1. Aula di musica

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"Quindi, per Aristotele la Metafisica, o filosofia prima, studia l'essere in quanto essere, la sostanza, le cause e i principi primi, Dio e la sostanza immobile, tra queste affermazioni la più importante è probabilmentela prima, in quanto significa che la filosofia prima non studia una particolare qualità dell'essere ma -" Il professor Ballini chiuse gli occhi sconsolato: la campanella dell'ultima ora doveva necessariamente guastare, sempre, la festa.-
Lisa si affrettò a rimettere le sue cose nell'ampio zaino blu.
Molti dei suoi compagni erano già usciti dall'aula e il professore si apprestava a spegnere il computer, avanzato fratello minore dell'affidabilissimo e caro registro cartaceo.
Lisa chiuse la zip, si alzò, e, dopo aver sistemato la sedia, si mosse verso la porta.
"Bagli, guarda che ti è caduta una penna."
Ballini la fermò e lei si girò educatamente, seguendo la direzione indicata dal dito del professore e notando la piccola ed elegante penna.
Imprecò tra i denti, tornò sui suoi passi e chinandosi prese il malefico oggetto.
"Grazie prof, arrivederci." Salutò garbatamente fiondandosi verso la porta. Neppure sentì la risposta del professore.
Stringeva tra le mani la maledetta penna a sfera che le aveva prestato la Montessoro alcune ore addietro. Era in ritardo e rischiava di perdere il pullman per tornare a casa, ma prima di lasciare l'istituto doveva ritrovare la professoressa d'italiano e restituirle il piccolo e freddo oggetto.
Si avvicinò a Carlo, il bidello che, con un occhio chiuso e la mano a reggersi la guancia, sonnecchiava stanco.
"Scusi," Lisa cercò l'attenzione dell'altro - sa dove posso trovare la professoressa Montessoro?"
L'addetto a qualcosa, Lisa non aveva mai ben capito cosa, alzò lo sguardo seccato.
"No." E tornò a oziare.
Lisa fece passare un secondo.
"Bene, sa almeno se è già uscita?"
L'altro grugnì. "No, signorina, ora mi lasci fare il mio lavoro."
Questa volta Carlo non si prese neppure la briga di guardarla in faccia.
Quale lavoro? Pensò lei.
"Va bene, se la vede potrebbe darle questa penna?"
La ragazza sperò in una risposta positiva che, puntualmente, non arrivò.
"Ma non vedi che sono impegnato?"
In realtà no.
"Certo, mi scusi, ha molto da fare veramente, allora andrò a cercarla, arrivederci e buon fine settimana anche a lei." Lisa si allontanò seccata, maledicendolo.
Preoccupata per il ritardo che stava accumulando, velocemente entrò in alcune classi completamente vuote, cercò anche nei bagni, negli stanzini, chiese ad altri professori, ma l'austera professoressa di Lettere sembrava essersi smaterializzata e intanto i minuti passavano.
Scese al piano terra con scarse speranze, eppure, mentre saltava le scale a tre a tre, sentì uno strano rumore raggiungerla.
Perplessa, si diresse verso esso, arrivando sino ad un ampia porta verde. Lesse il cartello a fianco: 'Aula di musica'
"Addirittura un'aula di musica, questa scuola non smetterà mai di stupirmi." Sentì il telefono vibrarle nella tasca, aprendo la porta, e prendendolo lesse velocemente il messaggio: "Ma dove sei? Siamo già partiti." Era la sua compagna di viaggio, Rebecca.
"Cazzo!" Esclamò prima di alzare lo sguardo.
"Signorina Bagli, ti sembra il modo?"
"Professoressa." Lisa si bloccò di colpo. La Montessoro reggeva tra le braccia quella che aveva tutta l'aria di essere una chitarra elettrica. Questa scuola non smetterà mai di stupirmi, sì. Avanzò verso la donna."Ero venuta a riportarle la penna." Tese una mano, porgendogliela. La Montessoro si alzò lentamente, come se non ci fosse nulla di strano in quella situazione, e appoggiò delicatamente lo strumento a un gambo della sedia. Prese la penna senza proferire verbo e la ripose nell'astuccio che si portava sempre appresso.
"Quindi lei... suona?" Lisa si maledì mentalmente per la stupidità della propria domanda. Adesso l'insegnante l'avrebbe uccisa, poco ma sicuro. Una morte lenta e atroce.
La Montessoro alzò un sopracciglio. "Così sembra."
"Bello."
L'insegnante tornò a sedersi e solo a quel punto Lisa si accorse che non erano sole. Vicino a lei, un ragazzo teneva in mano un violino. Osservando bene lo strumento, Lisa si accorse che il violino non era propriamente normale, anzi. Era completamente nero e lucido e la ragazza aveva unicamente visto violini color legno, ma questa non era la sola stranezza. Infatti il corpo non era completo, anzi, a tratti mancavano dei pezzi. Lisa si sentì in dovere di analizzare, seppur da lontano, lo strumento.
"C'è qualche problema?" Il ragazzo la guardava con un sorriso sarcastico a increspargli le labbra.
"No, scusa." Lisa spostò la sua attenzione su di lui.
Era più alto della Montessoro, i capelli ricci gli ricadevano morbidamente sulla fronte, una barba incolta nascondeva il rossore delle sue guance. Aveva una camicia in flanella a scacchi blu e rossa, dei jeans scoloriti e degli scarponcini gialli. A Lisa sembrava tanto un boscaiolo e sorrise al pensiero.
"Ah, sì." La Montessoro notò la danza di sguardi dei due. "Simone Rovere, Lisa Bagli." Li presentò velocemente.
Lui accennò un gesto con la testa e lei sorrise in risposta.
"Scusate, non volevo disturbarvi." Fece per andarsene.
"Puoi rimanere ad ascoltarci, se vuoi." La Montessoro si strinse nelle spalle.
Ci pensò su un attimo. "Va bene, grazie, tanto il pullman ormai l'ho perso." Si sedette di fronte a loro. "Sentiamo." Al massimo, sarebbe riuscita a estorcere un passaggio.

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