Camille

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Era passata una settimana dalla prima gara che avevo vinto, quella dove io e Francesco ci siamo tenuti per mano. Uscivamo insieme ed eravamo praticamente fidanzati. Una sera mi portò a cena fuori, in un ristorantino sul mare. Ordinammo un'aragosta, veramente buona. Quando ci venne servito il dolce, la ragazza guardò Francesco e fece cadere il vassoio con i nostri dolci. Arrivò un uomo pelato che ci disse
X- Siamo spiacenti signori, ora i vostri dolci arriveranno subito. Tu, rimbambita, che cosa ti è successo? Dovrei licenziarti-
L- Oh signore- intervenni- non ce ne è bisogno. Faremo a meno del dolce.-
X- O-ok.- e se ne andò stupito.
Intanto Francesco non aveva staccato gli occhi da quella cameriera.
L- Ehm... Fra... Francesco?-
F- Oh si scusa! Ehm...Arrivo un secondo.-
Si alzò e andò verso la cameriera.
Era rimasto quasi un'ora a parlare con la cameriera, così decisi di alzarmi, pagare e tornare a casa. Gli passai anche di fianco, gli dissi che me ne andavo, e lui mi disse
F- Lucrezia un secondo non vedi che sto parlando con Camille?!-
Camille? Chi è Camille? Uscii dal ristorante infuriata e mi diressi verso la spiaggia sotto il ristorante. Li vedevo dalla finestra, erano ancora insieme, abbracciati, lui aveva il braccio attorno alla sua vita e avevo la paura che potesse accadere qualcosa. Piansi li sulla spiaggia per un tempo interminabile, fino a che non iniziò a diluviare. Guardai l'orologio: 00.10. O mio Dio. Fortuna che era sabato. Mi allungai verso la finestra e li vidi. Ancora li a parlare. Ancora la insieme. Avevo addosso una felpa blu. La sua felpa blu. Me l'aveva data prima perché avevo freddo. Corsi verso il primo auto i che vidi e ci salii dentro. Com'era possibile che lui, la persona che credevo più importante della mia vita, mi ha lasciata li sulla spiaggia per due lunghissime ore. Stranamente arrivò la fermata di fronte a casa mia. Mamma era al lavoro e Martina da un'amica. Entrai in casa, chiusi la porta e corsi in camera mia. Ero tutta bagnata così mi feci una doccia. Mi misi poi una felpa bianca e i pantaloni del pigiama. Andai in cucina, presi la vaschetta di gelato che era rimasta dalla sera precedente, poi andai sul divano e me la divorai all'istante. Sentii suonare al campanello. Guardai dallo spioncino, Francesco. Andai in cucina per spegnere la luce e guardai l'ora: le 02.00. Solo due ore dopo si è accorto di me. Non gli aprii, lo lasciai sotto il portico per non so quanto tempo, poi sentii una macchina partire e capii che se ne era andato. Spensi la tv e mi addormentai in sala con una coperta di lana. Volevo dimenticare tutto. Io. Lui. Io e lui insieme. Lui. Lei. Insieme.

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