Capitolo 8.

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«Dove vai?» mi guarda appoggiata allo stipite della porta.

«Miami» sorrido, ma lei non può vedermi.

«E perché?» sembra quasi triste.

«Perché voglio divertirmi»

E perché non voglio saltarti sempre addosso come un arrapato del cazzo? Perché mi fai stare troppo bene che ho paura? Perché non riesco a sopportare che mi occupi la mente quasi la metà del tempo? Anzi, occupi la mia mente tutto il cazzo di tempo.

Annuisce.

«Qualcosa non va?» mi giro a guardarla

e poi ho un tour, avrei dovuto aggiungere.

Va via senza nemmeno guardarmi.

//cinque mesi dopo//

«Sono tornato» entro urlando.

Tutti vengono a salutarmi tranne mia madre che mi guarda da lontano infuriata.

«Non mi hai chiamata nemmeno una volta in questi mesi» ed eccola la predica che tanto aspettavo.

«Ho avuto da fare» sbuffo.

«Andando con quelle puttanelle in giro?» mi guarda male «Il successo ti sta cambiando»

Silenzio.
Un silenzio assordante.

La frase rimbomba nelle mie orecchie, la sento graffiare i miei polmoni evitandomi di respirare, la sento scorrere e arrivare dritta al cuore, fermandolo.

«Lo so» la guardo senza emozioni e vado in camera mia.

*
Sono rinchiuso nella mia stanza da giorni senza mangiare e, soprattutto, senza avere contatti con il mondo esterno dietro quella porta.

Quella porta che mi separa da tutto quello che mi ha stancato da tempo.

Fama, soldi, puttane, successo.

Sono al buio sotto le coperte e non so che ora siano,se sia giorno o notte o se io sia ancora vivo oppure morto.

Sento il vuoto,il nulla.

Sento la porta aprirsi e richiudersi.

«Lo so che per te non conta molto la mia presenza, forse nemmeno ti ricordi di me, ma tua mamma mi ha detto che sei chiuso qui da giorni e sono venuta a vedere come stai» ed eccola quella che sarebbe stata ed è la mia salvezza, anche se, purtroppo, lo scoprirò troppo tardi.

«Non che mi interessi» prosegue e mi viene da ridere.

Quanto è falsa?

«Nina, ovvio che mi ricordo di te» é da giorni che non parlo e la mia voce esce graffiata e sussurrata, quasi fragile come mi sento io ora.

Troppo patetico? forse.

Si siede accanto a me e mi guarda, poi sorride.

«Stai bene con la barba, sembri molto più grande» sorride «Ti ho portato del sushi, della pizza e del cioccolato» continua porgendomi le cose.

Sorrido. «resti con me,vero?»

«resto con te.»

*

«sono patetico se ti dico che sto male per quella singola e stupidissima frase?» le ho raccontato ogni mio singolo sentimento che provo in questo momento per poi concludere con la discussione avuta con mia madre.

Mi fa stare così bene...

«Sei un essere umano, Louì» adoro questo nomignolo e mi piace come accenta la i, solo lei può pensare 'ste cose. Sorrido guardando il soffitto, è quello che stiamo facendo da ore.

«E che c'entra?» chiedo e mi giro a guardarla.

Solo ora noto che è davvero bellissima, forse, una delle ragazze più belle che io abbia mai visto.

«che gli esseri umani hanno un cuore, dei sentimenti e..» poi si ferma come se non riuscisse a trovare le parole o, peggio, come se avesse paura di ferirmi con quelle parole «che molte volte possono rovinare la propria vita.»

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