Segreti di famiglia

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"A dopo"
"A dopo amore" mi salutò Issam abbracciandomi.
Quel giorno me lo ricordo benissimo. Eravamo usciti il pomeriggio ed eravamo passati a prendere un gelato. Io scelsi Biscotto della nonna e pistacchio, come sempre. Era una vita che prendevo il gelato, eppure non ho mai assaggiato tutti i gusti. Sono una che ama il cambiamento, ma ci sono delle cose su cui non voglio mai rischiare. Tipo il cibo. Ci sono delle cose che non ho mai assaggiato in tutta la mia vita, così come ci sono persone che vedo tutti i giorni per anni senza averle mai parlato.
Quando fu pomeriggio inoltrato dovetti tornare a casa, perché in quel periodo mamma si era fissata. Aveva sentito al telegiornale qualche storia di ragazze violentate mentre tornavano a casa. Mamma non volle sentire che le cose stavano diversamente. Io non andavo in giro in minigonna nè tantomeno tornavo alle quattro di mattina. Ma niente, si era fissata.
Quando arrivai sotto casa, suonai ripetutamente il campanello, ma non mi rispose nessuno.
Chiamai mia mamma e senza neanche lasciarla parlare le urlai "Mamma cos'è? Mi fai tornare così presto per farmi aspettare qui fuori?"
Dall'altra parte del telefono sentii silenzio per un po', poi qualche singhiozzo.
Probabilmente mamma stava piangendo. Cercai di capire "che succede ma'? .. Ci sei?"
Non mi rispose, poi scoppiò in lacrime. Mi stavo decisamente preoccupando, ma non sapevo che fare. Non sapevo dove fosse.
Dall'altro capo del telefono sentii una voce maschile sgridare mia mamma "Mamma se fai così la fai preoccupare inutilmente!". Era la voce di mio fratello Jawad.
Prese il telefono e mi rassicurò " Tranquilla Nadia, non è successo nulla di grave. Mamma esagera sempre lo sai. Ti abbiamo lasciato le chiavi a casa di Ilham. Non aspettarci per cena"
"Aspetta Jawad.. Che è successo? Dove siete?"
"Siano all'ospedale San Luigi, Omaima è stata operata. Non c'è bisogno tu venga qui, è un operazione di routine. Stai tranquilla."
"Cosa? Come operata? "
"Tranquilla Nadia.. Non lo aveva detto neanche a me. Ci ha chiamato la sua miglior amica quando oramai era fuori dalla sala operatoria. Non venire qui mi raccomando. Stai a casa e prepara qualcosa da mangiare". Riattaccò.
Fantastico. Davvero favoloso. Mia sorella si fa operare senza dire nulla a nessuno. E loro che fanno? Neanche mi chiamano. Nulla. E non mi permettono neanche di andare lì. Mi escludono di nuovo. Avrei voluto urlare.
Andai da Ilham e presi le chiavi di casa. Khalti insistette perché rimanessi da loro, ma avevo proprio voglia di andare a casa.
Mentre tornai a casa squillo il telefono.
Era Issam. Mi chiamava sempre dopo che siamo usciti, voleva sempre accertarsi che fossi arrivata a casa. Sinceramente non avevo voglia di parlargli, però non volevo si preoccupasse.
" Pronto?"
"Eehi Nadia.. Arrivata?"
"Si"
"C'è qualcosa che non va? Cosa è successo? "
"Niente.. Ora devo andare ciao".
Staccai la chiamata. Non avevo voglia di sentire nessuno, neanche Issam. Volevo stare da sola a capire cosa c'era che non andasse nella mia famiglia. Da nessuna parte nel mondo tua sorella si opera senza dirtelo. Ero così arrabbiata con Omaima. Le lacrime cominciarono a sgorgare sulle mie guance
Accelerai il passo e voltai l'angolo.
Davanti a me trovai un ragazzo. Un bel ragazzo.
Aveva un paaio di jeans denim con degli strappi e una maglietta azzurra.
Aveva i capelli lunghi e un po' di barba.. Comee l'ultima volta che l'avevo visto. Anzi, era ancora più bello.
Rimasi lì impalata a fissarlo e così anche lui. Appena qualche neurone del mio cervello mi comunicò che qualche secondo prima stavo piangendo, mi affrettai a pulirmi le lacrime con il bordo della maglia.
Aveva glli occhi scuri e profondi. Mi persi letteralmente nel suo sguardo. Aveva un viso dolce, ma allo stesso tempo davvero attraente.
In quel momento mi sentii al sicuro nei suoi occhi, dimenticai tutto quello che mi circondava. C'eravamo solo io e lui.
Alzò un braccio ed allungò la mano verso il mio viso. Pulì con il dito una lacrima che si stava facendo largo sul mio volto.
Sussultai leggermente al poggiarsi della sua mano, per il resto rimasi immobile con la sua mano sulla mia guancia.
Non so per quanto tempo fossimo rimasti lì immobili a fissarci, so solo che con un movimento improvviso mi buttai letteralmente tra le sue braccia.
Lui mi accolse calorosamente e mi strinse a sé.
Stavolta, peerò, non rimase in silenzio come nel garage il giorno del funerale. Stavolta mi sussurrò all'orecchio "Supereremo anche questa".
In quel momento sentii che nulla e nessuno poteva distruggermi fino a che fossi stata tra le sue braccia.

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