Era una mattina come tutte le altre, almeno in apparenza.
Come tutte le mattine Ariel si era svegliata alle sette per via del rumore assordante della sveglia sul comodino alla sua destra, così stropicciando un po’ gli occhi allungò il braccio nella sua direzione e con un colpo secco la spense buttandosi poi sul cuscino e fissando il soffitto.
Pochi minuti dopo decise di alzarsi e prepararsi per un’altra, estenuante, giornata di scuola. Quel giorno non aveva per niente voglia di uscire da quel letto caldo, anche perché fuori era ancora presente un po’ della nebbiolina accompagnata dal leggero vento primaverile che, col tempo, aveva compreso essere perenne.
Così controvoglia aprì le ante dell’armadio e prese le prime cose chele capitarono sottomano, e ancora mezza addormentata andò in bagno per prepararsi.
Ne uscì dopo una mezz’oretta abbondante con ancora le scarpe da mettere e la cartella da riempire.
Dopo dieci minuti finalmente si decise ad uscire di casa e dirigersi a scuola.
Nonostante i suoi quaranta minuti abbondanti era in anticipo, così andrò al bar vicino la scuola per riprendere il pacchetto di sigarette alla menta e dirigersi fuori dal locale.
“Ari” sentì una voce chiamarla
“Mik” lo salutò andandogli incontro
Chi poteva essere se non Michael? Il suo migliore amico da quando … beh, da quando erano nati.
Michael era di un paio di mesi più grande di lei, ma andavano nella stessa classe; alto, capelli biondi –perennemente tinti di milioni di colori-, occhi verdi e labbra abbastanza carnose, abbastanza da far venire ad Ari una voglia matta di provarle.
Appena furono a mezzo metro di distanza Ari gli saltò letteralmente addosso per abbracciarlo, ormai Mik era abituato a questo genere di soluto da parte sua, così la stringe a se sorridendo.
“Come mai sei già qui?” chiese abbastanza perplesso, di solito era l’ultima ad arrivare
“Non lo so” rispose vaga “Nonostante che oggi non volevo lasciare il letto pare che non ci sia ancora nessuno” e fece una breve risata contagiando l’amico
“Meglio per noi no?” le chiese sorridendo
“Certamente” gli rispose nello stesso modo “Ne vuoi una? Sono alla menta” gli chiese alludendo al pacco di Marlboro
“Si grazie” ne prese una seguita dall’accendino che aveva nella tasca posteriore dei jeans neri attillati
“Di nulla” gli disse sorridendogli e cercando l’accendino nella borsa con scarsi tentativi “Uff, in questa borsa non trovo mai nulla. Posso usare il tuo?” disse l’ultima frase un po’ imbarazzata
“Si dai, vieni più vicino così l’accendiamo entrambi” e così dicendo fece uscire una fiamma dall’accendino per poi accendere entrambe le sigarette
“Cavolo che occhi”. Questo è il pensiero che si fa sfuggire Ari stando così tanto vicina al ragazzo, e dopo aver acceso la sigaretta e fatto il primo tiro si stacca per rilasciare il fumo.
“Ne avevo bisogno” le disse facendo un tiro “Grazie Ali” continuò facendo uscire il fumo
“Ouh, di niente. Ne avevo bisogno anche io” gli sorrise “Non fumo da sabato” ammette