Libri caduti

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«Ciao ragazzi» dico io, salutando Lucy, Clare e Joe seduti al tavolo della mensa.
«Hey, come va?»
«Tutto a posto».
«Ah Ash, mi sono scordata di dirti che questo pomeriggio iniziano le iscrizioni ai laboratori. Muoviamoci in fretta perché se arriviamo in ritardo finiscono i posti e dobbiamo iscriverci al laboratorio di ecologia che in poche parole vuole dire "andiamo a pulire quello che tutti i ragazzi buttano nel giardino, ma con tanta felicità". Vi prego non ce la farei.» mi dice Clare, facendomi scoppiare a ridere.
«E che laboratorio vorreste fare voi due ragazze schizzinose?!» dico a Lucy e Clare ridendo.
«Il laboratorio di musica.» dice Lucy.
«Boh non so, non sono del tutto convinta...» rispondo io.
«Dai Ash non rompere!!! Preferisci ecologia scusa?!». Ribatte Clare.
«Okay okay, avete vinto.»

Di pomeriggio ci dirigiamo nel salone grande della scuola.
«Quella è la fila per le iscrizioni al laboratorio di musica.» dice Lucy indicando un tavolo con alcune persone davanti.
«Dai andiamo.» risponde Clare.
«Nome e cognome?»
«Ashley Carter»
«Data di nascita?»
« 17 settembre 1999»
«Strumento che vuoi suonare?»
«Non lo so...»
«Di libero è rimasto pianoforte, violino e tromba.»
«Allora... Pianoforte.»
Non so perché ma istintivamente rispondo pianoforte, proprio quello strumento che stavo suonando nel sogno, quel sogno fantastico, il più bello della mia vita.
«Vuoi fare anche il corso di canto?»
«Perché no, dai.»
«Va bene. Una firma grazie.»
«Ecco qua, grazie.» dico con un sorriso.
Iscritta.
I corsi inizieranno Lunedì prossimo, ho voglia di provare questa nuova esperienza.
Senza stare troppo attenta a quello che faccio mi dirigo verso il mio armadietto perché devo metterci alcuni libri.
«Hey, attento!» dico al ragazzo con cui mi sono scontrata.
«Oh, scusami, lascia che ti aiuti» mi risponde lui in tono dispiaciuto, chinandosi per raccogliere i libri caduti.
«Tranquillo, non ti preoccupare.» rispondo.
Ad un certo punto, come nei classici film, i nostri sguardi si incontrano magicamente e, come incantati, rimaniamo lì, immobili, a fissarci affascinati.
È bellissimo, perfetto. Capelli sul beige, un po' più scuri dei miei, occhiali che si adattano perfettamente al suo viso, labbra non troppo carnose, perfette per essere baciate, pelle chiara e apparentemente morbida. Vorrei abbracciarlo.
Ci alziamo piano piano non staccando mai lo sguardo.
«Io mi chiamo Ben e tu?» mi domanda porgendomi la mano.
«Ashley, piacere» dico allungando anche io la mia.
«Scusami ancora, non volevo, ero sovrapensiero...»
«Non ti preoccupare, ma per farti perdonare dopo a pranzo mi offri un caffè.» dico scherzando senza contare di ricevere una risposta.
«Okay, all'1.45 p.m. davanti all'ingresso della mensa.»
Sorpresa gli sorrido e gli dico un 'a dopo' sorridendo.
Metto i libri nell'armadietto pensando che è stata proprio una scena da film, che ridere.
Ma si dai, sarà un incontro come un altro, niente di che insomma. Però quel Ben è proprio carino. Senza pensarci troppo vado in classe per la lezione di inglese.

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