Buio. Solo scuro intorno. Mai un colore, la luce del sole, il viso degli amici o il sorriso delle persone care. Aurora non aveva mai visto tutto questo, la cecità le aveva velato sin da subito i grandi occhi verdi eppure lei era cresciuta forte e radiosa; sì, perché la luce è in ognuno di noi, basta trovarla. Aurora sapeva come fare, era una donna felice e vedeva cose che le persone intorno a lei ignoravano, viaggiava e conosceva posti lontani pur non essendo mai uscita dall'isolato in cui viveva. Tutti in quella lugubre periferia cittadina erano incuriositi dal suo modo di fare e le domandavano come potesse conoscere tante cose sebbene non avesse mai letto un libro o visto un film, così decise che era giunto il momento di svelare il suo segreto.
Era una bellissima giornata di sole caldo e primaverile quella in cui venne recapitato a tutti i suoi conoscenti, bambini, adulti e anziani, un invito a ritrovarsi in un casolare di campagna poco distante. Puntuali, forse mossi dalla curiosità, arrivarono uno ad uno osservando lo splendido panorama che li circondava. Quando le porte dell'edificio si spalancarono, la piccola folla lì radunata entrò incedendo a grandi passi per trovare il posto migliore nonostante nessuno sapesse ancora quale fosse il motivo della convocazione. Non appena tutti furono entrati, il portone si chiuse alle loro spalle e nella sala calò il buio. Non c'erano finestre né lampade o candele, non si riconoscevano le figure, ma in quel momento una voce familiare cominciò a riecheggiare nella stanza: era lei. L'anziana signora chiese ai suoi ospiti di seguirla e, nell'oscurità quasi totale dalla quale erano circondati, l'unica cosa che potessero fare era stare in silenzio per percepire il lieve ticchettio delle sue scarpe sul pavimento. Pian piano, come se si trattasse di una processione religiosa, tutti gli ospiti si spostarono in un salone attiguo in cui le luci, accese per un breve istante, permisero loro di accomodarsi ad un grande tavolo; fu solo in quel momento che, con stupore infinito, si accorsero di quanto tutto in quell'ambiente fosse curato nei minimi particolari, pareva di trovarsi all'interno di un set hollywoodiano. Attoniti, gli invitati presero posto su comode poltrone realizzate in pelle, si trattava chiaramente di oggetti di raffinato antiquariato che emanavano un intrigante odore di vissuto, come se avessero attraversato epoche antiche raccogliendo miriadi di storie da narrare; accanto a sé, inoltre, ognuno trovò una valigetta ventiquattrore e, sulla tavola apparecchiata, anziché i classici segnaposti erano posizionati dei biglietti. Il viaggio poteva cominciare. A questo punto anche la fioca luce rimasta venne definitivamente spenta, i brusii si placarono e nella stanza tutta l'attenzione si rivolse ad Aurora che cominciò a dar vita, con tono calmo e solenne, ad un'atmosfera onirica; pareva che tutti gli ospiti si fossero assopiti condividendo un magico sogno collettivo.
"Questo è il luogo – disse – dove ho sempre viaggiato con la fantasia e con le emozioni, per questo motivo ho voluto organizzare una grande "crociera" affinché tutti possiate conoscere quel mare di sensazioni che ci circondano e che gli occhi vi impediscono di percepire. Buon appetito!" La sala trepidava di curiosità, tutte le persone ancora stentavano a capire di che cosa si trattasse, ma erano ormai certi che fosse qualcosa di magico e così, dal buio della stanza, cominciarono ad entrare in scena le varie portate accompagnate dalla soave voce dell'anziana signora.
"Ecco. Sentite quest'odore? E' pane appena sfornato, un cuore soffice dall'esterno croccante. A me ricorda la campagna del centro Italia come l'avevano spiegata a scuola: brulla ma ricca di sfumature, arsa dal calore del sole ma fonte di mille risorse. Adesso davanti a voi è stato servito un tagliere di formaggi, si parte per la Svizzera ed eccoci tra le montagne, la natura incontaminata e i pascoli; sembra quasi di sentire un rumore di campanacci in lontananza." Erano tutti affascinati e ognuno, avvolto in quel flusso di suggestioni, assaporava ogni boccone come non aveva fatto mai, stava per la prima volta attento ad ogni retrogusto e alimentava con i propri pensieri il quadro dipinto dalla fantasia di Aurora. "Ora si cambia ambientazione – continuò – andiamo in Spagna! Un suono in sottofondo, sentite? Ah sì, nacchere dai mille colori e ballerine di flamenco accompagnano l'arrivo di questa paella, una composizione di sapori forti e passionali che ricordano il fare deciso delle ragazze mediterranee portatrici di un fascino secolare con i loro corpi sinuosi e occhi scuri più profondi dell'oceano." Nessuno tra gli invitati sembrava accorgersi del tempo che scorreva, era ormai pomeriggio inoltrato ma ancora erano tutti assorti in quel vortice di sapori a cui venivano associate sensazioni e sfondi straordinari. Il viaggio proseguì toccando il gusto raffinato del sushi giapponese servito a regola d'arte seguendo la cerimonia tradizionale di un paese fortemente ancorato alle proprie radici per poi passare all'energia dei piatti messicani dai gusti piccanti e forti come il sole che batte sul deserto di Chihuahua. Tutte le portate erano state accompagnate da vini adeguati: bianco e delicato per i piatti di pesce e rosso per la carne, più saporito e pungente. La campagna era ormai tinta dai colori del tramonto quando vennero portati in tavola la frutta e il dessert. "La prima ad arrivare è una saporita macedonia di frutti esotici che ci fa volare sulle morbide spiagge dei Carabi; si sente l'odore di salsedine e il fruscio leggero delle foglie di palma. Infine torniamo al fresco con una magnifica Sacher-torte viennese, si riconosce l'odore deciso del cioccolato fondente con il suo sapore invasivo ingentilito dalla dolcezza del miele". Il lungo pranzo infine terminò con un brindisi di un raffinato champagne francese, frizzante come l'aria che si respira negli allegri boulevard parigini, e un buon caffè napoletano servito sulle note di "Caruso".
Era giunta l'ora di aprire gli occhi, la luce venne accesa e gli invitati, ormai abituati a percepire senza bisogno della vista, si destarono con difficoltà dall'estasi culinaria in cui erano stati immersi. Aurora aveva svelato il suo segreto: il cibo. Già, perché da quel momento tutti capirono che mangiare non è solamente un'attività necessaria per sopperire ai bisogni energetici e al sostentamento dell'organismo. Il cibo è cultura. E' la bellezza di stare attorno ad una tavola in compagnia, la possibilità di entrare in contatto con mondi lontani; è un linguaggio universale che non si esprime a parole ma con le sensazioni e che permette di comunicare senza frontiere. Capirono tutti che il cibo è vita e la vita, in quanto tale, va sempre e incondizionatamente rispettata.
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Un viaggio di sapori
Short StoryRiassunto: Aurora, anziana signora non vedente, a seguito delle ripetute richieste dei conoscenti, decide di svelare il proprio segreto riguardo le molteplici esperienze vissute e conoscenze acquisite senza allontanarsi da casa. Il viaggio-racconto...