Capitolo 29

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Annuisco nervosamente, quel contatto visivo mi aveva spiazzata. Usciamo velocemente di casa. Spero che nessuno si accorga della piccola e innocua visita di Sean.

-Ti piacerebbe fare un tatuaggio?
Mi si ghiaccia il sangue nelle vene. Brutta domanda, Sean.

-Non mi attraggono più di tanto, mi fa paura l'idea che una cosa debba rimanere indelebile per sempre

Sean si gira verso di me e riprende lo stesso contatto visivo di prima. Stavolta però lo sostengo e non abbasso lo sguardo.

-Sai non è un'affermazione del tutto errata, ma non pensi che sia affascinante il fatto che un qualcosa dopo tutto questo tempo appartenga solo a te e a nessun altro? Cioè, una cosa solo tua, che già sai che non se ne andrà più?

Non lo comprendo del tutto. Insomma, l'infinito mi spaventa così tanto. Quasi quanto gli aghi.
Nel frattempo camminiamo spediti tra stradine più o meno affollate.

-Et voilà, Tatooland

Sean indica il grande negozio color fluo apparso di fronte a noi.
Ha quasi smesso di piovere e il cielo si sta rischiarando.

-Ci avete messo una vita! Paul ha già cominciato con il tatuaggio

Lawrence, che ci ha accolti nel negozio, ci guarda sospettoso e ci indica la porta dove probabilmente questo Paul starà armeggiando tra colori e... aghi. Rabbrividisco nel sentire il rumore in lontananza di quell'odiosa macchinetta.
Law ha la solita birra in mano e ci aspetta sulla soglia dell'inferno, o meglio il mio inferno.

-Allora Soph?

Sean mi guarda e io faccio un grande sospiro prima di muovermi e sorpassare Lawrence per entrare nella tanto odiata camera. È tutto scuro, le pareti principalmente, e un paio di luci al neon illuminano una figura vestita di pelle nera piegata sopra il braccio di Ryan. Mi sforzo a non guardare la macchinetta e saluto Ryan.

-Ehi finalmente! Vi davamo per dispersi!

Ryan sembra sin troppo rilassato per essere puntellato da un ago.
Dovresti esserlo anche tu, Sophie. Smettila di comportarti da bambina di due anni. SMETTILA.

Sento Lawrence e Sean sedersi su una panca dietro di me, ma io rimango lì in piedi accanto a Paul. Ha dei capelli cortissimi neri e la faccia costellata di piercing. Dal suo braccio parte un lunghissimo tatuaggio che arriva chissà dove.

Non guardare. Non guardare.

I ragazzi chiacchierano allegramente,  come se una persona lì presente non venisse usata come puntaspilli.
Mi arrivano solo alcune parole: Ryan è fuori città questo pomeriggio, lo squalo sarà in bianco e nero.

-Soph puoi anche sederti se vuoi

Law parla dietro di me e, non chiedetemi il motivo, i miei occhi piombano sull'ago conficcato nella pelle di Ryan. Impallidisco all'istante.

Sto per vomitare, mi tremano le gambe.

-Soph?

Paul pulisce del sangue dal braccio di Ry. Oddio.
Non hai due anni

-Mi date un secondo?

La mia voce trema. Mi volto lentamente e mi dirigo verso la porta. Devo uscire di qui. Sono sulla soglia e, proprio quando sto per uscire dall'inferno, le gambe smettono di reggermi e cado miseramente.

-Sophie? Stai bene?

Lawrence e Sean sono balzati al mio fianco.

-Cristo sei pallida come un cencio. Ti porto fuori a prendere una boccata d'aria.

Lawrence mi raccoglie da terra e mi porta fuori, mentre Sean ci osserva uscire.

-Mi spieghi che succede?

Okay, vuota il sacco Sophie.

-Ehm ho tralasciato un piccolo particolare riguardo a... insomma... sono agofobica.

Lawrence mi guarda per un secondo sconcertato e poi sorride.

-Piccoletta potevi anche dirlo

Allarga le braccia e mi stringe affettuosamente.

-Tutto okay qui?

Sean si è affacciato dal negozio e ci guarda. O meglio guarda me. E io guardo lui.
SMETTILA

-Sì è tutto okay

Gli sorrido.
Mi sorride.

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