Inconsolable

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E guardi la gente innamorata senza sapere il perché.
O forse una risposta c’è.
Forse vorresti essere al loro posto, vorresti vivere un amore che ti toglie il fiato, che ti spezza e  ricompone.
Vorresti vivere un amore distruttivo, uno di quelli che ti fanno girare la testa.
Non riesci a descrivere la sensazione dentro lo stomaco che ti divora, probabilmente perché non ci sono parole adatte per descriverla.
E ti fissi su una coppia, e questa volta ti senti sempre più vuota.
Si amano, si baciano, si abbracciano.
Ed è tutto quello che vorresti, non è così?
Quello che provano l’uno verso l’altra puoi leggerglielo negli occhi, non servono sdolcinatezze e parole già fatte, per capirlo.
Vedi le loro mani intrecciarsi, i sorrisi che esplodono all’improvviso sulle loro labbra.
Allora, a questo punto, pensi:  Sono inconsolabile.
Abbassi la testa, confusa, ma poi decidi di rialzare lo sguardo.
Credi di riuscire ad andare avanti, e ne sei convinta, più convinta di tutte le altre volte. Però sai che  sono solo bugie, le tue. Il cuore non regge, lo senti sgretolarsi man mano, fino a diventare polvere che deve essere spazzata via.
“Sì, sono inconsolabile” ti ripeti, questa volta con più convinzione.
Ma proprio quando pensi che tutto va a puttane, i tuoi occhi incrociano per sbaglio quelli di altri, e senti il battito correre veloce.
“No” dici, distogliendo lo sguardo. “Non può essere” continui.
Nessuno può consolarti.
Nemmeno un paio di occhi qualunque.
E, goffamente, punti lo sguardo a terra, con le guance che ti vanno in fiamme.
Eppure la testa dice di guardarlo, anche se tu non vuoi.
Gli occhi ti pregano, le labbra si seccano.
Voltati, dice la coscienza.
Bugiarda, gli urli contro.
Poi, inaspettatamente, ti fai coraggio.
Lo guardi di nuovo.
Lui ricambia.
E il mondo sembra bloccarsi in quell’istante.
Che cosa stupida, pensi.
Ma forse tanto stupida non è.
Ti domandi quegli occhi verdi dove sono stati per tutto questo tempo.
Li osservi, incantata.
“Potrei nuotarci dentro” e, stavolta, lo pensi ad alta voce. Lui sorride appena.
“Dio” inizi ad urlare dentro di te, sconvolta. “E’ così bello”
Si avvicina, e tu ti senti morire.
Ti gratti le gambe dal nervoso, le graffi, ti lasci i segni. Ma non ti importa, non adesso.
Finge di guardare qualcos’altro, così fai un respiro di sollievo, convinta di essere salva.
No, non lo sei.
Il respiro ti si blocca, del resto come ogni parte del tuo corpo.
“Che cosa faccio ora?”
Un’idea, forse ce l’hai.
Prendi il cellulare, lo fissi, ci giochi.
“Che stupida” e quando lo dici, ti viene da ridere.
Una ragazza gli passa affianco, e tu la squadri, innervosita.

“Perché?”

Lui ci parla, tranquillo, ma intanto una tempesta si scatena dentro di te.
Il cellulare ti cade dalle mani, e i loro sguardi si puntano su di te.
Lo raccogli, stranita.
“Non lo conosci” sussurri.
Ti alzi con i capelli scompigliati, prendi la borsa che hai poggiato sulla panchina, fai un sospiro e te ne vai.

“E’ meglio così”

Guardi l’ora, ti mordi le labbra.
E’ ancora presto per tornare a casa.
Desideri tornare indietro, metterti di fronte a lui e baciarlo fino all’ultimo respiro.
Ma non puoi, e lo sai bene.
Fai un passo avanti, chiudi gli occhi.
Un profumo di tabacco ti avvolge.
Apri gli occhi, ma non realizzi.
I brividi ti vengono dappertutto, perdi l’uso della parola.
Sospiri per un’ultima volta.
Pensi di farcela, di riuscire a sostenere il suo sguardo.
Non è così.
Le fiamme  ti incorniciano il cuore, la bocca prova ad aprirsi per dire qualcosa.
Lui aspetta, anche se sa che non lo farai.
«Qual è il tuo nome?»

“Non sarà mai bello quanto il tuo”

Taci per il troppo imbarazzo, giri la testa.
Capisce, e si limita ad annuire.
«Harry»  si presenta, scompigliandosi i ricci.
Rigiri la testa, sorpresa.
“Ha detto il suo nome”  pensi ancora.
Rimani seria, non riesci ancora a riprenderti.
Occhi che si cercano, si trovano.
A quel punto le sue labbra piene prendono la forma di un sorriso sincero. Il cuore ti scoppia dentro.
Ti viene da ridere per l’ansia, però provi a trattenerti.
“Posso affondare nei tuoi occhi?”
Lui ti guarda ancora, come se per i suoi occhi non esistesse nient’altro.
«Sì, puoi»  risponde, e l’aria inizia a mancarti.
Hai  pensato ad alta voce.

“Stupida!”  urli di nuovo, dandoti uno schiaffo sulla fronte.

Riprende vicinanze, la sua bocca è così vicina che puoi perfino toccarla.
Affondi nel suo sguardo, ancora, e ti senti rinascere.
I suoi occhi sorridono, i tuoi anche.
E adesso, guardandolo, tutto quello  che ti viene in mente è solo una cosa.

Somigli tanto all’amore. 

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