Je t'aime. Ma douce petite fée

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13 febbraio. Ore 20:30.

« Angleterre!».

« Cosa diavolo vuoi? Per quale motivo dovresti chiamarmi proprio a quest'ora?».

« Domani vengo a casa tua!».

« Di solito si dovrebbe dire: "domani posso venire a casa tua?"» sentenziò Inghilterra trattenendo di urlargli contro qualsiasi cosa.

« E per quale motivo? Ho deciso di venire e quindi vengo! Fatti trovare in casa».

« A-Aspe-» niente, Francia aveva già deciso di riagganciare il telefono.

Si ritrovò a sospirare intensamente, senza rendersi effettivamente conto del motivo di quella telefonata, per quale motivo aveva scelto come giorno proprio domani?

Era qualcosa a cui non poteva affatto porre alcuna risposta, né supposizione, i pensieri di Francia erano ambigui e incomprensibili per chiunque, nessuno riusciva a prevedere ciò che gli stesse passando per la testa.

Non se ne curò molto e decise di buttarsi a dormire, era ancora molto presto, ma le sue fate non parlavano, non erano lì a fargli compagnia come loro solito, erano davvero troppo silenziose.

Si addormentò quasi subito, dimenticandosi dell'autoinvito del giovane francese.

Sognò qualcosa quella sera.



"« Angleterre?» diceva Francia sorridendogli, un Francia molto giovane, di tanti anni fa, che credeva di aver sopito nella memoria « Quando cresceremo, resterai sempre con me vero?».

« Che intendi dire?».

« Che resteremo sempre una cosa sola!».

Annuì Inghilterra di tutta risposta.

E a quella frase gli allungava un piccolo e innocente garofano rosso, un fiore semplice, ma dalla sublime e delicata eleganza, una dolce fragranza che sapeva di commozione.

Lo stelo portava ancora il tepore delle sue dita, e i petali sembravano ricordargli il carattere forte e perverso di quel giovane.

« Perché non una delle tue classiche rose?».

« Questo fiore è particolare, quando crescerai capirai»."



Si risvegliò di prima mattinata, quel sogno strano lo aveva parecchio scosso, era qualcosa che non credeva di poter immaginare.

Perché poi sognare un Francia giovane, un bimbo biondo dagli occhi velati come il mare, così impetuosi e quieti da travolgere chiunque con un semplice e puro sguardo.

"Ah ma cosa vado a pensare in questi momenti?" si chiese scuotendo la testa.

Anche di mattina le fate erano zitte, non erano mai state così tanto tempo in silenzio, cosa era successo alle sue adorate fate?

Si alzò malvolentieri, massaggiandosi forte il collo, gettandosi tranquillamente sotto la doccia, una doccia gelida e rinfrescante, di quelle utili a risvegliare l'animo sopito e ancora appannato dal sonno della sera prima.

Eppure, sotto quel getto impetuoso, continuava a rimuginare istante dopo istante, su quello strano sogno.

Ricordava fin troppo bene il colore vivo di quel fiore, era così bello, e delicato, non credeva di poter pensare a qualcosa di simile in quei momenti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 14, 2016 ⏰

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