Rituale

19 2 0
                                    

Ero in una stanza.
Su una sedia.
Davanti a me c'era... un'ombra.
"Che vuoi?"
"Io voglio solo quello che chiunque ha tranne me: piena libertà.
Vedi, Peter, per millenni sono stato a servizio di tante persone, finché Rascall non riuscì ad ottenermi.
Poi, un giorno, il caso volle che un comune ragazzino mi rubò da lui.
Dunque, non sapendo cosa fossi, si mise la sua rovina.
Siccome non aveva ancora una mente ben definita ma solo dei pensieri ancora confusi, riuscii a mano a mano ad influenzarlo, fin quando non riuscii a prendere pieno possesso di lui.
Ogni giorno che passava, lui diventava più forte.
Alla fine questo povero ragazzo diventò un mostro: neanche Rascall sapeva cosa fare.
Tuttavia, il caso decise che ne aveva abbastanza e fece perdere Frost, Blaze ed altre due spade, Wild e Thunder, a Rascall e agli altri Signori.
Indovina chi trovò le spade?
Quattro bambini, i quali, una volta cresciuti, riuscirono a sconfiggermi.
Facendo questo, iniziò a scorrere sangue puro, sangue adatto alla magia, nei loro discendenti.
E tu non sei altro che uno di essi."
"Ma... io cosa c'entro?" sembrava un sussurro, il mio.
"Be', tu sei la parte essenziale del piano: se il sangue di questo comune umano ed il tuo si toccano, io potrò avere piena autonomia; infatti il corpo diventerebbe mio, senza complicazioni come l'elmo.
Però, oltre al tuo sangue, devo ucciderti e seppellire il tuo corpo nel ghiaccio."
"Ma tu... sono io che comando, non tu!".
"Pensavo che avessi capito che questo è ancora da decidere..."
E così, dopo aver tirato fuori un lungo pugnale, il rituale iniziò.
Posò il coltello e iniziò a farlo strisciare nella carne.
"Non ti stai divertendo?" chise ridendo.
Vedendo la mia faccia tranquilla, lo infilò fino all'osso.
Lì si che urlai.
E, ovviamente, svenni.

Quando mi svegliai, ero su un drago.
Eravamo molto in alto.
Quasi caddi dallo spavento che presi
"Cosa... dove sono?"
"Tranquillo Peter, sono io, Dusky"
"Cos... che ci fai qui? Perché...?"
"Perché sono tornato normale? Erano talmente occupati a trovarti che nemmeno si accorsero che io stavo ritrovando poco alla volta me stesso.
Ora stiamo andando in un posto sicuro."
"Come ci sei riuscito?!"
"A far cosa?"
"A liberarmi ed a fuggire senza rimanerci secco?"
"Davvero non lo sai? Ti vedevo più intelligente: io non posso tornare nel mondo di sotto. Ma so pure che ce la farai, anche senza di me."
Finalmente capii: stava a poco a poco sparendo.
"Oh Dusky".
Piansi. Urlai.
"Ricorda: non ce la farai mai senza gli altri... Addio mio caro amico."

Mi risvegliai.
Ero nella stanza.
Mi liberai e corsi.
Finalmente trovai l'uscita e fuggii...
Era una vecchia casa in mezzo ad un bosco.
Soltanto ora mi resi conto della fame e della sete che avevo. Per prima cosa cercai un torrente.
Spesi ore alla ricerca di un ruscello, ma non trovai nulla.
Allora decisi di lasciar perdere e cacciai. Camminai per ore, ma non trovai nulla.
Ormai era la il crepuscolo, così decisi che ci avrei pensato il giorno dopo. Stavo per addormentarmi, quando un lupo enorme si avvicinò, spinto dalla fame, verso di me.
"Buono...buono bello..."
Cominciò a ringhiare... non so il perché, ma questo mi fece infuriare, tantoché urlai "ti ho fottutamente detto di star buono!".
Immediatamente il cane si sdraiò ed abbassò lo sguardo... non ancora soddisfatto, cominciai a tirargli calci e pugni, finché non mi tornò il senno e scoppiai a piangere.
"Scusa... non è colpa tua... ti prego, non morire pure tu".
Ma ormai stava per farlo... si vedeva che era terrorizzato.
Caritatevolmente, gli diedi tenere carezze sul muso.
"Ti prego, non pure tu"
"Vada a dormire, padrone, domani la aspetterà una giornata pesante... si ricordi di me... la prego, vada dai miei cuccioli... la mia compagna è morta e senza di me loro non resisteranno molto..."
Così mi fece vefere dove si trovavano: vicino ad un torrente, a poche centinaia di metri da dove mi ritrovavo ora.
"Certo... tutto quello che vuoi... mi puoi perdonare?"
"Sì...".
E così la vita del povero lupo finì.
Caddi a terra e cominciai un pianto disperato.
"Tutti quelli che ti si avvicinano muoiono" sussurrò lui.
Era l'Elmo.
Era qui vicino.
Lo vedevo in lontananza, sapevo che mi avrebbe raggiunto, ma non potevo arrendermi subito: Dusky era morto per me, quindi dovevo far in modo di sopravvivere.
Diedi una collalina con un dente di un animale che mi aveva regalato da piccolo mia madre,  e un piccolo augurio al lupo.
Stavo per andarmene, quando il lupo si alzò e ululò, chiamando a raccolta il proprio branco. Un grosso branco.
Vedendoli, capii finalmente cosa avrei dovuto fare.

L'inverno: Peter HowardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora