Dopo il bacio, per istinto guardò ancora alla finestra dietro di Adrien, l'ombra non c'era più; sorrise tra se e se, quel bacio era come una specie di riscatto, un modo per dire: "guarda! Non sono una bambina, sono capace di fare la donna!"
<<wow>> esclamò Adrien <<che bacio>> pareva un modo per sdrammatizzare, come se volesse uscire dall'imbarazzo.
<<Si, che bacio>> disse distrattamente lei, poi si guardò il polso, dove si trovava l'orologio, <<beh ora devo proprio andare, lo sai, ti ringrazio tanto per la serata, sono stata davvero bene>>
<<anche io sono stato benissimo, era da tempo che non stavo così bene>>
Dalila gli diede un altro bacio a stampo, si avviò verso il ponticello <<ciao Adrien>> disse mentre chiudeva il portone.
Adrien rimase li qualche minuto a fissare il portone chiuso, <<ciao Dalila>> sussurrò.
Dalila era sfinita, aveva fatto l'ennesima doccia ed ora sentiva tutta la stanchezza del giorno prima, faceva ancora caldo, si asciugò i capelli e si lanciò nel letto completamente nuda, si coprì con il lenzuolo però, le dava un senso di protezione. Non ebbe nemmeno il tempo di pensare alla serata, cadde subito in un sonno profondo.Sognava o era sveglia? Sentiva qualcosa sul seno, sulla pancia, non riusciva ad aprire gli occhi, era troppo stanca, non riusciva a realizzare, era sicuramente un sogno strano. Si sentiva sfiorare, sentiva come se sopra il suo corpo ci fosse un insetto che volasse e ogni tanto si poggiasse su di lei; sul seno, tutto intorno, sui fianchi, sotto l'ombelico. Quando l'insetto arrivò li, lei sussultò, aprì gli occhi ma era notte fonda, non si vedeva niente di niente. L'insetto del sogno era sparito, stava per riaddormentarsi ma improvvisamente, appena il cervello cominciò a destarsi del tutto, sentì l'odore di Daniel. Restò immobile e in silenzio, il cuore prese a galoppare come un cavallo imbizzarrito, cercava di scorgerlo nel buio, cercava di sentire se fosse li. Resistette quasi quindici minuti, poi pensò: "impossibile che sia qui, sono a casa sua, sarà passato nelle vicinanze, il suo profumo è dappertutto"
Si convinse di questa teoria, certa che lo zio, non sarebbe mai entrato in piena notte in camera sua, il cuore riprese i suoi battiti regolari, e lei si addormentò dopo pochi minuti.
Il mattino seguente, non c'era lavoro per lei, si svegliò quasi a mezzogiorno, si vestì svogliatamente, mise una camicia bianca a manica corta, abbastanza trasparente, si vedeva bene il suo seno abbondante, pantaloncini corti neri, e scese di basso.
Isabella era ancora in biblioteca, lei la salutò, notò che lei fosse troppo concentrata sul libro e decise di andare al campo, Daniel doveva essere li, e ora era arrivato il momento di rivederlo.
Camminava da sola tra gli alberi, la strada le parve più lunga del solito, tutto era così silenzioso, era ora di pranzo, e le venne quasi un colpo quando improvvisamente notò un uomo di colore, uscire da una stradina adiacente. Era un uomo alto e robusto, lineamenti marcati, occhi scuri, indossava una t-shirt bianca, sporca di terra e di sudore. Involontariamente si fermò, forse per la sorpresa, l'uomo la vide subito, come poteva non vederla, era così appariscente con quei capelli lunghissimi d'oro e quella maledetta camicia trasparente. L'uomo rimase dov'era, e la fissava in un modo che a Dalila non piacque per nulla; nella mano sinistra aveva una zappa, nella destra una bottiglia sporca di vino, vuota. Dalila pensò di tornare indietro, era impaurita e soprattutto, sola, c'erano metri e metri di terra deserta, mancavano almeno dieci minuti al campo di pomodori dove poteva esserci qualcuno, cercò di muoversi lentamente e riprese a camminare verso la via di casa. L'uomo disse qualcosa in francese con una voce da stupido, lei capì che doveva aumentare il passo. La voce dell'uomo si faceva sempre più vicina, e Dalila camminava veloce, mancava poco che cominciasse a correre, ma l'uomo era vicinissimo, se lo sentiva quasi alle spalle, ora aveva davvero paura ma non riusciva a parlare, forse per non far degenerare la situazione, forse poteva farcela, forse quell'uomo voleva solo prenderla in giro, di sicuro era un balordo perché avrebbe dovuto sapere chi fosse lei.
Si sentì afferrare la spalla e il corpo si fermò senza il suo comando, d'istinto calò lo sguardo sulla spalla e vide la sua mano sporca e scura. Aveva una tale paura che gli occhi le si riempirono di lacrime, <<bella bambina, dove andare tutta sola>> disse l'uomo dietro di lei, puzzava di vino e lei voleva tanto scappare ma non ci riusciva, non riusciva a parlare, si sentiva svenire.
<<La bambina non è sola, e levale quelle mani di merda di dosso>>
Dalila si sentì come rinascere, se prima il corpo la stava abbandonando per la forte paura, ora sentiva tutte le forze vitali rifiorire, dalla testa ai piedi. Era la voce di Daniel, era anche lui dietro di lei. L'uomo ritirò subito la mano, si allontanò da lei in un attimo, <<io volere solo dire alla bambina che qua pericolo, lei andare in giro sola>>.
<<Tu non ti preoccupare, lei può andare in giro dove cazzo le pare, fa parte della famiglia, perché non sei a lavoro?>> Dalila sentì dei passi <<hai bevuto?>>
L'uomo rispose <<no io no bere>>
Dalila voleva tanto parlare e dire che l'aveva visto con una bottiglia vuota in mano, ma decise di farsi gli affari suoi, trovò la forza di voltarsi. Daniel stava vicino quell'uomo, era molto più alto, sudato e splendido come sempre, l'uomo era in evidente difficoltà, <<non prendermi per il culo, hai bevuto! Non ti tengo nella mia tenuta per non far nulla e ubriacarti! Non mi servono uomini che portano solo danni!>> disse urlando.
<<ti prego io no bere, io lavorare, io famiglia>>
Daniel lo prese per la gola, <<ti do un'altra possibilità, ma se ti vedo ancora a perdere tempo sei fuori!>> lo voltò con forza verso Dalila, <<la vedi questa? Guardala bene, se ti vedo ancora avvicinarti a lei, ti uccido! E ne sono capace>> sorrise quasi divertito <<lo sai eh?>> l'uomo annuì impaurito, Daniel lo lasciò dalla presa e l'uomo barcollò un momento. <<Ora vai a lavorare che mi hai rotto il cazzo>> disse sprezzante. L'uomo congiunse le mani come in una preghiera <<Grazie, grazie>> Daniel lo guardò disgustato, <<si, si e dopo fatti una doccia come si deve che fai schifo>>. L'uomo corse via.
Dalila per tutto il tempo si sentì una principessa, Daniel con quelle parole le aveva dato emozioni forti, si sentiva importante, soprattutto si sentiva donna, un altro uomo la trovava bella e Daniel l'aveva visto, forse ora la vedeva con occhi diversi?
Non fece in tempo a dire <<graz..>> che Daniel sollevò la mano sinistra in alto <<stai zitta!>> le ringhiò contro <<te ne vai in giro mezza nuda, ovvio che attiri l'attenzione di disperati che non vedono una femmina da un pezzo>>
<<ma io>> riuscì a dire con un filo di voce, Daniel la fulminò con lo sguardo, i suoi occhi sembravano neri per quanto fosse arrabbiato <<ma tu? Ma tu sei, sei una bambina! Ecco cosa sei! Non voglio più che tu vada per la mia tenuta vestita da sgualdrina! Se ti succedesse qualcosa accadrebbe perché te la cerchi! Se devi farti vedere dal tuo fidanzatino, sei pregata di farlo quando sei con lui! Noi qua dobbiamo lavorare, sei ridicola!>> si avvicinò a lei minaccioso, l'afferrò per il braccio, e la trascinò con lui. Dalila era così offesa da quelle parole e così arrabbiata che non riuscì a dire nulla, avrebbe voluto prenderlo a schiaffi! L'aveva chiamata sgualdrina, nessuno mai l'aveva offesa così tanto. Voleva dirgli: "e Charl? E Marie? Cosa sono loro? Loro che fanno sesso con te? Io ho solo indossato una camicia estiva!" Ma non disse nulla, il braccio le faceva male, per la presa di lui che continuava a trascinarla letteralmente verso casa. Era meglio tacere, lui era davvero indignato a morte, avrebbe aspettato sera per dirgliene quattro, anche lei era troppo arrabbiata e non voleva dire cose di cui poteva pentirsene.
Arrivati al ponticello, Daniel la spinse via di qualche metro e poi la lasciò, lei rischiò di cadere. Ora era davvero furiosa! Chi si credeva di essere? Suo padre? Tornò indietro verso di lui che teneva le braccia incrociate sul petto e la fissava dritto negli occhi. Lei che all'inizio era partita in quarta, mossa dalla rabbia, ora con i suoi occhi addosso si sentiva così debole e indifesa che si fermò smarrita. Daniel che prima la fissava minaccioso, ora pareva incuriosito, la guardò da testa a piedi, sollevò le sopracciglia <<vai a casa>> le disse con voce autoritaria, lei ritornò in se, non voleva essere comandata a bacchetta e per tutta risposta, disse <<no>>
<<Gira i tacchi e vai a casa stupida ragazzina irritante>>
Dalila pensò che quell'uomo era davvero l'essere peggiore al mondo, ma Dio! Era anche il più bello al mondo, non voleva che lui andasse via e quindi rispose ancora: <<no!>> e si mise nella stessa posizione di lui, braccia incrociate al petto, sguardo di sfida.
<<Non mi sfidare...>>
<<altrimenti cosa fai?>>
Si fissavano, una di fronte all'altro, un gigante tatuato e minaccioso e una piccola fragile, donna . "Non può farmi nulla a parte ferirmi con le parole, ma ci sono abituata" pensò lei.
Restarono a fissarsi forse per un paio di minuti, poi Daniel si avvicinò lentamente verso di lei, <<vai a casa o no?>> Dalila cominciò a sudare; era in grado di sfidarlo? A parte la stazza, poteva riuscirci essendo così innamorata?
<<no>> rispose come un disco rotto, non sapeva cosa dire ne fare, ormai doveva continuare la sua pseudo ribellione, ma non era più così convinta.
Daniel si avvicinò a qualche centimetro da lei, sentiva il suo odore di pulito mescolato al sudore, era ancora più buono, stranamente.
Lui si calò vicino al suo orecchio, <<Risposta sbagliata>> bisbigliò. La sollevò dal ponticello, se la mise in spalla, e avanzò verso il portone. Dalila cominciò ad urlare <<mettimi giù! Subito! Altrimenti...>> era a testa in giù sulla sua schiena, finse di dargli qualche schiaffetto, non voleva scendere per nulla al mondo. Quando entrarono in casa, lei smise di urlare, non voleva che sua madre la sentisse, ma non poteva non urlare, lui avrebbe capito, quindi per tenere occupata la bocca, decise di dargli un morso sulla spalla. Ovviamente fece piano e sapeva che lui non poteva farsi male, però poi, tenere a contatto la pelle di lui seppur coperta dalla t-shirt, nella sua bocca, le fece salire così tanto l'adrenalina che senza accorgersi, strinse i denti, forse troppo.
Daniel la teneva stretta, saliva le scale che portavano al piano di sopra, quando si sentì i denti affondare nella spalla le diede uno schiaffo al sedere, non troppo forte ma almeno servì a frenarla. Nessuno dei due parlò, Daniel aprì la porta della sua camera e la spinse con forza sul letto, la caduta fu attutita dal materasso.
Dalila si ritrovò stordita e con i capelli sul viso, ma in un attimo si mise a sedere, lui era li che la guardava divertito? Lei salì sul letto in piedi, si sentì forte dal fatto che lui non fosse arrabbiato e si lanciò su di lui che naturalmente barcollò solo un attimo ma non si mosse poi così tanto.
<<tu!>> disse lei con voce ferma, almeno ci provava, <<tu non sei mio padre! Io non voglio stare a casa!>> tentò di schiaffeggiarlo ma lui la bloccò, bloccò entrambe le braccia e la fece girare; poteva sembrare un abbraccio visto dall'esterno: lui dietro di lei che le teneva le braccia e lei di schiena.
<<Irritante, piccola, stupida, debole>> rise <<però hai fegato!>> si calò vicino al suo viso il quale prese fuoco all'istante, le strinse le braccia più forte <<lo sai si che se volessi potrei spezzarti le braccia in un attimo?>>
<<fallo>> disse lei senza fiato, si sentiva così piccola, e lui era così predominante; fosse stato per lei, sarebbe rimasta ore in quella posizione. Purtroppo però Daniel la lasciò, <<tu rimani qua e non esci! Sei in punizione!>> camminò verso la porta, poi si voltò <<se esci ti sculaccio>> le fece l'occhiolino e chiuse la porta dietro di se.
Aveva sentito bene? Non poteva crederci! Chiaramente uscì dopo pochi secondi, Daniel era fuori dalla porta che l'aspettava, alzò gli occhi al cielo, <<lo sapevo>>.
La riprese ancora di peso e la riportò in camera, chiuse la porta, la lanciò sul letto.
La guardò come si guarda una donna: <<Ora si fa sul serio!>>
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Il profumo dell'innocenza
Roman d'amourCosa faresti se ti innamorassi di un uomo che ha nelle vene il tuo stesso sangue?