2 CAPITOLO-LA VERA SCOPERTA

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"Il martedì era il giorno degli allenamenti, cominciavo sempre alle 16 e finivo alle 20 ma tante volte stavo qualche ora in più, il ballo associata alla musica la consideravo una sorta di relax interiore per me stessa, mi piaceva ballare anzi amavo ballare riuscivo a scoprire me stessa quando danzavo".


"Ah, piacere io sono Elisabetta e questa è la mia storia"


Dicono che un essere umano per imparare qualcosa dalla vita deve commettere degli errori, io posso dire che in 16 anni ho sempre avuto tutto dalla vita senza mai ricevere nessuno schiaffo in cambio, forse è stato un bene o forse un male, ma di una cosa ero certa io non sapevo che cosa fosse la tristezza, la delusione, la paura della solitudine, la paura di svegliarsi e esser insoddisfatta di ciò che si è concluso, se sto sbagliando oppure se sto facendo la cosa giusta non ho mai avuto un vero punto di riferimento, per quanto i miei genitori siano stati più presenti non ho mai parlato delle mie debolezze ho sempre visto e affrontato tutto con sicurezza e positività, avevo troppa paura di non esser la figlia perfetta per cui loro hanno preferito rinunciando a una vita desiderata e poi ottenuta dopo anni di sacrificio, perciò mi son sempre ispirata a un prototipo di persona ideale per accontentare tutti senza mai creare il beneficio del dubbio se quella persona che davo a vedere ero realmente io.


Nemmeno io sapevo chi fossi.


Una sera di pioggia, gli allenamenti furono rimandati perchè ci fu una perdita d'acqua nel bagno femminile, fecero evacuare l'edificio e tutte le persone al loro interno, erano le 18, Luca quella sera non era potuto venire, mi mandò un messaggio dicendomi che aveva dei compiti di chimica in più da fare, per cui da brava fidanzata che ero decisi di farli una sorpresa ed andare ad trovarlo. I suoi genitori non c'erano per tutta la settimana, erano andati a Firenze per un progetto monumentale, per cui era tutto solo in casa e pensai che un po' di compagnia gli avrebbe fatto piacere.


Ormai da un anno avevo le sue chiavi di casa, i suoi si son sempre fidati di me e ogni week end che dovevano partire, mi occupavo del loro cane Ringhio dandoli da mangiare e portandolo a spasso.


Cercando l'ombrello nella borsa mi ricordai di averlo dimenticato nella borsa della scuola, la casa di Luca non è molto lontano dalla palestra per cui decisi di correre rischiando al massimo un raffreddore. Come sospettavo, diventai tutta un Lago d'acqua, suonai al suo cancello un paio di volte ma nessuno rispose, preoccupata cercai le chiavi nella borsa ed entrai in casa, la casa era completamente vuota, l'unico che mi venne a salutare fu Ringhio, ma di Luca nessuna traccia. Continuai a chiamarlo feci le scale urlando a squarcia gola il suo nome, così mi trovai davanti a camera sua, aprii la porta e la scena che vidi fu la cosa più imbarazzante che abbia mai visto. Lui era completamente addormentato e in mano, beh si stava masturbando, mi misi a ridere e urlai il suo nome:" LUCA!" Continuando a ridere, lui si sveglio spaventato tirò su un grosso urlo, aprii gli occhi e si copri immediatamente: " Ma Eli cosa ci fai tu qui?, ce a casa mia" chiese luca tutto rosso dalla vergogna :"Ho finito prima gli allenamenti perché ce stata una perdita nella palestra, e sono voluta venire a trovarti, ma mi sa che non è un bel momento" gli risposi ridendo; in totale imbarazzo luca si alzò, si fece una doccia e si scusò per ciò che avevo dovuto vedere, per me era un continuo ridere:" ma va non ti preoccupare, penso sia una cosa normalissima per voi ragazzi, oddio per noi forse non lo è, ma anche se frequento la chiesa questo non vuol dire che son il tipo di ragazza che pensa che certe cose sono peccati, tu primo dovresti conoscermi" "a volte mi sembra che non conosco la vera te, ma solo un prototipo di mille facce che fai vedere" disse luca mettendosi la maglietta. Ciò che mi disse forse fu la cosa più brutta che mi avessero mai detto, presi la mia borsa e li lanciai le chiavi sul letto:" bene, se pensi questo di me forse ho sprecato due anni della mia vita" e me ne andai "Eli, cazzo!" Mi urlò Luca tirando un calcio al letto.


Uscendo da casa sua pensavo di piangere, ma non fu cosi, non provavo niente nemmeno rabbia, come se per me non contasse nulla, ma allora forse aveva ragione: chi ero veramente? com'era realmente il mio carattere? Perché non provavo alcun tipo di emozione? Io l'amavo veramente? Tutte domande che solo la danza poteva rispondere.


Mi intrufolai cosi nella palestra, attaccai il mio cellulare alle casse, cercai la traccia "Girl on fire-Alicia keys" chiusi gli occhi e la danza fece tutto il resto.

La mattina seguente era un giorno di sabato nonché giorno di scuola decisi però di non andare, non me la sentivo, in testa avevo impresse le parole dette da luca, durante la notte.

Aveva provato a chiamarmi diverse volte, solo che non potevo risponderli, non riuscivo, avevo molta paura perché sapevo che quello detto non era del tutto sbagliato, sapevo di non sapere realmente chi fossi, decisi per cui di andare dal prete della chiesa a confessarmi magari lui poteva darmi una mano.

"Padre, può sembrare stupido non mi prenda per pazza, ma io ho ormai 17 anni e non so realmente chi sono" gli dissi al prete con un nodo in gola, "Piccola Eli, ti conosco da quando avevi 4 anni e so benissimo chi sei: sei una ragazza dolce, sicura di te, molto intelligente e determinata, sei coraggiosa ed educata, ecco quella che sei, qual è il tuo reale problema?" Mi chiese il prete, io perplessa iniziai a balbettare:" glielo sto dicendo proprio ora, non so più chi sono", "ce di mezzo un ragazzo?, sai a volte hai bisogno di un affetto in più, un affetto reale, hai bisogno di qualcuno che ti conosca profondamente, qualcuno che se ti fa la domanda 'come stai?' Sia davvero sincero a voler sapere la risposta, questa persona non è Luca?" Mi fermai a pensare, fissai per due minuti il vuoto, abbassai gli occhi a terra:" no, no quella persona non è Luca, non mi ha mai chiesto come sto o almeno non sono mai riuscita a rispondere sincerante, gli ho sempre nascosto il mio reale stato, non so il perché, maa.. grazie Padre" uscii dal confessionale e corsi immediatamente a casa sua, gli suonai un paio di volte finché non scese le scale raggiungendomi, cosi sicura di me gli dissi " sai che c'è avevi ragione io con te non riesco a esser me stessa perché non sono realmente innamorata di te: sei noioso, non sai ballare, non mi fai ridere, non sai ascoltare, non sei nemmeno bello. Io posso non sapere chi sono, ma so che con te non potrò mai capirlo, perché a te non importa nulla, come a me non importa di te" ecco quello che li dissi, diretta senza giri di parole, lui mi guardò e basta non fece alcun cenno, e nessuna smorfia, cosi conclusi quello che avevo iniziato:"lo dico io, è finita, sei soffocante e non hai nemmeno le palle per difenderti" lui rimase con lo stesso sguardo, immobile "sei una cosa impossibile, FOTTITI" queste furono le ultime parole che gli dissi, la mia prima vera parolaccia lo detta cosi ad alta voce, forse mi avrà sentito tutto l'intero vicinato, ma non m'importava. Basta nascondersi in una bolla a me sconosciuta, era ora di cambiare di essere la persona che realmente io volevo essere, finalmente mi potevo sentire libera.

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