"Quando sei tornato?" gli chiesi, soffocando la voce nel suo petto.
Lui si spostò di poco e si appoggiò al muro, senza però mollare la presa su di me. Eravamo ancora abbracciati. Sentivo infondo a me stessa che stavo facendo qualcosa di sbagliato. Sapevo che c'era qualcosa che non andasse.
"Sono tornato ieri, per vedere mia madre e mia sorella"
"Come sta andando l'Università lì?" .. Qualcosa dentro di me sperava che andasse male. Io gli volevo bene e volevo il meglio per lui, ma speravo così tanto che tornasse qui. Avevo bisogno di lui nella mia vita, nonostante non abbia mai avuto una presenza attiva in essa, ma mi bastava la sua presenza.
"Ho perso l'anno accademico, perché dovevo imparare la lingua" confessò Hamza, quasi con vergogna.
"Ehm.. Il prossimo anno che fai?"
"Oramai ho imparato la lingua, dovrei farcela. Anzi, devo. Non posso abbandonare né fallire.. Ho abbandonato qui mia mamma e mia sorella, come minimo devo avere un buon motivo e poi non voglio deludere neanche papà".
Ricordo ancora sua padre. Lo ricordo quando ci portava a mangiare il gelato a me e Ilham. Ricordo quando ci faceva la sorpresa fuori da scuola oppure quando tornava a casa con le patatine o dei cioccolatini. Mi torna ora in mente quando, a ramadan, tornava da lavoro e ci portava la pizza. È sempre stato un secondo padre per me, è stato la figura paterna che non ho mai avuto nonostante avessi un padre.
Purtroppo però lui ci abbandonò. Lui e sua moglie litigarono pesantemente per delle faccende che non capii mai e lui decise di andarsene. Per un po' non si fece proprio sentire e parlare di lui divenne un tabù. Khalti un po' si pentí di aver accesso la miccia a quella lite ai suoi figli mancava così tanto. Non si fece sentire fino al 18esimo di Hamza, ovvero due anni fa. Si scusò per non aver chiamato, ma disse che forse la famiglia avrebbe funzionato meglio senza di lui.
Non capii mai cosa lo portò a pensare che una famiglia o dei figli possano stare meglio senza un padre, soprattutto se costui era un uomo meraviglioso come lui.
Lui e khalti fecero pace e riallacciarono un buon rapporto, ma non seppi mai perché non tornarono insieme. Non feci troppe domande a Ilham a riguardo, quello che so è solo il frutto della mia attività di spionaggio di khalti e mamma mentre parlano.
Stop! So benissimo che è sbagliato origliare, ma anche io gli volevo bene e avevo bisogno di sapere dove fosse finito l'unico che avessi potuto definire papà.
Hamza sapeva benissimo che avrebbe avuto difficoltà con la lingua quando decise di andare lì, o almeno così suppongo visto che venni informata della cosa all'ultimo, però lui voleva davvero bene a suo padre e avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederlo. Mi è sempre piaciuto credere che la sua scelta di andare in Svizzera non fosse solo frutto di un egoismo personale, ma che sperasse di convincere suo padre a tornare a casa. Lui non lo mostrava né tantomeno lo diceva, ma ha sempre avuto un gran cuore.
Rimasi abbracciata a lui ancora un po', poi mi tornarono in mente, come un fulmine violento, tutti i motivi per cui lo odiavo fino a qualche ora prima.
Mi staccai da lui poggiando entrambe le mani sul suo petto. "Io devo andare. Stammi bene!" esclamai con tono severo. Non volevo ricaderci. Non volevo passare di nuovo del tempo abbracciati per poi non rivederlo né sentirlo peer un anno. Io ero fidanzata e dovevo rispettare l'impegno che avevo preso.
"Sei una bambina" disse lui con tono di provocazione. Nel sentire quelle parole mi infuriai. Avevo dentro un turbine di rabbia e disperazione. Ne avevo passate di tutti i colori mentre lui era a passeggio in Svizzera alla ricerca della famigliola felice e, adesso, si permetteva si chiamarmi bambina. Mi sentii stupida peer averlo abbracciato. Stupida di aver avuto speranza che un viaggio fuori lo avrebbe reso una persona migliore. Invece no, era un opportunista. Lui va, abbraccia la gente, le tiene la mano, le dice "ce la faremo insieme" e poi.. Poi niente se ne torna da doove è venuto.
"Cosa? Io? Io sarei la bambina?" gli urlai contro. Feci rimbalzare più colte l'indice con forza sul suo petto.
Poi mi fermò la mano e rimase a guardarmi negli occhi.
"Io non sono una bambina. Ho perso un fratello. Ho perso mio padre. Ho perso la persona con cui passavo la maggior parte del mio tempo così come ho perso la persona che teneva le redini della mia famiglia. Vorrei poter piangere mio fratello. Vorrei poter visitare la sua tomba e lasciargli dei fiori, ma mia mamma lo ha fatto seppellire in Marocco. In Marocco capiscii? E io in Marocco non riesco a tornarci. Non riesco a tornare dove andavano sempre tutti insieme. Mi manca mio fratello. Mi manca così tanto che avvolte lo sento vicino. Vorrei che mio fratello fosse qui. Vorrei che mio padre fosse qui. Vorrei tanto che l'uomo che mi ha portato su questo mondo ogni tanto mi chiamasse e mi dicesse quanto fosse pentito o mi confessasse di aver frequentato un gruppo e che ora non è più un alcolista. Oggi ho capito che la mia famiglia non può definirsi tale. Mi hanno chiamato per dirmi che mia sorella è stata operata.. Non mi hanno neanche detto perché, l'unica cosa che sono stati capaci di ddire era che fosse inutile io andassi lì. Ero inutile. In mezzo a questa vita caotica ho trovato qualcuno di bello. Finalmente avevo conosciuto qualcuno che mi vuole davvero, qualcuno che mi ama davvero. Qualcuno che farebbe qualsiasi cosa per me. Invece io che faccio? Lo prendo in giro. L'ho solo preso in giro perché per quanto sia perfetto, io non riesco a regalarmi una cosa del genere. Io scappo dalla felicità così facile. Sono convinta di non meritarmele, sono convinta di essere destinata a sputare sangue prima di poter essere felice. E poi ci sei tu, diamine se non ci sei. Tu sei sempre presente. In qualsiasi mio pensiero. Ma te ne sei andato anche tu. Io mi sono data delle colpe sai? Mi sono incolpata di non essermi fatta avanti. Se io.. Se noi ci avessimo provato prima.. Invece no le cose sembrano chiare solo quando stai per partire. Io ti odio. Lo giuro. Ti odio perché in quel garage mi hai fatto credere che lo avremmo affrontato insieme, invece sei partito.. Te ne sei and..."
Mi baaciò.
Non mi fece neanche finire la frase. Mi afferrò dall'attaccatura delle braccia, si girò in modo che fossi io quella poggiata al muro e mi baciò. Hamza El Wali mi baciò. Si.
Non saprei descrivere che bacio fosse. Non saprei dirvi neanche quanto durò. Non mi resi neanche conto di come io abbia potuto dare un bacio senza averne mai dato uno.
Ma una cosa la ricordo. Fu un bacio di verità.
Mi resi conto di aver solo preso in giro Issam e me stessa.
C'era solo una persona al mondo che volevo. Che ho sempre voluto.
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Segnali Da Un Mondo Nascosto
RomanceHo sempre letto tantissimi libri. Ho letto di persone di fantasia. Ho letto di persone realmente esistite. Ho letto gialli, romanzi rosa, fantasy, biografie. Ho letto tanto, ma non ho mai potuto immedesimarmi. Mi mancava qualcuno che raccontasse qua...