Capitolo 7

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Arianne il mattino dopo lo passò tranquillamente giocando sul computer e leggendo, la colazione la fece in camera con il sacchetto di biscotti che tiene nascosto dentro l' armadio e il tè in bottiglia che aveva avvanzato il giorno prima a scuola. Si sentiva una barbona.
Per il pranzo invece andò nella sala da pranzo a prendere il piatto che sua mamma le aveva preparato forse sperando che mangiasse insieme a lei e a Miles, ma non fù così: Arianne prese il piatto, le posate, una bottiglietta d' acqua dal frigo e mangiò in camera sua.
Verso l' inizio del pomeriggio invece le arrivò un messaggio da Toby: "Hey! Oggi andiamo a farci un giro in macchina? ". Almeno tre pomeriggi al mese lei e Toby giravano per le strade che costeggiavano i campi di granoturco con la decappottabile del padre di Toby, con il cd dei Rolling Stomes a palla e cantando a squrcia gola. Questo era il loro modo per sentirsi liberi per davvero: nessun peso, nessun problema, nessuna regola. Solo loro due e le loro voci stonate che riempivano il silenzio del posto. Per questo si sentiva male a reclinare l' invito: "Mi dispiace ma sono in punizione e non posso uscire fino a lunedì". L' amico le rispose subito "Peccato. Aspetta 10 minuti"
"Perchè? "
"Dopo vedrai"
Arianne sapeva che c' era da preocuparsi e in quei 10 minuti non fece altro che pensare a cosa potessero significare quei messaggi.
Toc toc.
I pensieri che le affollarono la testa si dileguarono quando, avvicinandosi alla finestra, vide l' amico con un ampio sorriso sul viso e gli occhi dorati pieni di adrenalina. Dorati? Arianne sbattè gli occhi più volte e si rese conto che era solo impressione sua.
Aprì la finestra a fece entrare Toby sgridandolo -Che ci fai qui? Sai che nom voglio che sali dall' albero-
Quando erano piccoli avevano imparato insieme a salire sull' albero che cresceva accanto alla terrazza per salire sulla tettoia, Arianne non pensava che questo esperiente potesse risultare utile in futuro.
-Sono venuto a prenderti-
-Ma sei pazzo? Se mia mamma vede che non sono a casa mi trucia viva-
-Maddai. Sono sicuro che oggi non sei quasi mai scesa a che tua mamma non è mai venuta in camera tua. Dai è solo per due orette o tre. Sono solo ora le due-
-Ok facciamolo. Ma se mi scopre è meglio che non ti fai più vedere altrimenti ti uccido-
-Ok ok tranquilla- Toby aprì la finestra e con un gesto riverente disse in tono scherzoso -Prego passi pure-
-Deficiente- gli rispose Arianne tirandogli una leggera sberla a stampo con mano aperta sulla fronte.
Quando superò la finestra, Arianne dovette domare la folta chioma bionda con un ellastico per colpa dell' aria che le sferzava il viso. Appena arrivò alla fine dalla terrazza Toby comparve da dietro prendendola per la mano -Vuoi che ti aiuti a scendere?- La mano di Toby era estremamente calda e le dava sicurezza -Mi dai della debole? Chi è stata la prima a salirci quando avevamo undici anni? Io!- affermò Arianne in tono di sfida. A quel punto sfilò la sua mano da quella di lui per aggrapparsi al ramo dell' albero, poi posò i piedi e con cautela e sicurezza scese dall' albero nel giro di qualche secondo. Toby invece fece un pò più fatica in quanto era più pesante della sua amica e per questo motivo, oltre a impiegare più tempo, rischiò anche di cadere. -Sbaglio o eri tu che volevi darmi una mano a scendere?- disse la ragazza quando l' amico scese dall' albero -Ok lo ammetto. A scendere non sono bravissimo. Dai andiamo, ho parcheggiato nel viale dietro al tuo giardino-.
I due corsero verso il cancelletto sperando che la madre di Arianne non li vedesse. Toby saltò letteralmente sul posto del guidatore mentre Arianne, come ogni persona normale, si limitò ad aprirsi la portiera per sedersi sul posto accanto al suo. Uscirono dal quartiere imbucando la strada a destra del semaforo per raggiungere i campi di granoturco dove nessuno quasi mai andava mettendo la musica a palla: "Satisfaction" dei Rolling Stones cantandola a squarciagola e aumentando la velocità. Arianne era solita mollare le braccia al vento e sciogliersi i capelli per sentire la brezza primaverile passare tra di essi. Girarono per 10 minuti nelle strade che attraversavano i campi gridando la loro libertà. Ma tutto terminò quando un auto della polizia si fermò quindici metri più avanti di loro di traverso. Da essa però non scese un poliziotto in divisa ma due uomini e una donna sulla sessantina vestiti di arancione e azzurro, i tre vecchi unirono le mani pronunciando parole strane che per Arianne sembravano appartenere a una lingua antica e allo stesso tempo famigliare. La donna e il vecchio all' estremità alzarono le braccia che prima stavano lungo il corpo e mollarono uno un raggio di luce azzurra e l' altro di luce arancione.
I due ragazzi, spaventati inchiodarono e d'istinto: Arianne si abbassò e Toby la coprì per proteggierla. Ma il raggio non si scontrò contro di loro. I due amici alzarono la testa per vedere oltre il cruscotto della macchina e capire perchè il raggio non li avesse colpiti: Una persona incapucciata stava deviando il getto di luce che finì contro un albero bruciandolo senza fuoco.
Arianne era tanto spaventata quanto piena di adrenalina: si sedette con furia sopra Toby, prese il volante e fece un' inversione di marcia fino al primo incrocio per tornare a casa. Quando superarono tre campi di granoturco, e si fermarono dietro uno di essi, Toby la fece sedere sul posto accanto al suo urlando -Chi cazzo erano quelli? Chi sono?- il ragazzo era davvero spaventato tanto che aveva il fiatone anche se non aveva fatto nulla da quando erano scappati. Arianne invece si lasciò cadere sul sedile sospirando -Non lo sò! Cosa...cosa facciamo ora?-
-Non ne ho la minima idea. Intanto andiamocene- concluse l' amico con una voce più ferma rispetto a quella di un attimo prima. Toby spinse l' acceleratore più che poteva per sfrecciare via e lasciarsi tutto alle spalle.
Non parlarono per tutto viaggio, neppure quando Toby la lasciò nel guardino sul retro di casa sua. Arianne percorse il giardino a piccoli passi, a testa bassa e sopratutto senza rendersi conto della faccia preocupata di sua mamma che l' aspettava fuori dall' entrata posteriore.
-Dov'eri? Ti ho chiamata una decina di volte al telefono e non hai risposto-
-Ero a fare un giro- quelle parole le uscirono dalla bocca in tono confuso e dopo averle sentite, Amily cambiò espressione da preoccupata ad arrabbiata -Và subito in camera tua! È li che dovevi stare! Starai in punizione anche sabato prossimo-
-Ok-.
Salì con calma le scale e andò in camera sua cercando di capire chi fossero quelle persone e chi fosse quella persona dall' aria tanto famigliare che gli aveva salvati

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 11, 2016 ⏰

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