No one can ever replace you.

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«Let's go crazy crazy crazy till we see the sun,

I know we only met but let's pretend it's love

And never never never stop for anyone

Tonight let's get some, and live while we're young.

»

Ed ecco la mia bellissima sveglia, che suona.

Mi chiamo Selene, ho 17 anni, quasi 18 e vivo a Milano , in Italia.

Ero solitamente scorbutica appena sveglia, ma quella mattina era tutto diverso. Sarei partita per Londra.

La città più bella al mondo. Avrei realizzato uno dei miei due più grandi sogni.

Di certo il secondo non sarebbe mai accaduto; incontrare i miei idoli.

E quando mai?

Partire dall'Italia e stare quindici giorni a Londra non avrebbe di certo realizzato automaticamente anche quello di sogno.

Euforica mi alzai dal letto, mi levai il pigiama ed indossai un paio di pantaloncini con una maglietta, per poi allacciare le converse ed andare in bagno a lavarmi i denti e mettermi un filo di mascara.

Mi legai i capelli in una coda alta e, dopo aver ripreso la valigia, corsi al piano di sotto.

Ci avevo messo in tutto dieci minuti, il che era parecchio anormale, visto che di solito ci mettevo minimo mezz'ora per svegliarmi e prepararmi.

Solo la città dei miei sogni mi faceva quell'effetto.

Ero felicissima. Felice come non mai.

Arrivai in cucina e vidi mia mamma intenta a controllare di aver messo tutto nella sua valigia.

Dilettante.

Io avevo controllato tutto la sera prima.

“Selene già sveglia, di sua spontanea volontà, venti minuti prima di partite di casa? Devo preoccuparmi?” Domandò sarcastica.

“Buongiorno anche a te mammina cara” commentai con lo stesso tono di sarcasmo.

Rise e sorseggiò il suo caffè.

“Andiamo, ti prego? Sono ansiosa, sto per visitare la città dei miei sogni. Sto per andare a Londra. Ti rendi conto?”

“Si Sele, si! Abbiamo ancora dieci minuti prima di partire tanto!” Disse lei.

Non volevo aspettare. Volevo partire ed arrivare.

Il prima possibile.

Per passare il tempo decisi di prendere il telefono e fare un video "pre-viaggio".

Li facevo ad ogni vacanza. Riprendevo il momento prima di partire da casa, quello all'aereo porto di partenza e all'aereo porto d'arrivo.

“Faccio un video ora” esclamai, e lei annuì.

Mi sedetti su uno sgabello della cucina e feci partire il video.

“Sono le 5,50. Sono a casa e sto per andare a prendere l'aereo e partire per... Londra! Non potete capire. Ok, parlo da sola ma chissene frega! Sto per andare a Londra, la mia adorata città, quella che sogno fin da bambina e quella dove vivono i miei idoli, le mie ragioni di vita, che ovviamente non vedrò mai. Ma tornando a noi, non vedo l'ora di arrivare. Amo Londra e sono felicissima. No, felice non è abbastanza! Sono indescrivibile, ecco. Sono al settimo cielo, mi reggo a malapena in piedi. Qui c'è la mamma che fa colazione bella tranquilla” girai il telefono verso di lei e la inquadrai. Lei si coprì la faccia. “Lasciamo perdere. Fa colazione tranquilla mentre io sono qui che scalpito. Dobbiamo partire! Ora! Voglio partire! Voglio arrivare a Heatrow! Daje!”

Continuai a blaterare cose senza senso finché mia mamma non mi disse che era ora di andare.

Quasi mi scesero le lacrime di gioia.

“Dobbiamo andare. Aiuto. Non so contenermi. Piango. Aiuto ragà. Ci si vede al prossimo video.”

Io e mia mamma prendemmo le valigie, le mettemmo in macchina e partimmo dirette verso l'aereoporto.

Arrivammo dopo mezz'oretta circa.

Io ero agitata come non mai.

Arrivate all'aeroporto, parcheggiammo la macchina ed entrammo.

Facemmo il check-in e tutta quella roba li, per poi salire su quel fottuto aereo dopo una fottuta ora e mezza.

Alle 7 e qualcosa ci ritrovammo sedute in aereo ed io non riuscii a trattenermi.

Scoppiai finalmente in lacrime di gioia e ripresi il secondo video.

“Stiamo partendo. Sto per arrivare. Solo due ore e arriverò nella mia amata Londra. Quella che aspetto dai 17 anni in cui sono nata. Aiuto. Piango così tanto. Saluta ma'.”

Mia mamma fece 'ciao' con la manina ed io ripresi ad inquadrare me.

“Arriverò ad Heatrow tra un ora e cinquantacinque minuti. Capite? Heatrow. Londra. La città che aspetto da sempre.”

Sentimmo il comandante annunciare “allacciare le cinture di sicurezza, si parte tra tre...due...uno...”

Mi allacciai in fretta e furia la cintura e continuai con le lacrime.

“Stiamo partendo. Da adesso mancano ufficialmente due ore al mio sogno. Non posso realizzare quello dei miei idoli ma almeno realizzerò questo. A proposito di idoli, vi amo così tanto.”

Chiusi le riprese e mi asciugai le lacrime, per poi abbracciare felice mia madre.

“Sei contenta?”

“Sono superfelice.” Risposi, e lei sorrise.

“Meno male.”

Mia madre aveva fatto un sacrificio enorme per portarmi a Londra, e non solo per i soldi. Si era presa più di quindici giorni di ferie che il direttore dell'ufficio le aveva dato di malavoglia.

In quel momento mi reso conto di amarla davvero tanto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 29, 2013 ⏰

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