8 CAPITOLO- LE SORPRESE NON FINISCONO MAI

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Son stati esattamente sette giorni di lunga tortura, l'orale era alle porte bisognava impegnarsi o almeno quanto valeva per me, per gli altri l'importante sarebbe stato uscire da quelle scuola ma per me invece significava aprire le porte a un sogno accompagnata con fama e culto, sarebbe quella porta che mi avrebbe fatto diventare una persona più importante e meno insignificante di adesso. Non mi suscitava alcuna emozione non vedere la luce del sole o Marco, il mio unico interesse era quell'esame orale, se mi andava male ero completamente spacciata.In quel momento al negativo non ci pensai, non avevo fatto i conti su una possibilità di rifiuto per la borsa di studio.


Marco mi avrebbe accompagnato, tendomi fortuna e soprattutto calmarmi come solo lui sa fare, era un ragazzo davvero molto speciale.

Era appena un mese che ci frequentavamo ma mi sembrava di conoscerlo da un'eternità, non vedevo l'ora di finire lo stress della maturità e concentrarmi del tutto su di lui e sui suoi interessi.

Al telefono viaggiavamo molto con la fantasia, mi propose di fare un viaggio in Sardegna;l'idea mi allettava assai anche solo il pensiero di svegliarmi la mattina protetta dalle sue possenti braccia mi faceva impazzire sghignazzando e esaltando come una bambina. Lui faceva uscire il mio lato infantile, giusto per rendere l'idea di quanto una persona favolosa esso sia a sopportare una bipolare come me.


Il mio turno si avvicinava, le mie mano sudavano e le parole uscivano a tratti. Marco mi teneva accanto a sè accarezzandomi il braccio così da calmarmi,ma ciò non funzionava era solo una perdita di tempo sentivo di dover mollare tutto e andarmene via di lì, erano ragionamenti del genere che odiavo in me dovevo tirarmi su e affrontare la situazione rendendomi conto che nella vita mi sarebbero capitate cose ben peggiori di una cavolo di maturità.

"senti Marco, puoi anche andare non ce bisogno che tu resti per forza, ce la faccio anche da sola"

"ma non dirlo neanche per scherzo, io starò qua con te fino alla fine che ti piaccia o no,sono io il maschio e detto io le regole" disse sperando in una mia reazione più allegra, cosa che non ottenne; cercai di fare un sorriso giusto per accontentarlo " ma cazzo Eli, è più di due mesi che studi sta tesina, smettila di fare la pessimista tira fuori i cosiddetti che sicuramente hai e vai a esporre quell'esame al meglio che puoi, io credo in te. Lo giuro" mi disse guardandomi attentamente negli occhi soffermandosi con le braccia sulle mie spalle. Capii che aveva ragione, mi stavo rendendo solamente ridicola. Io potevo farcela.


"Marchesi Elisabetta"disse la professoressa di Chimica.

Ammetto che le parole dette da Marco abbiano un po' funzionato "dai vai, ricordati io credo in te Piccola" mi disse regalandomi un magnifico bacio sulle labbra, sapendo che ciò mi avrebbe fatto sentire di nuovo bene.


"bene, signorina Marchesi. I suoi scritti erano davvero uno dei migliori. Ma vediamo come se la cava con l'orale, qual'è il suo argomento?" mi chiese il commissario esterno, iniziai a balbettare dettando il mio argomento ma dopo avermi messo al mio agio inizia a pensare di stare nella mia cameretta e a ripetere la tesina come se la giuria fosse il mio comodino, poi iniziai a pensare alla danza a qualcosa di bello alla mia canzone preferita e ai 'Fun' cantando in testa le loro strofe.


Come previsto ciò funzionò alla grande, risposi a ognuna delle domande fatte e mi sentii molto soddisfatta anche se la maglietta poteva dichiararsi un rubinetto d'acqua.

Uscii dall'aula facendo smorfie di felicità e dirigendomi verso Marco ansioso di una risposta. Mi misi davanti a lui "ce lo fatta" dissi mettendo entrambe le mani davanti alla bocca, lui si girò aprendo le sue braccia stringendomi a sé " mamma sembrava che il tempo non passasse mai, allora com'è andata?" mi chiese prendendomi per mano e andando verso l'uscita "boh spero bene, ma grazie a te non è andata da schifo. Sei il mio principe salvatore".


Ero molto soddisfatta mi sentivo più sollevata e libera: basta più preoccupazioni e notti in bianco o almeno basta per un po'.


Fissai Marco mentre guidava la sua '500', ma senza dire una parola mi rimisi a guardare la strada sorridendo. Non potevo ancora credere che avessi una persona cosi speciale e buona al mio fianco, con lui sentivo di esser me stessa e sincera.

"perchè ridi?" chiese Marco dolcemente "ma nulla" gli risposi "ma guarda che puoi dirmi qualsiasi cosa ti passi per la mente" "ah okei, beh l'erba sembra verde, fa caldo e io devo togliermi questi jeans o potranno diventare la mia seconda pelle", presi dall'interno della borsa i miei short preferiti togliendo i jeans "ma sei seria?vuoi davvero cambiarti qui?" disse Marco distogliendo a scatti lo sguardo dalla strada soffermandosi sulle mie gambe "guarda la strada, che qui non ti perdi nulla" esclamai mettendomi i pantaloncini " ma smettila che sei fantastica, a volte mi piacerebbe che fossi solo tutta per me" lo guardai sforzando di ridere, non riuscivo a dare tutta me stessa ogni volta che fantasticavo sul fare l'amore con lui,il suo viso prendeva il posto di quella di Sergio. Quel bastardo mi ha rovinato la vita, non sapevo a chi dirlo, non sapevo se parlarne ad alta voce mi avrebbe fatto del bene o del male, avevo paura, paura di esse rifiutata da tutti, schifata o addirittura giudicata. Tante paranoie rigiravano della mia testa e questo mi portava ad avere paura con Marco, e se anche lui lo rifacesse?! la prima volta sono stata forte ma una seconda non basterebbe un semplice psicologo per aiutarmi.


Parcheggiò davanti al vialetto, di sua proprietà personale ormai afferrandomi la mano mi accompagnò all'ingresso "vuoi entrare o devi lavorare?" gli proposi "si dai entro". Aprii la porta: coriandoli e stelle filanti mi arrivarono in faccia, tante grida di 'auguri' udirono le mie orecchie, mamma, papà amici e parenti si unirono tutti a casa mia per festeggiare la fine dei miei esami "mamma mia, sono senza parole" dissi esaltandomi dalla gioia "è tutta opera di Marco,il tuo ragazzo non è solo sexy ma anche fantastico" disse la mamma, abbracciai marco ed entrai per salutare tutti. La festa andava perfettamente bene, Marco come al suo solito era socievole a parlava con tutti.


Alla porta si udii suonare il campanello, andai ad aprire aspettandomi zio Elio. Purtroppo i miei occhi ciò che hanno dovuto vedere era tutto pur che piacevole,mi trovai faccia a faccia Thomas con in mano un mazzo di rose rosse.Fui molto confusa e inaspettata della sua visita " ma tu cosa ci fai qui?" gli domandai "sorpresa" disse avvicinandosi alle mie labbra cercando di darmi un bacio, spostai la testa così da farmelo dare sulla guancia " ma che fine hai fatto? Son due mesi che non ti vedo e non ti sento, chi ti ha detto dove abito?" "ho ingaggiato un investigatore privato che ti potesse rintracciare, volevo trovarti. Mi mancavi" rispose sfiorandomi la guancia "un investigatore? Ma tu sei completamente malato. Devi andartene okei?Io non voglio vederti" gli dissi spingendolo via "piccola chi è alla porta?" disse marco camminando verso l'ingresso " cazzo,vattene" gli continuai a ripetere anche se però fu tutto inutile"chi è lui? No aspetta! io so chi sei tu sei Thomas Bersiglia, ma cosa ci fai qua?" ci fu un momento di silenzio imbarazzante, marco cercava di richiamare la mia attenzione "amore, Thomas era un paziente di dove facevo volontariato,era passato a ringraziarmi regalandomi le rose per il mio esame, la mamma è in contatto con lui avrà fatto la pettegola come al solito" "ah capisco" disse marco fiducioso delle mie parole, Thomas mi fissò di continuo nei suoi occhi leggevo che chiedeva delle risposte inconsapevole che non fosse l'unico, il suo sguardo traduceva in lui pura delusione. "vabbe entra pure dentro con noi, più siamo meglio è" chiese educatamente marco "no se ne stava andando" esclamai "si, me ne stavo andando" aggiunse Thomas, gettando le rose per terra evitando qualsiasi tipo di occhiata con me.


Mi sentivo una persona orribile non potrei negare che la sua visita mi ha fatto riprovare qualcosa di diverso perciò non potevo permetterlo non doveva più farsi vedere, io ero felice. 

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