Dieci.

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"Louis? Mi senti? Oddio. Oddio Louis, sei morto? Ecco lo sapevo. Ha smesso di parlare di nuovo."

Louis sbatte gli occhi un paio di volte e riprende a vedere nitida la realtà attorno a sé.

Lottie gli sta sventolando una mano davanti agli occhi e lo fissa incuriosita con quel suo paio di occhioni azzurri, dello stesso identico colore dei suoi.

"Che vuoi, Lotts, che c'è?"

"Io? Sei tu che stai fissando il vuoto da mezz'ora! Ti chiamavo e non rispondevi!"

"Oh, scusami, stavo pensando."

"A cosa?"

Al fatto che ieri sera ha baciato il ragazzo più bello del mondo.

Al fatto che quel momento è stato così perfetto e meraviglioso che ancora non riesce a credere che sia successo davvero. Che sia davvero un ricordo, e non uno dei suoi stupidi sogni.

"A niente."

Louis sorride e arruffa i capelli della sorella con un gesto rapido, e mentre lei protesta, il ragazzo si sposta saltellando fino alla porta, spalancandola e uscendo sul terrazzo, gli occhi chiusi e il viso rivolto verso la sottile lama di sole che illumina l'angolo del balcone.

E' felice.

Forse per la prima volta nella sua vita si sente completamente felice, come se non ci fosse niente che possa rovinare questo momento.

Harry lo aveva baciato. Cioè. Aveva risposto ai suoi baci. Aveva molto risposto ai suoi baci.

Ed ecco che Louis ricomincia a ripercorrere quei minuti con la mente. Tutti quei lunghissimi minuti che ha passato con le labbra su quelle del ragazzo dei suoi sogni, del ragazzo che in così poco tempo ha trasformato la sua vita completamente.

"Louis, te lo ricordi che oggi pomeriggio papà vuole che tu lo accompagni in fabbrica, vero?"

La testa di sua madre spunta dalla finestra aperta, che dà sul balcone del primo piano.

Louis sopprime uno sbuffo.

Dopo quello che era successo la sera prima perfino quella visita forzata alla fabbrica con suo padre non lo turba così tanto. Semplicemente, non gli importa niente. Avrebbe passato il pomeriggio a pensare ad Harry mentre suo padre avrebbe blaterato cose inutili sul suo lavoro, lanciandogli qualche frecciatina sulla mascolinità del lavoro in fabbrica, che era il vero lavoro degli uomini. Louis avrebbe annuito e avrebbe continuato a pensare ad Harry, alla sua bocca, alla sua lingua, a quanto è bello sentirsi le labbra bagnate dalla sua saliva.

"Sì, sì. Certo." Un altro sorriso. "Vuoi che ti aiuti a preparare il pranzo?" chiede.

"D'accordo, grazie! Come mai sei così allegro stamattina? Era da quando eri piccolo che non ti vedevo così entusiasta."

Louis fa spallucce e torna in casa, affiancandosi alla madre ai fornelli, dopo aver alzato il volume della radio mentre attraversava la stanza.

"Non c'è un motivo particolare." Dice, distrattamente.

E invece c'è eccome. Un solo meraviglioso motivo, con una cascata di riccioli scuri e due occhioni color smeraldo.

Louis si mette a ballonzolare mentre gira le verdure nella padella, e sente sua madre ridere di gusto mentre lo osserva, e sua sorella borbottare qualcosa come 'quanto vorrei che Fizzy fosse in casa per vedere quanto sei ridicolo'.

"Non credevo che fossi così eccitato dall'idea del lavoro in fabbrica..." commenta Johanna.

A Louis viene quasi da ridere.

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