Of kids and kindergartens;

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Personaggi: Mika, Fedez, Fortunè
Coppia: Midez
Prompt: Future!Mika vs Past!Mika
Genere: Romantico, Slice of life
Rating: Verde



Federico era infastidito dalla luce del sole che gli pizzicava gli occhi semi-aperti e da uno strano calore sul fianco destro.
Sbattè ripetutamente gli occhi per abituarsi alla luminosità del mattino e si girò, scoprendo così che quel calore aveva un volto.

"Giò? Ma che cazzo fai?"
Giovanni, il suo coinquilino, stava dormendo affianco a lui, con la mano premuta, appunto, sul suo fianco destro.

I due ragazzi si conoscevano da tempo. Ora avevano venti anni ma vivevano insieme dai diciotto in un piccolo loft, dove condividevano un enorme letto matrimoniale a due piazze.
Ma spesso, troppo spesso, capitava che Federico se lo trovasse appiccicato addosso.

L'altro non diede alcun segno di vita, come al solito. Federico scosse la testa, mormorò qualcosa di leggermente volgare e si alzò, scomparendo nel piccolo bagno per prepararsi.

Federico sopportava tutto - okay, forse non proprio tutto - ma non i pigri. I pigri gli davano il prurito. Gli mettevano ansia.
Lui non riusciva a dormire fino a tardi, non stava mai fermo e cercava sempre un modo produttivo per riempire le sue giornate. Altrimenti sarebbe rimasto sveglio fino a tardi ad insultarsi perché non aveva concluso nulla tutto il giorno.
E ne aveva passate di nottate così, Federico.

Quel giorno, in perfetta linea con la sua politica e in pieno anticipo, si ritrovò davanti ad una tazza di latte ad inzuppare distrattamente un biscotto alla volta.

"Ti vengo a prendere io fuori scuola, sì?"
La massa di capelli arruffati - anche nota come Giovanni Sada - si era alzata dal letto e guardava il suo amico.
Federico annuì, avrebbe lavorato fino alle cinque del pomeriggio, un giro non gli sarebbe dispiaciuto per nulla.

**

"Perché non ci vai tu?"
Michael sospirò per l'ennesima volta. Si era alzato da dieci minuti e già aveva voglia di tornarsene a letto e rimanerci per sempre.
Si stava riempiendo una tazza di caffè, immerso nel suo gigante pigiama grigio, quando la sorella Zuleika gli aveva chiesto di occuparsi del piccolo Fortunè per quella giornata, di accompagnarlo all'asilo e di andare a prenderlo nel pomeriggio.

"Perché non vai tu? Ho da fare, ho scuola"
"Paloma non c'è, è all'università, io ho da fare. E tu no, smettila di rompere"
"Non mi va!"

Zuleika lo fulminò con gli occhi, decretando la discussione chiusa e la soluzione decisa.

Michael decise di arrendersi, finire la sua colazione e correre a prepararsi.
Dopo venti minuti - forse trenta, si era fermato almeno sei volte per controllare i messaggi sul telefono, tre per cambiare canzone allo stereo, quattro per guardarsi allo specchio - era pronto.

Scese al piano di sotto dove trovò Fortunè pronto, in piedi accanto alla porta, con il cappellino storto e la cartella in mano.
Gli si avvicinò accennando una risatina e gli aggiustò il capellino, nascondendo i ricci ribelli.
Erano proprio come i suoi, castani e indomabili. A volte erano eleganti e gli incorniciavano dolcemente il viso, altre volte sembravano un gatto furioso.
Gli prese la manina e si avviò verso la scuola.
Avrebbe voluto avere diciotto anni ed una macchina, avrebbe voluto fare qualcos altro in quel momento, ma tutto sommato passare del tempo con quello che tutti definivano un mini-Michael non era male. Non gli dispiaceva affatto.
Ma non poteva darlo a vedere, ovviamente. Era un sedicenne in piena fase ormonale che lottava per la sua indipendenza, non aveva tempo per il babysitting!

Of kids and kindergartens;Where stories live. Discover now