrivano tutti, tu ancora aspetti, perché per te non sono tutti arrivati. Mancava ancora lui.
Imad non era uno di cui non si sentiva la presenza.
Lui odiava uscire troppo, amava stare a casa a giocare con la play o guardare un film dopo l'altro
Lui diceva sempre di voler diventare un pilota, infatti si iscrisse all'Istituto superiore per Aeronauti.
Ricordo ancora quando morì Paul Walker. Mio fratello pianse. So che sembra stupido che un ragazzo pianga per la morte di un attore, ma lui aveva passato la sera prima a guardarsi tutti i suoi film.
Quando gli chiesi perché stesse piangendo, mi rispose "Mentre lui era lì a combattere contro la morte, io ero qui, seduto su una sedia a guardare i suoi film".
Bhe io ho tanta rabbia dentro, perché mentre mio fratello stava combattendo contro la morte, quell'infermiera era lì che pensava a quando sarebbe potuta tornare a casa.
Perché? Perché le persone sono così banali. Come si fa a banalizzare la morte? Come?
Come si fa ad essere così egoisti da pensare alla propria voglia di tornare a casa, quando davanti a te c'è un ragazzo aperto su un tavolo?
Ero stanca. La mia mente era stanca.
Avevo perso un fratello. Un padre. E la fiducia nel servizio sanitario di questo paese. Avevo perso la fiducia nelle persone. La voglia di vivere.
Credo che l'unica cosa che mi tenne lontana dall'unica alternativa che trovai era la stessa che mi aveva tenuta lontana dallo scappare via di casa quando mio padre tornava ubriaco. La mamma.
Mia madre stava già provando un dolore che la stava distruggendo. Aveva perso un figlio per colpa di un marito, che aveva accettato lei e che ora era in prigione.
Se io avessi deciso di suicidarmi o avessi deciso di andare via, io avrei danneggiato anche lei e i miei fratelli.
Non so se si riprenderebbe da una cosa del genere, perciò non pensai egoisticamente come fece l'infermiera per colpa della quale mio fratello è morto.
E poi, Allah era l'unica certezza e sicurezza mi fosse rimasta, non avrei mai potuto fare qualcosa che non avrebbe accettato. Sarei stata una delusione anche per lui.
Dovevo resistere.

Nessuno di noi ebbe la forza ne la voglia di organizzare un funerale, avremmo voluto non doverlo fare, non dover affrontare gli sguardi accusatori della gente.
Gli arabi sono una rara specie di persone per cui, anche se ti è morto un figlio o un fratello, avranno comunque il coraggio di non risparmiarti uno sguardo maligno su tuo padre.
Però, mio fratello meritava una degna cerimonia. Glielo dovevamo.
Ci penso la mamma di Ilham ad organizzare tutto.
Di questo gliene saremo sempre grati così come sarò sempre grata a Ilham per il sostegno che mi diede in quel periodo della mia vita.
Io e la mamma non ci facemmo vedere granché dalle persone, non volevamo la loro pietà o compassione.
Noi eravamo donne. Donne che nonostante tutto si sarebbero rialzate e sarebbero andate avanti.
Donne che avevano imparato da questo una grande ed indimenticabile lezione di vita. Mai più avremmo accettato di essere trattate male da un uomo, perché se avessimo messo in riga papà, non sarebbe successo niente di tutto questo.

Il funerale di mio fratello fu tre giorni dopo la sua morte, perché inizialmente fu solo una morte celebrare, poi anche il suo corpo cedette.
Le persone erano invitate a pranzo, perciò dovetti farmi forza ed aiutare khalti con i preparativi.

Quando le donne cominciarono ad entrare, mamma disse che potevamo solo salutare ed andare via a nasconderci da qualche parte, ma non ce la feci neanche a far quello.
Dopo avere sentito le condoglianze delle prime persone, non riuscivo più a trattenere un nodo in gola, che piano piano si faceva sempre più grande.
Allontanai la donna che mi stava per salutare , di cui non conoscevo neanche il nome, e corsi via.
Scesi giù nel garage di casa, ero sicura che lì non avrei trovato nessuno.
Una volta superata la soglia del garage, scoppiai in un sonoro pianto. Non ce la facevo più a trattenermi. Non riuscivo più ad essere io quella forte che ha dovuto chiamate khalti per i preparativi, che ha dovuto chiedete il trasferimento della salma in Marocco, che ha dovuto chiamare i parenti in Marocco e che ha dovuto testimoniare al tribunale per negare a mio padre la scarcerazione temporanea per partecipare al funerale di suo figlio, nessuno voleva vederlo lì. Avevo diritto anche io a star male, a piangere e a sfogarmi.
Era la prima volta che mi rendevo davvero conto di quello che mi stava succedendo. La prima volta che tiravo fuori il vortice di emozioni che avevo dentro.

Sentii avvicinarsi qualcuno.
Mi girai.
Era in un abito nero elegante, probabilmente si era vestito così per il funerale di mio fratello. Aveva i capelli un po' più lunghi, ma gli stavano molto bene. Aveva lasciato crescere la barba, o forse non aveva pensato di tagliarsela. Lui e mio fratello erano molto amici nonostante la differenza di età, lui lo trattava come un fratello minore e, spesso, giocavano insieme alla play.
"Hamza.."
Si fermò un attimo davanti a me e mi guardò dritta negli occhi. Per la prima volta dalla morte di mio fratello, qualcuno non mi guardava con uno sguardo di Pietà o compassione. Lui mi capiva.
Però, era stato uno stronzo. Non avevo voglia di pensare al fatto che mi avesse presa in giro. Al fatto che mi avesse sentenziato che se ne sarebbe andato in Svizzera chiudendo la porta, senza neanche parlarne o interessarsi a come avrei potuto prenderla. Non avevo bisogno di un motivo in più per star male, così mi girai e feci per andarmene.
"Vattene" gli dissi con quel poco di fiato che ero riuscita ad accumulare tra un singhiozzo e l'altro.
Ignorando palesemente il mio ordine, mi tirò a se dalla mano e mi abbracciò.
Mi strinse a sé, rendendo così invano qualsiasi mio tentativo di sfuggire alla presa.
Dopo un po' dimenticai il motivo per cui stavo combattendo contro quel caloroso abbraccio.
Per un attimo decisi di ignorare gli eventi e di dimenticare cosa fosse successo prima. Mi abbandonai al suo abbraccio e lo strinsi anch'io.
Mi lascia di nuovo andare e scoppiai a piangere.
Lui non disse nulla. Rimase in silenzio.
Avrei voluto rimanere così per sempre.

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