Together Again

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Tutto sembrava improvvisamente immobile. Il mio corpo giaceva supino su un letto, duro quanto la pietra, al centro di una stanza - forse, non ne ero sicura - immersa nel buio totale. Io che di solito avevo paura del buio, mi sentii in pace, o quasi.

Lo sentivo, quella era la fine di tutto. Non solo di un'ipotetica felicità, quella era scomparsa tempo prima, insieme all'amore. In quel momento sentivo che stava per cessare l'odio che era nato dentro di me verso il mondo, verso la vita.

L'unica cosa che mi fece pensare fu che ero sola. Stavo morendo da sola. Poco male. Nessuno avrebbe pianto per me, per la mia morte. Nessuno mi avrebbe detto quanto fossi buona, mentendo. Nessuno avrebbe detto che non avevo meritato quel male, che erano sempre i fiori più belli ad essere colti e bla bla bla. Nessuno, nemmeno me, avrebbe mai saputo dire se fosse meritata o meno ma poco importava.

Molte volte avevo pensato alla morte e avevo sempre sperato di morire senza soffrire molto, avevo sofferto abbastanza in vita, in fin dei conti. Purtroppo, non era così. A un certo punto, nel cammino verso la morte, soffri. Non fisicamente, soffri nell'anima.

Quando capisci irrimediabilmente che stai morendo, quando è impossibile tornare indietro, vedi i tuoi genitori, lì, proprio davanti ai tuoi occhi, anche se sai di essere completamente sola. I primi volti che hai visto alla tua nascita saranno i primi che vedrai alla tua morte.

Pensavo la morte fosse... diversa. Soffrivi un po' mentre lasciavi quella Terra, e poi puff... basta, tutto finito.

Mi ricredetti. La senti opprimerti minacciosa, tarparti le ali. Non puoi sentire e vedere più niente, non puoi più parlare. Io, però, forse sapevo anche il perché, non ne avevo mai avuto paura. Avere sempre una costante paura della morte, equivaleva a limitarsi a vita. Puoi morire anche inciampando in una buca sul marciapiede, cadendo e battendo la testa.

La vita invece va vissuta, forse non come l'avevo vissuta io, ma andava vissuta. Nonostante tutto ero stata felice, o almeno secondo i miei standard di felicità, perché si sa, è soggettiva. Esattamente come la matematica - dicevano, io non ci credevo - non è un'opinione.

Ero sempre stata convinta che se ami ciò che hai, puoi trovare la vera felicità. E io amavo ciò che avevo. Come mia madre. Subito dopo, o sullo stesso piano, c'era mio fratello.

Quando nacque, la prima cosa che pensai fu quanto somigliasse all'omino Michelin. Io poi, lo avevo viziato molto. Gli avevo dato tutto quello che potevo, anche togliendolo a me, così come aveva fatto mia madre, ma gli avevamo anche insegnato i giusti principi da seguire nella vita.

Non lo avevo mai lasciato solo, non avevo mai voluto provasse quello che avevo provato io, la solitudine, il poco amore di un padre che invece avrebbe dovuto dare l'anima per la sua dolce, bellissima prole.

Dopo di loro, passano le persone con cui hai passato la maggior parte della tua vita appaiono tutte quelle persone che hanno accompagnato la tua vita. Sì, perché tante di quelle persone che hai incontrato erano solo temporanei compagni di viaggio, la comitiva del duemila-otto, quella del duemila-dieci. Restano con te finché non arriva la loro fermata, o la tua, facendoti ricordare, invece, di tutte quelle anime, rare, rimaste con te per tutto il tragitto, da quando le hai incontrate. Quelle anime che sono la tua vita. La tua migliore amica.

La fitta al petto che provi solo a pensare a lei ti toglie il fiato, ti fa chiudere gli occhi invasa dal dolore sordo che si espande dentro di te e non riesci a pensare, senza poter evitare di versare qualche lacrima, a tutte le follie che sono state fatte insieme. Non puoi non pensare che non la vedrai mai più, che non potrai mai più sentire la sua risata. Riesci a pensare solo che lei soffrirà, e soffrirà da morire, quando si renderà conto che tu, la sua migliore amica, sua sorella, non ci sei più.

A riscuotermi dai miei pensieri, su quel letto, c'era una luce. Si apriva lentamente sopra il mio viso, scaldandomi appena. Dovetti battere più volte le palpebre per abituare gli occhi a quella nuova luce, dopo il buio più totale.

Un viso apparve da quella luce, mi apparve nella sua vera forma. Avevo sempre pensato che dietro quegli occhi blu maliziosi, le labbra sensuali, c'era un Angelo, il mio.

Lui era stato la mia vera vita, il mio vero, unico, grande amore. Lui mi aveva insegnato che era l'Amore a far sì che la tua vita fosse davvero bella.

Era l'amore vero, quello che provavo per lui. Il suo viso apparve completamente davanti il mio, il sorriso stampato sulle labbra, più bello di come lo ricordassi. Era la cosa più spettacolare che potesse esistere al mondo.

Nonostante il dolore della sua perdita non faceva male. Lui - morto anni prima per salvare me, da morte certa - era l'unica cosa che m'invitava a morire, a lasciarmi cullare da quell'eterna, dolce tranquillità.

"Sei bellissima." La sua voce angelica riempì il silenzio che non mi ero accorta mi avvolgesse.

"Io non ti ricordavo così bello." Sorrisi, il mio primo vero sorriso da quando lui mi aveva abbandonata. "Strano, perché ti ho guardato bene un sacco di volte."

La sua risata mi riempì le orecchie come una meravigliosa melodia. "Lo prenderò come un complimento, scricciolo."

Mi sentii finalmente bene, al settimo cielo, leggera come una piuma che volteggiava nel cielo azzurro di primavera.

Mi morsi le labbra prima di parlare, mentre il mio sorriso scemava. "Finalmente non dovremmo più stare lontani." Sussurrai, alzandomi dal letto, come avessi le ali. "E' stato orribile vivere questi tre anni senza di te. Mi sei... mancato."

Allungò piano la mano verso di me. Mi aspettai mi passasse attraverso ma la sua mano si poggiò delicata, calda, sulla mia guancia.

"No, non saremo mai più lontani." Disse, le lacrime che si affollavano nei suoi occhi. "Avrei voluto ritardare un po' di più questo momento, per te, ma il destino voleva questo." Mi ravviò i capelli dietro l'orecchio. "Anche tu mi sei mancata, amore mio."

Sorrisi, poggiando la mia mano sulla sua.

"Non mi allontanerò mai più."

Ero felice, stavolta per l'eternità, con lui. Nessuno avrebbe potuto più dividerci. Anche la morte era riuscita a darmi un po' di felicità... dipende tutto da come guardiamo e accogliamo le cose.

-

Salve,

Spero che la storia, oltre ad avervi rattristate, vi abbia dato qualcosa su cui riflettere, una semplice lettura che vi abbia fatto pensare a cosa avete e non "vedete" e a cosa non avete e volete e non potrete ottenere.

Cover by RebeccaDaniels1993 se volete copertine da lei potete contattarla qui o al suo account twitter 93ONED ;)

Sam :)

Day Dreaming ~ Storie BreviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora