-Non puoi lasciarci così per andare chissà dove! Non è così che fa un marito, non è così!-.
Sbraitava Jade contro suo marito, David: gli strillava contro con tutte le forze che aveva, col cuore in gola... La sua voce risuonava forte nella casa. David era seduto col capo chino ad ascoltare quella donna che, strillando così forte, avrebbe perso la voce nel giro di qualche minuto.
-I veri uomini non lasciano le proprie donne da sole! Non lo fanno, né lo farebbero mai, per nessuna ragione!- urlava Jade contro di lui e continuando chiedeva: -Sentiamo: qual è la ragione per cui dovresti star via così tanto tempo?-.
Un attimo di silenzio in cui lei lo guardava quasi con disprezzo, come se non fosse lo stesso uomo che aveva sposato 3 mesi prima; come se non fosse lo stesso uomo che conosceva ormai da 9 anni e con il quale aveva iniziato una relazione già da 6; come se non fosse lo stesso David, ma solo un estraneo che voleva solamente ferirla, provocandole sofferenza con la sua mancanza.
Jade era una una donna fantastica: una trentaduenne che dimostrava meno anni di quanti ne aveva; ragazza alta, snella, capelli castani che quasi scintillavano quando esposti alla luce; i suoi occhi azzurri ricordavano tantissimo il mare, soprattutto a David: a lui ricordavano soprattutto la spiaggia in cui d'estate di solito andava a rinfrescare le proprie giornate insieme alla sua donna o ai suoi amici.
-È...è per lavoro- disse David con voce rauca, sempre con il capo chino. Egli era un trentaquattrenne vissuto fino a 27 anni insieme ai propri genitori. Conviveva già da tempo con lei, ma non l'aveva mai vista così arrabbiata. Non era mai stato così nemmeno quando 4 anni prima era dovuto partire urgentemente per il Pakistan; si chiedeva cosa stesse accadendo alla sua Jade: perché avesse reagito così a quella brutta notizia.
Jade riattaccó, con la stessa ferocia di prima:
-Che razza di lavoro è mai questo? Per quale motivo hai scelto di "servire il tuo paese" in questo modo? Che cosa fa realmente il tuo paese per te?-Quel "servire il tuo paese" aveva un tono di ironicità allo stato puro, che diede non poco fastidio a David; ma nonostante questa sensazione non rispose, rimanendo col capo chino sulla tavola della cucina. I due rimasero in silenzio per un po': Jade continuava a fissarlo e nella sua mente rifiorivano i ricordi, i bei ricordi di loro insieme. Ad un tratto Jade tiró un sospiro e ruppe quel silenzio di tomba dicendo:-Sono incinta, David. Di 2 settimane-. I due parlavano da circa mezz'ora, ma solamente in quell'istante David alzó il capo: non disse niente, la guardò solamente e dai suoi occhi scendevano lacrime di gioia mista ad una sensazione di dolore, un po' perché non avrebbe visto suo figlio nascere, un po' perchè temeva che potesse non avere mai un padre, poiché non era una sciocchezza andare in Afghanistan a rischiare la pelle per colpa dei terroristi. A quel silenzio Jade rispose scappando via, piangendo al piano superiore. David non poteva far niente, ormai non poteva più tirarsi indietro: la chiamata era arrivata già 5 mesi prima, ma solamente quel giorno l aveva riferito a Jade.
12 mesi in Afghanistan, senza di lei...senza contattarla, ne lei né i suoi cari. Sarebbe stato un inferno, ma purtroppo non poteva più tirarsi indietro.Quella notte David la passó in salotto, sul sofà...